Lo Spirito Santo Maria Amato
Nel Vangelo di S. Giovanni Gesù parla ai discepoli per prepararli ad essere forti quando Lui non sarà più con loro. Parla loro dello Spirito Santo che colmerà il vuoto della Sua assenza e mette i discepoli di ogni epoca in grado di testimoniare e di agire anche al di là delle loro forze e capacità. La presenza annunciata è quella di Gesù, donata attraverso il suo Spirito. E’ una presenza diversa rispetto a quella a cui erano abituati i discepoli.
Credo che il Signore, che ci è venuto accanto donandoci Suo Figlio, non ci abbandona, non ci lascia soli e, attraverso il Suo Spirito, ci dà la sua forza. Tutto avviene attraverso lo Spirito Santo, che ci accompagna quotidianamente, ci illumina la strada e ci rivela Cristo Gesù. Gesù chiama lo Spirito Santo “Spirito di Verità”, perché è grazie ad esso che possiamo arrivare alla Verità di cui il Gesù ci parla, cioè attraverso l’azione dello Spirito la Parola arriva a noi.
La liturgia Maria Amato
Nel Vangelo di S. Luca si dice che Gesù entra nella propria città dove era cresciuto; durante la preghiera nella sinagoga sceglie di leggere un testo di Isaia per mettere in evidenza la situazione della gente di Galilea in quei tempi. Terminata la lettura, Gesù proclama l’avvenuta profezia definendosi Messia venuto per compierla.
Lui è venuto ad annunciare un messaggio di amore e di speranza.
La parola di Dio deve essere per noi fonte di speranza, deve toccarci e, quando ci raggiunge, dobbiamo mettere in pratica ciò che ha toccato il nostro cuore. L’oggi, scritto nel Vangelo, è il giorno della liberazione, il giorno in cui dobbiamo aprire i nostri cuori e il nostro dolore sarà sanato da Dio. Egli nella liturgia ci parla, si rivela a noi attraverso la Sua Parola, che noi dobbiamo vivere, portandola nel nostro quotidiano.
La Verità per comprendere la Parola di Dio Maria Franzese
Mio Dio, nella mia umiltà più profonda scrivo questo atto di fede nel brano di Vangelo scritto da S. Giovanni, in cui Tu ci prometti di venire a noi attraverso lo Spirito Santo. Questa Lectio divina ci porta nell’Ultima Cena, dove Gesù è con i suoi discepoli e ci rivela il Suo amore lavando i piedi ai dodici, per farci capire che chi vuol essere il più grande di tutti, dovrà farsi servo di tutti. Gesù promette ai Suoi lo Spirito Santo quale Consolatore, attraverso la presenza nell’intimo di ciascun discepolo che avrà creduto in Lui e avrà custodito i Suoi precetti, perché chi ama davvero osserva i comandamenti. In effetti se noi non amiamo di vero cuore non osserviamo i comandamenti e allora ci illudiamo di amare. L’amore esige l’obbedienza della fede. “Chi sceglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama”. Non dimentichiamo il paralitico di Betzata che per la sua fede viene guarito di sabato. La folla cominciò a perseguitarlo perché aveva chiesto la guarigione di sabato e Gesù disse davanti a tutti: “Mio Padre opera senza interruzione e così faccio io”. I suoi nemici volevano toglierlo di mezzo perché dava fastidio, perché operava in nome di Dio.
Tutto ciò che è scritto nella Bibbia è ispirato da Dio e quindi utile per capire la verità, per correggere gli errori e per educarci a vivere in modo giusto.
Tutti cercano la verità ma quale verità? Quella di Dio o dell’io? La Verità che Dio ci propone è una verità scomoda, impegnativa, coinvolgente e alcuni, anche se la trovano, fanno finta di non averla trovata, perché è molto più facile starsene adagiati nella propria pigrizia che cominciare a guardarsi intorno per aiutare gli altri a trovare una vita densa di significato.
Cristo è verità. Egli è venuto perché noi avessimo la vita e l’avessimo in abbondanza, una vita nel Suo amore trinitario (Cfr Gv.10,10). Tutto questo si raggiunge con il legame tra noi e lo Spirito Santo, che ci rivela la Parola di Dio. La conoscenza nello Spirito Santo non è di natura intellettuale ma sapienziale. E’ un affidarsi ciecamente, con semplicità alla Sua azione. Non si può opporre la superbia alla grazia che Dio ci vuole dare. Se apriremo il nostro cuore all’azione dello Spirito avremo quella gioia, quella pace, quella consolazione che viene solo dalla comunione con Dio.
Fuoco divino, fuoco d’amore, divampa nei nostri cuori, illumina le nostre menti, le nostre coscienze e la nostra vita con la Tua forza ispiratrice.
