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MAGGIO 2010

     

 

Ciao Cara S. Rifugio,

questa mail è emblematica di come la cultura che ci circonda cerca di farci assuefare al male e tenda a levarci le forze per perseguire il Bene. Soprattutto per chi una fede non ce l’ha.

                                                                                                             Barbara

 

L’effetto degli scandali nella psiche individuale e collettiva Claudio Risé

Tratto da Il Mattino di Napoli dell'8 marzo 2010

 

Che effetto ha sulla psiche individuale e collettiva l’enfasi data dai media alle storie di corruzione, e agli usi e costumi dei corrotti o supposti tali?

A giudicare da sogni e vissuti riferiti in psicoterapia parrebbe che trascrizioni di conversazioni senza scrupoli, ricostruzioni dettagliate di abitudini perverse e illegali generino soprattutto un vissuto depressivo. Le persone si sentono come accerchiate dal male, ed hanno l’impressione che non ci sia nulla da fare per cambiare la situazione.

Questa sensazione è generata sia dal ripetersi incessante di questo tipo di episodi, sia dal fatto che finora la maggior parte delle persone presentate inizialmente come colpevoli è stata poi assolta nei diversi livelli di giudizio. Ciò crea spaesamento e depressione un po’ in tutti. Sia in coloro che ritengono gli indiziati colpevoli, e dunque pensano che i giudici che li mandano assolti non rispettino la verità. Sia in chi crede invece al verdetto di innocenza (che spesso si aspetta fin dall’inizio della vicenda), e trae dall’accaduto il senso di una grande ingiustizia verso chi era stato accusato a torto, e verso il pubblico, indotto in ogni modo a credere nella colpevolezza.

Il diffondersi di questa sensazione depressiva, generata da un male ritenuto non arginabile, oppure artificialmente manipolato, ammala in modo profondo la coscienza collettiva. Tanto che uno dei fondatori della sociologia, Vilfredo Pareto, associava ad esso l’affermazione delle dittature, aiutate appunto dal senso di impotenza dei cittadini di fronte al male diffuso nello Stato e nella società.

Allora però (nei primi decenni del secolo scorso), il sistema delle comunicazioni ed i media erano estremamente arretrati e la loro influenza molto ristretta rispetto ad oggi. Da allora il megafono comunicativo è diventato molto più potente, ed anche l’effetto depressivo delle ripetute e martellanti denunce del male e della corruzione sociale è cresciuto. Tanto più che oggi anche nelle cronache di corruzione si manifesta l’effetto della «overdose di informazioni», tipico dell’attuale società della comunicazione, come non a caso è definita da tempo. Esso consiste nel fatto che le informazioni sono ormai troppo numerose e distribuite con eccessiva frequenza per poter essere assorbite in modo utile (come i dati sui movimenti dei terroristi che non vengono assimilati in tempo dai servizi di sicurezza).

A questo fenomeno generale non sfuggono le campagne mediatiche sulla corruzione: ormai esse sono talmente ampie, dettagliate e frequenti, da provocare appunto un’overdose, una sorta di reazione anafilattica. Nella quale la depressione e la rabbia moltiplica l’assuefazione cinica da un lato, e dall’altro atteggiamenti paranoidi, di linciaggio indiscriminato di colpevoli non ancora accertati (il Web è il teatro ideale per questi fenomeni, spesso impressionanti).

Che fare dunque visto che la corruzione è tragicamente diffusa e i cittadini hanno diritto di essere informati delle iniziative giudiziarie per combatterla?

Può essere intanto utile la diffusione della consapevolezza dei rischi sopra descritti. Il fascino dello scoop, della battaglia per il bene, ed anche l’irresistibile attrazione per la vita privata degli altri, specialmente se farcita di mascalzonate e doppiezze, devono essere mediati dal senso di responsabilità per il male che si va a propalare con informazioni morbose, o che violano la privacy prima che venga stabilita una colpevolezza.

Una maggiore serenità nel corpo sociale può valere il rischio di uno share più ridotto, o di qualche copia in meno.

