Il quarto Re Magio (Ricerca a cura di Pierluigi e Luciana)
Nei giorni in cui era imperatore Cesare Augusto ed Erode regnava a Gerusalemme, viveva nella città di Ecbatana, tra i monti della Persia, un saggio re di nome Artabano, dell’antica casta dei Magi che carpivano dalle stelle i segreti del mondo. E quando in cielo apparve improvvisa la cometa fu il segno che aspettava da tempo: stava per nascere il Re dei Re.
Artabano e altri tre Magi si diedero appuntamento a Babilonia per proseguire il viaggio assieme. E come dono da offrire portò con sé tre pietre preziose: uno zaffiro, un rubino e una perla.
Nel deserto, però, mentre si recava al luogo dell’incontro con Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, s’imbattè in un uomo vittima di un’aggressione. Artabano sa che fermandosi non potrà arrivare in tempo all’appuntamento con i Magi, ma la sua coscienza lo spinse ad avere pietà per quell’uomo, a prestargli assistenza e gli dona lo zaffiro perché possa pagarsi le cure.
I tre Magi, non vedendolo arrivare, partirono senza di lui. Ma Artabano non si abbattè e si rimise in cammino da solo, avendo come guida la stella.
Finalmente anche lui arrivò a Betlemme, dove era nato il Re Bambino, ma si trova coinvolto nella “strage degli innocenti”. Vicino a una casa in fiamme vide un enorme soldato che faceva roteare un bambino tenendolo per la gamba. Artabano diede il rubino al soldato perché riconsegnasse il bambino a sua madre. A causa di questo contrattempo perse la possibilità di incontrare il Messia, nel frattempo fuggito in Egitto con i genitori, Maria e Giuseppe.
Artabano non si perde d’animo e parte per l’Egitto, poi torna in Palestina. Ma del Messia nessuna traccia. Passano gli anni e un giorno incontra un vecchio saggio che gli racconta che colui che cercava non è un re, né un ricco signore, ma un uomo semplice che viveva in Galilea tra i poveri, gli ammalati, gli umili e girava di villaggio in villaggio predicando l’avvento del regno di Dio.
Artabano riprende la ricerca. Ormai è vecchio, sono passati 33 anni da quando intraprese il viaggio. Percorrendo la strada che da Gerico sale a Gerusalemme s’imbatte in alcuni mercanti di schiavi che stavano barattando la vendita di una fanciulla; decide così di spendere la sua ultima pietra preziosa per ridarle la libertà.
Proprio in quella città, quando meno se l’aspetta, gli riappare la stella che lo guida verso il Golgota dove sulla croce c’è un uomo morente e sopra il capo coronato di spine un cartiglio con scritto “Gesù, il Nazareno, re dei giudei”. Finalmente aveva trovato il Re del Cielo disceso in terra a Betlemme.
Artabano si ritrova impotente e senza nulla da offrire al “suo” re. Pensava di aver
fallito la sua missione, ma la più giovane delle donne che piangevano sotto la croce, Maria Maddalena, gli si avvicinò: «Tu non hai fallito, tu sei stato il primo a conoscere il
Signore e per tutta la tua vita lo hai adorato e servito,
quando hai portato aiuto a coloro che hai incontrato sul tuo cammino. Il Signore Gesù, che hai cercato per trentatré anni ha sempre sostenuto che “ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”».
Ad Artabano non restò che piangere il suo re ritrovato morto, poi sì unì ai pochi che accompagnarono il corpo del Signore nel sepolcro. Dei Magi era il quarto re che
incontrava il Messia, ma fu il primo a diventare cristiano.
Tre minuti per rientrare in se stessi Iolanda Lo Monte
Il silenzio può essere qualcosa di spaventoso, quel tipo di silenzio, ad esempio, che ho visto in alcuni monasteri, dove i fratelli più anziani evitano di parlare perché non hanno più nulla da dirsi, o il silenzio del marito che si tiene dentro qualcosa e, quando gli si parla continua a rimuginare tra sé, o il silenzio dell’amica che tace dopo una lite e non reagisce più, sebbene abbia una gran voglia di una parola di chiarimento …
Questo silenzio è gelido, è spaventoso.