La liturgia, luogo privilegiato della Parola di Dio Santillo Mariella
I versetti 16-21 del cap. 4° del Vangelo di S. Luca ci presentano Gesù che si reca nella sinagoga di Nazareth per partecipare alla celebrazione. Si mette in piedi per fare la lettura e sceglie il testo di Isaia che parla di poveri, oppressi e ciechi. Nel testo di Isaia Gesù vi legge lo scopo della sua missione, che è quella di annunziare la buona notizia del Regno di Dio ai poveri, proclamare la liberazione ai prigionieri, ridare la vista ai ciechi, restituire la libertà agli oppressi e proclamare un anno di grazia che è il tempo del perdono che Dio accorda a quanti si avvicinano a Lui con sentimenti di povertà e umiltà. Tutti nella sinagoga ascoltano attentamente e Gesù continua dicendo: “Oggi si è adempiuta questa scrittura”, nel senso che tutte le promesse fatte si rendono attuali in Me che attualizzo la Parola di Dio. “Oggi” diventa il momento favorevole per la salvezza. Si può notare che questo brano ci porta al concetto di “Liturgia” quale luogo privilegiato dell’incontro del credente con la Parola di Dio, cioè con Gesù nella preghiera, o meglio quale luogo privilegiato in cui si manifesta l’azione di Dio che santifica gli uomini e l’azione degli uomini che rendono a Dio il culto dovuto.
Precisamente il termine “liturgia”, di origine greca, significa servizio in favore del popolo e da parte del popolo, servizio che non esiste da sé ma si è formato dal mistero pasquale di Cristo.
La liturgia è una specie di esercizio in grado di mettere in luce il primato di Dio. Infatti, criterio fondamentale della liturgia è orientamento a Dio per partecipare alla sua opera, che è l’insieme delle azioni storiche che ci portano alla salvezza culminante nella morte di Cristo. Per attuare il suo piano di salvezza Dio è sempre presente nelle azioni della celebrazione liturgica il cui primo scopo è la preghiera che è prima ascolto della Parola di Dio, poi risposta a ciò che ascoltiamo, cioè disposizione del cuore a conformarsi a ciò che ascoltiamo.
L’importanza della celebrazione liturgica poi, quale celebrazione della Parola di Dio implica che la liturgia della Parola sia seguita dalla liturgia sacramentale per cui si dice che la Messa è costituita da due parti: la liturgia della Parola e la liturgia eucaristica, l’una parte integrante l’altra.
Per nutrire la fede di noi credenti devono essere valorizzati i segni della Parola di Dio: il libro della Parola (Lezionario), la venerazione di cui la Parola di Dio è fatta oggetto (processione, candele, incenso), il luogo da cui viene annunziata (ambone), l’omelia del ministro che ne promulga la proclamazione, le risposte dell’assemblea (acclamazioni, litanie, confessione di fede, ecc.).
La celebrazione sacramentale a sua volta è intessuta di segni e simboli che esprimono la presenza santificante di Dio e la gratitudine dell’uomo verso il suo Creatore. Si tratta dei segni dell’alleanza con Dio e dei simboli delle opere compiute da Dio per il suo popolo. Tra questi segni liturgici si possono ricordare l’unzione e la consacrazione dei sacerdoti, l’imposizione delle mani, i sacrifici e soprattutto la Pasqua, cioè lo spezzare il pane e il condividere il calice. Affinché il mistero di Cristo celebrato nell’Eucaristia sia rivelato a tutte le genti, perché obbediscano alla fede, esso deve essere annunziato, celebrato e vissuto in tutte le culture. E’ chiaro che la diversità tra le varie culture non deve nuocere all’unità della Chiesa. Essa non può che esprimere nella fedeltà alla tradizione apostolica, ossia alla comunione nella fede e nei sacramenti ricevuti dagli Apostoli, comunione che è significata e garantita dalla successione apostolica.
Fondamentale poi è che ogni comunità cristiana, pur di diversa cultura, si formi non solo celebrando correttamente la liturgia ma soprattutto attraverso una consapevole e attiva partecipazione.
Al termine di ogni azione liturgica non dobbiamo solo chiederci se abbiamo fatto tutto ciò che è prescritto, dobbiamo piuttosto chiederci in che misura siamo riusciti a coinvolgerci e a coinvolgere in modo da essere segni dell’unità nell’unico Corpo di Cristo che è la Chiesa. Chiediamo allora al Buon Dio di aiutarci ad accogliere la Sua Parola e a servircene per santificarci e per insegnare anche agli altri a lodare, benedire e ringraziare Gesù.