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Ci saranno ancora i sacerdoti? (Tratto da Il Foglio del 23 febbraio 2010)

 

Quanti sacerdoti ci saranno in Europa tra quaranta, cinquant’anni?

A leggere i dati diffusi due giorni fa dal Vaticano e desunti dall’annuario pontificio 2010, ce ne saranno molto pochi. Un minimo storico che non può che preoccupare.

La “radiografia” della chiesa cattolica nel mondo – appunto l’annuario pontificio – è stata mostrata sabato a Benedetto XVI dal segretario di stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, e dal sostituto della stessa segreteria, monsignor Fernando Filoni. La cosa è stata resa nota da un comunicato della sala stampa vaticana dove si dicono molte cose. Anzitutto che i sacerdoti, sia diocesani che religiosi, nel periodo 2001-2008 sono sì aumentati progressivamente ma soltanto dell’uno per cento: dai 405.178 del 2000 si è arrivati ai 408.024 del 2007 e ai 409.166 del 2008. Insieme si spiega che cresce il numero dei seminaristi. E qui, oltre a rilevare che l’aumento è irrisorio (il numero è sempre lo stesso: uno per cento) si fa un quadro per continenti. E si dice che i candidati al sacerdozio crescono soprattutto in Africa (3,6 per cento), in Asia (4,4 per cento) e in Oceania (6,5 per cento), mentre l’Europa ha fatto registrare un calo del 4,3 per cento e l’America risulta stazionaria. Cosa significa tutto ciò? Che andando avanti nel tempo, quando i tanti sacerdoti europei che già oggi hanno più di 65 anni lasceranno, l’Europa si troverà sprovvista di preti e non potrà fare altro che “pescare” altrove. E’ fra trenta, quarant’anni che l’effetto di questa crisi vocazionale mostrerà tutti i suoi effetti. Recentemente è stata pubblicata una proiezione relativa all’Italia: nel 1978 i preti diocesani erano 41.627, nel 2006 soltanto 33.409, il 25 per cento in meno. Ancora più rilevante è il calo dei sacerdoti appartenenti a ordini religiosi, passati da 21.500 a 13.000, il 40 per cento in meno.

La crisi vocazionale europea è senz’altro ascrivibile a una generale secolarizzazione di tutto il continente. Giovanni Paolo II ha fatto molto per arginare questo fenomeno tanto che non in pochi si domandano dove sarebbe arrivata la chiesa se non ci fosse stato lui. Non per niente si deve senz’altro al suo grande pontificato il fatto che è la Polonia, prima dell’Italia e della Spagna, ad avere ancora oggi il maggior numero di sacerdoti e di seminaristi. Seppure il calo rispetto a venti, trent’anni fa, è netto: nel 1972 c’erano in Polonia 8.458 seminaristi, oggi ce ne sono 5.736. Nel 1972 c’erano in Italia 8.131 seminaristi, nel 2007 sono scesi a 5.791. Impressionante il calo della Spagna: nel 1972 di seminaristi ce n’erano 4.583, oggi ce ne sono 2.115. Tra i paesi europei il dato più negativo è quello irlandese: nel 1972 nella cattolica Irlanda c’erano 1.144 seminaristi. Oggi se ne contano soltanto 178.

Anche le principali diocesi europee mostrano dati allarmanti. Milano passa dai 250 seminaristi del 1989 ai 139 di oggi. Torino dai 52 del 1989 ai 19 di oggi. Parigi dagli 81 del 1989 ai 63 di oggi. A Praga nel 1989 c’erano 33 seminaristi, oggi che il regime comunista non c’è più ce ne sono nove. Varsavia è passata da 333 a 193. Cracovia da 395 a 136. L’unica eccezione positiva è Madrid: dai 150 del 1989 ai 191 di oggi.

La chiesa è un’istituzione sempre in movimento e nulla vieta che nel giro di pochi anni questo trend indiscutibilmente negativo cambi di segno. Un indizio (e una speranza per la chiesa) in questo senso viene dai movimenti ecclesiali o comunque dalle associazioni esterne alle diocesi.