Esiste però anche un altro tipo di silenzio che è meraviglioso, lo si potrebbe chiamare un silenzio caloroso, un silenzio che permette una pace interiore in cui si tornano ad udire i propri pensieri, in ascolto nuovamente di se stessi. Questo silenzio lo possono praticare le persone stressate dal logorio della vita.
Posso immaginare quanto sia faticoso questo silenzio per i ragazzi: nel loro mondo gli uni sopraffanno gli altri gridando più forte, infatti non c’è limite allo stimolo a comunicare: grazie ai cellulari non si deve interrompere mai il flusso di parole e non solo ognuno può ricevere tutto, ma anche si è costretti a farlo.
E la televisione in cui viene messo a nudo ciò che di più intimo si ha, perché si parla fino a diventare lo zimbello del pubblico, tutto fuor di tacere, sembra di morire se non si tira continuamente fuori tutto … E’ come se nel silenzio si cessasse di esistere.
Predestinazione Iolanda Lo Monte
Quando si parla dell’onniscienza di Dio, della sua capacità infinita di conoscere non solo tutto ciò che è accaduto ma anche ciò che accadrà, spesso ci si imbatte in questa obiezione. Ma se Dio conosce il nostro futuro, il nostro destino è già segnato e se c’è questa predestinazione allora non siamo veramente liberi.
Non sempre è facile far comprendere che pre-conoscere non è predestinazione, che la conoscenza delle cose non implica automaticamente una predestinazione delle stesse. Non si tratta di un già deciso, perché non c’è nessun già per noi che abbiamo ancora un futuro che possiamo orientare autonomamente.
E’ Dio che, essendo fuori dal tempo, è in una condizione privilegiata di osservazione, ma la sua semplice osservazione non determina, non predestina.
Per ben capire occorre fare questo esempio: immaginiamo che un veicolo guidato da un uomo, stia percorrendo una tortuosa strada di montagna; ad un certo punto la vettura affronta, ad alta velocità, una curva dietro la quale è caduta una frana; l’autista non decelera perché dalla sua visuale non riesce a vedere la frana, quindi non sa del pericolo. Immaginiamo ora che un’altra persona in una zona poco distante, riesce dalla sua visuale a vedere sia la vettura in corsa, sia il tratto di strada con la frana. Cosa dirà costui?
La metafora è chiara: il conducente è l’uomo, per ogni uomo la strada è il tempo che egli percorre vivendo e l’osservatore dalla visione privilegiata è Dio che, essendo fuori dal tempo, vede il passato, il presente e il futuro.
2017 Anno nuovo Iolanda Lo Monte
Un anno nuovo comincia e l’uomo scruta l’orizzonte per scorgere in anticipo quello che accadrà …
Davanti al tempo, Signore, avverto tutta la mia fragilità e il mio smarrimento. Non posso sapere con certezza quello che accadrà da qua a poche ore e come posso pretendere di conoscere le sorprese che mi attendono dietro l’angolo? E come posso riconoscere ciò che sta nel cuore di questi mesi?
E tuttavia, Signore, anche se televisione e giornali continuano a scrivere valanghe di sciagure, di notizie sconfortanti, di previsioni nere, io non voglio lasciarmi vincere dall’ansia e dallo scoraggiamento, dal pessimismo o dalla tensione. No, Signore, io vado incontro a questo nuovo anno con fiducia e con speranza; e sai perché? Perché qualunque cosa accadrà, ne sono certa, Tu sarai con me, Signore!
Raccomadiamoci a Dio ed Egli ci farà capire quello che è necessario fare. Forse le spine ci saranno, ma con le spine maturano le cose di Dio. Abbandoniamoci nelle mani di Dio, specie nei momenti in cui si vede tutto nero. A Dio nulla è impossibile. Affidiamo ogni cosa a Lui, però da parte nostra procuriamo di non dormire e di prendere le giuste decisioni. La speranza aumenta per chi ha fiducia in Dio.
