Perché sposarsi oggi fa così paura? di Maria Silvia Sacchi
(Ricerca a cura di Barbara)
Mentre aumentano sempre di più anche in Italia separazioni e divorzi - tanto che ci si presenta davanti al giudice persino diversi lustri dopo le nozze, quando ormai si dovrebbe essere abituati – continuano, infatti, in parallelo, a diminuire i matrimoni. L’ultimo dato dell’Istat è di ieri e dice che tra il 2009 e il 2010 nel nostro Paese sono stati celebrati quasi 30mila matrimoni in meno.
Vero, non è un fenomeno nuovo. Ma sta accelerando: nel 2008 i matrimoni erano 4,1 ogni mille abitanti, nel 2010 sono stati 3,6 ogni mille abitanti. Una caduta record. E il punto è che calano tutti i matrimoni: i primi, i secondi, quelli con i cittadini stranieri, quelli in Chiesa e quelli in Comune. Aumentano ancora, invece, le convivenze e i bambini nati fuori dal matrimonio.
Insomma, tutti parlano di “famiglia” ma la famiglia italiana, così come l’abbiamo conosciuta ed è stata intesa finora, cambia a un ritmo talmente veloce sul quale è necessario fermarsi.
Dunque, perché ci si sposa sempre meno?
Tra le ragioni c’è sicuramente la precarietà che contraddistingue la società moderna, in primo luogo la precarietà del lavoro che rende difficile fare programmi di lungo periodo. Secondo le rilevazioni Istat è disoccupato quasi un giovane su tre e secondo la Cgia di Mestre i precari sono quasi 4 milioni. ”Nei momenti di crisi i matrimoni risentono sempre un po’ della congiuntura negativa – conferma Linda Laura Sabbadini, direttore centrale dell’Istat -. Quello che i dati dicono, però, è che si tende a rimanere sempre più a lungo in famiglia e che, quando si esce, prima di sposarsi si va a convivere. Questo porta ad avere meno matrimoni e posticipati”.
Ma, forse, c’è qualcosa di più.
“In questa materia i fattori economici non sono mai decisivi”, sostiene, infatti, Paolo Moneta, docente di Diritto canonico all’Università di Pisa, presidente dell’Associazione canonistica italiana e avvocato della Rota Romana. E, allora? E, allora, il cambiamento è nel “valore” che si attribuisce al matrimonio: sempre più visto ”come un adempimento burocratico e non più invece come un atto comunitario di rilevanza sociale – prosegue Moneta -. Ciò che conta oggi è la propria individualità. Ci si fida della propria coscienza e si prendono impegni di conseguenza, cioé finché si ritiene di poterlo fare”.
Anche Maria Dossetti, che a lungo ha insegnato Diritto di famiglia all’Università Bicocca di Milano ed è autrice di diversi libri sul tema, segue questo filone di pensiero. “Penso che la ragione di fondo del calo dei matrimoni risieda nella cultura di questi ultimi 10-15 anni centrata sul benessere personale – dice la docente -. Oggi è molto di moda lo “stare bene” personale. In una cultura come questa, un atto come il matrimonio che costringe a confrontarsi e ad assumere obblighi nei confronti di altri, spaventa perché mette a rischio il proprio essere e il proprio benessere. Sposarsi implica un legame preso davanti alla società, davanti alla legge, con dei diritti e dei doveri. È un progetto che richiede impegno e qualche rinuncia all’inizio. Ma che, se si riesce ad andare oltre il proprio tornaconto immediato, è molto positivo. Purtroppo non c’è stata sufficiente educazione sul matrimonio, neanche da parte della Chiesa, per far comprendere che può essere l’occasione per stare meglio in due”.
“Il matrimonio – aggiunge Paolo Moneta – è una scelta personalissima che, al tempo stesso, mette in una rete sociale e familiare che serve da paracadute e dà solidità della relazione. Ma nel momento in cui questa dimensione comunitaria viene meno, anche la relazione personale si indebolisce”.
Paura dell’impegno, insomma, soprattutto se è “per tutta la vita”, in una società che, al contrario, sempre più insegue l’attimo, il cambiamento, il nuovo.
Ma, poi, possiamo davvero dirci felici?
Buon amico (Iolanda Lo Monte)
Signore, fammi buon amico di tutti.
