Ricorrere a Maria Iolanda Lo Monte
In tutte le situazioni della nostra anima, in tutti gli slanci del nostro cuore, dobbiamo ricorrere alla Madre di Dio e Madre nostra, col devoto esercizio del Rosario. E se Lei, l’augusta Regina, per questa devozione ha sempre protetto la Chiesa, la società e quelli che, con fervore, la implorano, aiuterà anche noi e il nostro Paese, le nostre famiglie.
Non abbiamo propriamente infedeli da combattere ma abbiamo la decadenza incredibile del senso morale, abbiamo l’indifferenza religiosa, gli egoismi feroci che distruggono la nostra società. Rivolgiamo lo sguardo supplichevole e pieno di fede a Maria Santissima e, quotidianamente, imploriamo la sua grazia, la sua protezione, il suo preziosissimo aiuto; recitiamo devotamente il S. Rosario.
O Maria, chi ti vede ne resta confortato in tutti i suoi dolori, tribolazioni, pene e vince tutte le tentazioni. Chi non sa chi è Dio, ricorra a Te, o Maria! Chi teme di non trovare misericordia in Dio, ricorra a Te, o Maria! Chi non si conforma alla volontà di Dio, ricorra a Te, o Maria! Chi si sente mancare le forze, ricorra a Te che sei forza e potere.
Sacerdote di Cristo, chi sei tu? Iolanda Lo Monte
La tua vita è una continua agonia, il tuo cuore è sempre in pena, perché il figlio prodigo ancora non torna, l’anima tua è tante volte triste fino alla morte, perché a pochi passi dalla tua casa, dalla tua chiesa, Cristo viene di nuovo crocifisso; sei sempre pronto al perdono e a far festa per il figlio dissipatore che ritorna nella case del Padre; sei il buon pastore insonne che va in cerca della pecorella smarrita, il tuo cuore è sempre aperto come una bocca che nella tenebra grida ai prodighi sperduti; come il grido lacerante della mamma che chiama. Quando noi siamo distratti, tu ti raccogli nella solitudine, quando noi pecchiamo tu preghi ed espii, quando noi dormiamo tu vegli.
Chi sei tu dunque, o Sacerdote? Sei un uomo come noi, con le nostre stesse miserie e insieme sei potente come Dio, tanto da poter chiudere le porte dell’inferno e aprire quelle del cielo a tutti noi peccatori.
Adoratori di Dio tre volte santo Iolanda Lo Monte
Angeli tutti del Paradiso, voi potete assistere al trono dell’Altissimo, ma il Sacerdote è più fortunato di voi, perché porta Dio dove vuole; voi siete servitori possenti al comando di Dio, ma il Sacerdote fa Dio ubbidiente e servo si suoi comandi.
Diteci voi, almeno, o santi del cielo, diteci: chi è il Sacerdote?
Ci risponde S. Caterina da Siena: “Io baciavo il terreno dove un Sacerdote poneva il piede” Ci risponde S. Francesco d’Assisi: “Io mi ritenni indegno di essere insignito di una dignità così eccelsa e se avessi incontrato un angelo e un sacerdote, avrei prima salutato il Sacerdote”.
Diccelo almeno Tu, o Vergine Santissima! Tu hai generati Iddio e il Sacerdote genera lo stesso ogni giorno. Tu sei il rifugio dei peccatori, ma il Sacerdote ha il potere di rimettere i peccati … Oh Sacerdote, chi sei tu dunque? Non sei Dio, ma sei potente come Lui! O Dio, Tu hai creato il mondo e tu, o Sacerdote, crei sotto i tuoi occhi il Creatore del mondo. Tu, o Dio, generi eternamente il Verbo e tu, o Sacerdote, hai la potestà di farlo scendere sulla terra e di sacrificarlo.
Chi sei dunque, o Sacerdote? Dopo Dio, sei il Dio terreno, venuto dagli uomini non sei più come gli uomini, ma tutto in te è sacro.
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“ALLA DOLOROSA PROVVIDENZA” DI CARLO BETOCCHI”
Carlo Betocchi è stato uno dei maggiori poeti di ispirazione cristiana del ‘900. La sua arte è caratterizzata da un linguaggio diretto, soffuso di realismo ma bilanciato da una grande tensione morale (Betocchi tradusse, tra l’altro, le poesie di Santa Teresa del Bambin Gesù).
Alla dolorosa Provvidenza
Quando su noi la povertà distende
la mano scarna, e coi dolori inquieti
il quotidiano, piccolo bisogno,
se anche mi sento qual t’avessi in sogno,
o Iddio, pregato, sull’alba che splende,
entra e soccorri a’ miei mali segreti.
Quella che io amo, allora, e il mio figliuolo,
stan muti in casa, mi seguon con gli occhi;
se sembro lieto, ed essi non mi credono,
se rido e canto, il canto non ha suono;
se vo per casa, anche i vecchi balocchi
presi e lasciati, mi lasciano solo.
Ma tu che all’alba, o Padre del creato,
mi hai detto: – Figlio, avviati al lavoro –
Tu in cui confido pieno di speranza,
con passo cauto di stanza in stanza
sempre mi segui e se non altro a un duolo
sciogli, più grande, il mal che mi ha legato.
Pianger mi sento e in quel sentir più sale
l’anima al pianto mista co’ miei errori:
che se i miei mali numero, rinumero
insieme le mie colpe, e per ognuno
d’essi ne sorge una, una m’assale,
tante che dolgon come tanti cuori.
E forse l’albe infantili mie volgono
verso quest’alba più grande e severa
d’un’altra gioventù, non piena d’angeli,
umana, e sacra ai dolori di tanti
che, come me, sulla terra, hanno sera
prima che cali il giorno, o come vogliono
i Tuoi decreti, Provvidenza vera.
PREGHIAMO PERCHE’ SULLA TERRA NON MANCHINO MAI SANTI SACERDOTI CHE CI DONANO GESU’