A Dio la gloria, a noi l’impegno di lavorare solo per la sua gloria sua e della Madre celeste. Abbiamo la sua grazia, l’abbondanza della sua misericordia, il tesoro della sua confidenza, l’immenso amore che previene i nostri bisogni e noi che conto ne facciamo?
Tutto passa quaggiù e tutto è nulla se si pensa ai beni della vita eterna.
PENSIERI DI LUCIANA CANEPA
Fantasie di un’anziana signora
L’acqua scende dal cielo e corre verso il mare, prima però ha bagnato la rosa del mio davanzale.
Solo io sto ferma e non nasce più nessun fiore e con la fantasia volo lontano,
ed è così che, lassù in alto, oltre la nebbia, trovo il vento di tramontana.
Inverno
E’ arrivato l’inverno …
Per noi anziani è poco meno che l’inferno:
Freddo, pioggia, influenza
Danneggiano la salute di tanta gente.
Ma a noi, il passar degli anni ha insegnato che
se piove al mattino può essere sereno alla sera …
E allora armiamoci di santa pazienza aspettando la primavera.
La donna e la speranza
Quando la donna, dopo la fine della seconda guerra mondiale cercava di dire la sua nelle conversazioni maschili, c’era subito qualcuno che diceva: “Tu che vuoi? Vai a fare la calzetta”, lavoro che erano le nonne a fare, vuoi per economia, vuoi come passatempo. Mai e poi mai si sarebbe sognata di intervenire. Ma … dopo l’esperienza passata nel conflitto, occupando anche posti di lavoro rimasti vacanti dagli uomini richiamati in guerra e la resistenza del 1943 contro i nazifascisti, aveva fatto capire che anche lei poteva contare. Così questa misteriosa persona che in un passato non poi così lontano, aveva subito soprusi anche dalle madri che, facendole apparire seconde in tutte le decisioni, lasciavano ai maschi più diritti, vuoi per l’istruzione, con la scusa che un domani avrebbero dovuto mantenere la famiglia. Così le poverette vedevano annegare i propri diritti e subivano l’oltraggio di sentirsi sempre inferiori.
Anche da sposate, con il marito, quasi sempre maschilista, le cose restavano senza sbocchi.
La donna, per quieto vivere ma soprattutto per il bene dei figli e per la mancanza di cultura e di lavoro, ha continuato per decenni a subire.
Poi pian piano sono nate associazioni femministe che hanno denunciato le ingiustizie e rivendicato i diritti.
Anche le vecchie madri hanno riconosciuto gli errori. La società si è evoluta. Nelle nuove generazioni la donna ha scoperto che anche a scuola è brava tanto da supertare anche i maschietti, che, purtroppo restano sempre primi nella violenza verso l’altro sesso.
Ma ci sono anche segni di speranza e speriamo che gli anni a venire potranno registrare altri progressi nella giusta direzione.
Cos’è il cielo?
Il cielo è un immensa specchio
dove tutti i cimiteri del mondo
riflettono le loro luci
che mai … chiamiamo stelle!
I capelli bianchi
Non voglio guardarle la mia testa, ha troppi capelli bianchi, è veramente stanca.
Stanchi sono i capelli che danzano sulle giacche e sui golfini … sembrano allegri nello svolazzare qua e là, alcuni fanno amicizia fra loro e si strizzano l’occhiolino come dire: stammi più vicino con un abbraccio vitale che a loro non fa certo male
Ma c’è un “ma”: la vecchia signora, stanca e disgustata, pensa di aprire la nuova giornata:
si arma di spazzolone e porta con rabbia la causa di quella stortura …
Grazie a quella giornata ventosa,
dal terrazzo libera al vento le sfrontate e incaute amiche … E domani?
Domani è un altro giorno, si vedrà!