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DICEMBRE 2016

     

La vita oltre la morte (Iolanda Lo Monte)

            La  commemorazione dei fedeli defunti ci aiuta a ricordare i nostri cari che ci hanno lasciato e tutte le anime in cammino verso la pienezza della vita. La visita ai cimiteri, che custodiscono i legami di affetto con chi ci ha amato in questa vita, ci ricorda che tutti camminiamo verso un’altra vita al di là della morte. La nostra speranza, infatti è di gioire alla presenza di Dio nell’eternità, secondo la promessa di Gesù ai suoi discepoli: “Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia”.

Qual è il senso cristiano della morte?

Se guardiamo ai momenti più dolorosi della nostra vita: quando abbiamo perso i genitori, un fratello, una sorella, un coniuge, un figlio, un amico ci accorgiamo che anche nel dramma della perdita, anche lacerati dal distacco, sale dal cuore la convinzione che non può essere tutto finito, che il bene dato e ricevuto non è stato inutile, c’è un istinto potente dentro di noi che ci dice che la nostra vita ha trovato la nostra risposta reale e affidabile nella risurrezione di Gesù Cristo. La risurrezione di Gesù non dà soltanto la certezza della vita oltre la morte ma illumina anche il mistero stesso della morte di ciascuno di noi. Se viviamo uniti a Gesù, fedeli a Lui, saremo capaci di affrontare con speranza e serenità anche il passaggio della morte. La Chiesa, infatti, prega. “Se ci rattrista la certezza di dover morire, ci consola la promessa dell’immortalità futura”. Una persona tende a morire come è vissuta. Se la mia vita è stata un cammino con il Signore, un cammino di fiducia nella sua immensa misericordia, sarò preparate ad accettare il momento ultimo della mia esistenza terrena, con il definitivo abbandono confidente nelle mani accoglienti di Dio, in attesa di contemplare faccia a faccia il suo volto.

 

Insegnamenti di Madre Speranza alle sue figlie (Iolanda Lo Monte)

“Senza una fede viva e soprannaturale è molto difficile la pratica della vera carità. Pertanto ogni religiosa veda in ogni consorella un’anima suggellata con l’immagine di Gesù e nobilitata con l’altissima dignità di sua sposa. Le suore formano una famiglia distinta e perciò debbono evitare nelle parole, modi, sentimenti, tutto ciò che è grossolano e volgare. Siano amabili nel tratto, compiacendosi mutuamente di quello che non sia offesa di Gesù, usando buone forme al chiedere o negare qualcosa, come nel comandare. La carità interpreta favorevolmente le azioni, le guarda con occhi semplici e retti, scusando l’intenzione quando non si può giustificare l’azione; se soffre disprezzi non mormora, non reagisce. Formando tutte le suore una Famiglia, si soccorrano  nelle necessità, si consolino nelle tristezze. Quando alcuna conosca di aver offesa, rattristata o mortificata un’altra, sia pronta a riparare, a darle soddisfazione completa, chiedendo umilmente perdono. Le suore evitino diligentemente i giudizi temerari, i sussurri, i pettegolezzi, giammai si deve ascoltare ciò che si dice contro il prossimo, molto meno quello che contro di esso si è udito, perché questo è seminare zizzania nel campo della religione, che deve essere campo di pace, di unione intima, di vero amore; vigilino le superiore con santo zelo contro questa peste della comunità”.

 

Lettera di un sacerdote in prigione nella Ex Iugoslavia (Iolanda Lo Monte)

                  Il mio carcere è triste, freddo e umido. La luce arriva da due inferriate applicate alla finestra: all’esterno croci piccole, all’interno a croci grandi; attraverso quelle croci di ferro io seguivo gli eventi della natura. In fin dei conti ero anche molto fortunato, perché quei lunghi mesi erano sempre soleggiati, anche se il sole lo vedevo sugli ipocastani della strada. Quando ero arrivato quegli alberi erano spogli, vuoti come la mia anima, nei giorni di pioggia versavano lacrime e piangevano con me; gocce limpide scendevano sui rami, dolcemente scorrevano lungo il tronco per poi scendere a terra. Gli ippocastani erano stati i primi ad annunciare la primavera. Sui loro rami spuntavano le gemme, che, come candeline, ai raggi del sole si illuminavano a vicenda, quindi si coprivano di grappoli di fiori bianchi e le foglie di un verde chiaro. Quelle gemme avevano un fascino straordinario quando, illuminate e scaldate dal sole, un po’ alla volta diventavano fiori, foglie e castagne selvatiche. Ma nella mia cella la primavera non arrivava, il sole lo desideravo tanto, ma non veniva a riscaldare la mia cella e la mia anima. Mai potei uscire per fare quattro passi, solo quando mi condussero fuori per il processo camminai sotto il sole. I muri di quella prigione avevano incatenato anche la mia giovinezza e la mia anima ed è per questo che desideravo ed avevo tanta sete di sole.

