Basta una goccia d’amore Iolanda Lo Monte
La vita è la cosa più bella che si possa avere, è il dono più grande che il Signore ci ha fatto, è il bene più prezioso che abbiamo ricevuto, ma non ci appartiene, non è nostra, appartiene a Dio, tutto ciò che abbiamo appartiene a Dio, tutto ciò che siamo lo dobbiamo a Lui.
A volte della vita si rimane delusi oppure la si disprezza, si spreca, si butta al vento o si vive pensando solo al proprio piacere e si desidera sempre chissà cosa, ci si aspetta sempre e tutto e troppo dagli altri. Si è spesso portati a pensare cosa gli altri possono fare per noi ma, forse, mai cosa noi possiamo fare per loro.
Anche se fossimo le persone più povere, più sole, più sfortunate, più incolte, avremmo, se solo lo volessimo davvero, veramente tanto da donare ad ognuno, anche alla persona più triste e più scoraggiata, se solo donassimo un sorriso, offrissimo comprensione, accoglienza, disponibilità, avremmo reso utile la nostra vita.
Per fare tutto ciò non c’è bisogno di nulla, solo, alla base di tutto, è indispensabile una goccia d’amore. La vita è un’opportunità che ci viene offerta una sola volta e non dovrebbe essere nient’altro che un cammino verso la luce, quella Luce meravigliosa che è Gesù e che dovrebbe splendere nel nostro cuore finché siamo qui accogliendo ogni cosa con gioia e amore, perché tutto viene da Lui e ogni evento, per bello o brutto che ci possa apparire, non è altro che un immenso dono che riceviamo dalla mano di Dio, un Dio che è solo Amore e Misericordia.
La Misericordia
riscalda il cuore
e lo rende sensibile
alle necessità
dei fratelli
con la condivisione
e la partecipazione.
Lasciamoci provocare
dalle parole
e dai gesti di Gesù,
accogliamo da Lui
una vita pienamente
umana, lieta,
di spendersi nell’amore.
Ma quando il Figlio dell’uomo tornerà, troverà la fede sulla terra? Iolanda Lo Monte
Insieme a Gesù forse anche noi, almeno una volta nella vita ce lo siamo chiesto:
“Come sarà il mondo nei prossimi decenni?
Le Chiese si svuoteranno?
I credenti torneranno ad essere minoranza?”
Domande lecite alle quali rispondere evitando vittimismo e rassegnazione, anzi, al contrario, accogliendo la sfida che questi tempi ci pongono e individuarne i segni.
Cambiano le condizioni, gli stili di vita e di azione e, insieme ad essi, cambia anche la religiosità, soprattutto quella delle nuove generazioni. Lo spazio e il tempo che in passato era dedicato all’esperienza religiosa tradizionale, oggi sembra sia sostituito da nuove forme di religiosità. Pensando alla generazione dei giovani, sembra emergere l’attrazione verso lo sport, verso un alibi, un’idea, uno stile di vita mutuato da personalità di spicco
Dove ci sono domande, allora, è possibile dare risposte. Su questa inquietudine bisogna far leva. Il cammino di fede dei giovani non si presenta più lineare come una volta ma è fatto di alti e bassi, abbandoni e ritorni. Di conseguenza tutti coloro che operano nella pastorale e a servizio di essa, ma anche chiunque abbia a cuore il futuro dei giovani, deve operare per intercettare le loro domande.
Questo, allora, è il punto da cui ripartire, perché la fede possa rinascere nel vissuto dei giovani e trasformarli dal di dentro.
Che fede è, infatti, se non incide nella vita e non ne orienta le scelte?
E forse sta proprio qui la chiave perché, a sentir parlare i giovani di oggi, se proprio c’è una parola che non collima con la loro fede è “abitudine”.
C’è da sperare, allora, anche se certamente non si potrà ritornare al tempo passato. Ma forse è meglio così, nella consapevolezza che i giovani credono ancora, tocca agli adulti individuare nuove strade, per saper intercettare i loro bisogni e i loro desideri. Come prima? Poco importa, purché “abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza!”
Per l’anno prossimo vi auguro due cose:
Tutto e niente.
Tutto quello che vi rende felici
E niente che vi faccia soffrire.
Buon Anno