Fa’ che la mia persona ispiri fiducia:
a chi soffre e si lamenta,
a chi cerca luce lontano da Te,
a chi vorrebbe confidarsi e non se ne sente capace.
Signore, aiutami perché non passi accanto a nessuno con il volto indifferente,
con il cuore chiuso, con il passo affrettato.
Signore, aiutami ad accorgermi subito:
di quelli che mi stanno accanto, di quelli che sono preoccupati;
di quelli che soffrono senza mostrarlo,
di quelli che si sentono isolati senza volerlo.
Signore, dammi una sensibilità che sappia andare incontro a chi soffre.
Signore, liberami dall’egoismo, perché ti possa servire,
perché ti possa amare, perché ti possa ascoltare in ogni fratello
che mi fai incontrare.
L’uomo immagine di Dio (Iolanda Lo Monte)
L’uomo immagine di Dio è stato creato per l’immortalità: il dolore, la morte sono conseguenze del peccato. Per l’incredulo la vita non è che una corsa veloce e inarrestabile verso la morte, la dissoluzione. Per il giusto, invece, è la nascita alla vita immortale, l’incontro con Cristo risorto, il ritorno alla casa del Padre.
La vita proiettata oltre la morte, alla conquista di una eternità felice, dà un significato nuovo, esaltante all’intera nostra esistenza. Alla sua luce sono provvisorie: la povertà, le prove; le sofferenze stesse acquistano un altro valore; la morte segna l’inizio di una comunione d’amore con Dio e con i fratelli, che non potrà più essere offuscata.
Ma crediamo realmente a questo messaggio di risurrezione e di immortalità?
Non viviamo forse una povera affermazione di fede, disincarnata dalla vita?
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PREGHIERA DEL DISCEPOLO Carolina
Chi sono io, Signore, per parlare del tuo Amore? Io non sono che una piccola cosa agli occhi dei miei genitori e ai tuoi occhi quasi un prodigio. Grazie a Te, Signore, che fin dalla nascita lo Spirito Santo mi ha illuminato e mi ha fatto capire cos’è il male: Disobbedire a te, mio Signore e ai genitori è male, e peggio sarebbe se non ascoltassi nel silenzio della notte la voce della mia coscienza!
Disobbedirti sarebbe autocondannarmi per sempre al male.
Preferirei morire, mio Signore, perché attraverso l’obbedienza si fa la volontà del Padre e il sacrificio di ogni giorno diventa preghiera incessante che sale a Dio, come profumo d’incenso.
Per questo mi accorgo che pur essendo piccola cosa, ogni bellezza del creato allieta il mio cuore. Grazie, mio Signore, che hai fatto in me la tua dimora.
LA CHIESA: SPIRITO E VITA Carolina
La Chiesa, Roccia del Dio vivente, altare del sacrificio di Gesù, che ogni giorno si rinnova e si dona, come cibo celeste ai suoi figli, battezzati alla Sorgente d’Acqua viva che sgorga dal Suo amabile Cuore, meta del viandante che cerca riposo, dell’infelice che cerca la pace.
Santa Chiesa vivente, che ci dona lo Spirito Santo, promesso da Gesù ai suoi discepoli, prima di salire al Padre: “Non rimarrete soli, vi manderò lo Spirito Santo”.
Ed ecco il giorno di Pentecoste: Pietro e gli altri Apostoli si trovavano riuniti insieme a pregare. Apparvero come lingue di fuoco e si posarono su ciascuno di loro. Tutti furono presi da timore e, colmati di Spirito Santo, andarono nel piazzale del tempio ad annunziare, senza timore, che quel Gesù che loro avevano condannato, appendendolo alla croce, era risorto e solo nel suo battesimo avrebbero trovato perdono e salvezza. Ognuno li udiva parlare nella propria lingua natia. Stupiti dal prodigio divino si pentirono e chiesero di essere battezzati e quel giorno alla Chiesa nascente si unirono più di tremila persone!
Ecco, la Chiesa nasce sulla roccia di Cristo e per mezzo di Pietro riceve Spirito e vita.
Grazie alla presenza dei sacerdoti di Gesù che, con devozione e impegno portano avanti la grande missione di ministri di Dio e compiono ogni giorno sull’altare il miracolo del pane e del vino, che si transustanziano nel Corpo e nel Sangue di Gesù e alimentano il popolo di Dio in attesa della risurrezione. Grazie, Gesù!