            Un giorno ero proprio triste, tanto che mi misi a piangere: pensavo a mia mamma e credevo che non l’avrei più vista, anzi avevo l’impressione che fosse morta e che non volessero dirmi la verità; tanta era la tristezza che sentivo e provavo un vero dolore fisico al petto e mi reputavo felice perché almeno potevo sfogarmi nel pianto.

            Ad un tratto vidi sul muro qualcosa che splendeva e si muoveva; mi stropicciai gli occhi umidi di pianto, pensando ad un effetto delle lacrime, ma poi, con mio grande stupore, vidi il sole. Il sole!  Per me era come se Dio fosse venuto a visitarmi!. Per un prigioniero un solo raggio di sole è come un sorriso di Dio che lo compensa di tutti i dolori.

Purtroppo il sole nella mia cella durò pochi giorni, ma almeno quei raggi di sole hanno riscaldato un po’, sotto tanti aspetti, la mia cella, hanno fatto luce nella mia anima, hanno riversato in me il balsamo del conforto: mi pareva che la stessa primavera fosse venuta a farmi visita, portandomi un po’ di sereno sul buio cammino della mia vita

 

Pensieri di Luciana Canepa

Inverno

            Sta per arrivare l’inverno, per noi anziani è poco meno dell’inferno: Freddo, influenza danneggiano la salute di tanta gente. Ma a noi il passar degli anni ha insegnato che se piove la mattino può essere sereno alla sera e … allora: Armiamoci di pazienza aspettando la primavera.

Da una cartolina – Campo di grano

            Tra le spighe dorate l’odore del pane, quel pane che vorremmo che tutti potessero avere.

Lo scorrere dell’acqua

            Il lieve mormorio dell’onda che scorre nel letto del fiume, dà un senso profondo dello scorrere della vita. Tutto passa, tutto lascia e tutto rompe: ecco il tempo.

            A che prò restare inerti quando l’acqua del fiume ci insegna che solo nel movimento è la vita? Un invito ci fa la natura che rinasce e follia sarebbe rifiutarne il suadente richiamo.

Ieri sera in televisione

            Benigni ci ha raccontato cos’è stata la Costituzione italiana quel 2 giugno di settant’anni fa. Io sono vecchia ma che dire di Benigni?

            Non puoi parlare, non puoi dire che è unico, no, non ti viene fuori niente, è troppo grande, è troppo umano quello che riesce a farti sentire, non lo puoi spiegare, meglio tenere dentro quello che t’è entrato, per non rovinare la maestria che quell’uomo vero ti ha regalato.

            Ecco la paura che riesci a captare: Quando ne nascerà un altro così? Io non  ci sarò più ma … la generazione che verrà potrebbe essere orfana di questa luminosa stella. Grazie, Benigni!.

La donna e la speranza

            Quando la donna dopo la fine della seconda guerra mondiale cercava di dire la sua nei discorsi maschili, c’era subito qualcuno che diceva. “Tu che vuoi? Vai a fare la calzetta”, lavoro riservato alle nonne, mai e poi mai si sarebbe sognata di poter intervenire. Ma dopo il conflitto, occupando anche posti lasciati dagli uomini richiamati in guerra e la Resistenza contro i nazifascisti, aveva fatto capire che anche la donna poteva contare. Così questa misteriosa persona, in passato aveva subito soprusi anche dalle madri che le facevano apparire seconde in tutte le decisioni familiari. Anche con i mariti, quasi sempre maschilisti, le restavano pochi sbocchi. La donna, per quieto vivere, per il bene dei figli e per mancanza di cultura ha continuato per decenni a subire. Poi, piano piano sono nate associazioni femministe che hanno denunciato i diritti e anche le vecchie madri hanno riconosciuto gli errori. La società si è evoluta. La donna ha scoperto che anche a scuola è brava tanto da superare anche i maschietti, che purtroppo restano sempre primi nella violenza verso l’altro sesso.       Speriamo che questo femminicidio finisca presto.

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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