 

 

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Parole di Gesù a Suor Faustina per la Festa della Divina Misericordia.

Fabrizio e Vanessa

“Figlia mia, parla a tutto il mondo della Mia inconcepibile Misericordia.

Desidero che la festa della Misericordia sia riparo e rifugio per tutte le anime

e specialmente per i poveri peccatori.

In quel giorno sono aperte le viscere della mia Misericordia,

riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Mia Misericordia. L'anima che si accosta alla confessione ed alla santa Comunione,

riceve il perdono totale delle colpe e delle pene.

In quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine.

Nessun’ anima abbia paura di accostarsi a Me, anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto.

La Mia Misericordia è talmente grande che nessuna mente, né umana, né angelica,

riuscirà a sviscerarla pur impegnandovisi per tutta l'eternità.

Tutto quello che esiste è uscito dalle viscere della Mia Misericordia.

Ogni anima nei Miei confronti rifletterà per tutta l'eternità

sul Mio amore e sulla Mia Misericordia.

La festa della Misericordia è uscita dalle mie viscere;

desidero che venga celebrata solennemente la prima domenica dopo Pasqua.

L'umanità non troverà pace finché non si rivolgerà alla sorgente della Mia Misericordia. (178)

               

Da "La Misericordia Divina nella Mia Anima - Diario della Santa Faustina Kowalska" Libreria Editrice Vaticana.

 

 

Chi mangia solo , si strozza.....

 

            Un sant'uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese:

            «Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno»

            Dio condusse il sant'uomo verso due porte. Ne aprì una e gli permise di guardare all'interno. C'era una grandissima tavola rotonda. Al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso. Il sant'uomo sentì l'acquolina in bocca. Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato. Avevano tutti l'aria affamata. Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia. Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po', ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio non potevano accostare il cibo alla bocca.

            Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.

            Dio disse: "Hai appena visto l'Inferno".

            Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l'aprì. La scena che l'uomo vide era identica alla precedente. C'era la grande tavola rotonda, il recipiente che gli fece venire l'acquolina. Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici. Questa volta, però, erano ben nutrite, felici e conversavano tra di loro sorridendo. Il sant'uomo disse a Dio :

            «Non capisco!»

            - E' semplice, - rispose Dio, - essi hanno imparato che il manico del cucchiaio troppo lungo, non consente  di nutrire se stessi....ma permette di nutrire il proprio vicino. Perciò' hanno imparato a nutrirsi gli uni con gli altri! Quelli dell'altra tavola, invece, non pensano che a loro stessi...

            Inferno e Paradiso sono uguali nella struttura...la differenza la portiamo dentro di noi!!!

            Mi permetto di aggiungere...

            "Sulla terra c'è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti ma non per soddisfare l'ingordigia di pochi. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo".

                                                                                                                     Mahatma Gandhi.

 

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Camminare nella luce della Verità. Iolanda Lo Monte

 

            Nella mia vita, vissuta costantemente nell’amore di Cristo, ho capito che per sentirsi felici, bisogna riconoscere nel profondo del nostro cuore il significato della Verità, non quella promessa dagli uomini, ma quella trasmessa da Dio fin dalla creazione del mondo.

            La felicità è serenità, speranza, coraggio. Ed è lo Spirito Santo che la irradia ogni giorno nel nostro cuore, con i suoi santi doni, per farci conoscere la Verità tutta intera, che non delude mai.

            La mia gioia è scoprire che quello che ho seminato nel sacrificio e nella Sua Parola, ha trasmesso nel cuore delle mie figlie frutti religiosi di Timor di Dio. Doni che si portano nella Verità che si chiama Amore e racchiudono in essi il mistero di Dio.

            Il credente è l’uomo della grande attesa e della grande speranza.

            Ogni giorno, in attesa della Sua venuta nella gloria, offriamo il Suo santo Corpo e il Suo prezioso Sangue nell’Eucaristia, per trovare il coraggio di restare servi fedeli e operosi.

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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