I rimedi della nonna
LE PERE:Il frutto che combatte il colesterolo
Le pere come i fagioli contengono un tipo di fibra alimentare
molto efficace per abbassare il cole-sterolo. Si tratta della
lignina, una fibra insolubile che aiuta ad eliminare dall'organismo
il coleste-rolo in eccesso. La lignina si appiccica alle molecole
del colesterolo nell'intestino prima che venga-no assorbite e
passino nel sangue. Essa viene eliminata con le feci e porta con
sé il colesterolo. Que-sta fibra, inoltre, assorbe una
grande quantità di acqua, favorendone l'espulsione dall'apparato
dige-rente, il che previene stipsi ed emorroidi e riduce il rischio
di tumori al colon. Il contenuto di tale fibra in una pera è
di circa 4 gr. Bastano 2 pere per coprire il 32 % del fabbisogno
giornaliero.
Risparmiare minerali
La pera, inoltre fa bene alle ossa perché contiene il boro
che contribuisce ad irrobustire lo scheletro. I ricercatori hanno
scoperto che apportando boro, dopo la menopausa, è possibile
limitare le perdite di calcio, un effetto importante perché
le donne, in questa età, hanno un alto rischio di osteoporosi,
cioè il processo di demineralizzazione del tessuto osseo
Quel che fa bene alle ossa fa bene anche al cervello. Nei test
di memoria, quelli che hanno un basso livello di boro ottengono
punteggi più bassi, rispetto a quando avevano valori normali.
E' dimostrato che la prontezza della mente migliora dopo la somministrazione
di boro.
3 mg. al giorno bastano a prevenire la perdita di calcio e tenere
in forma la mente. Consumando almeno 5 porzioni al giorno di verdura
mista, comprese le pere, ci si assicura la giusta quantità
di questo elemento.
Qualche suggerimento
Non buttate la buccia. La maggior parte della fibra della pera
si trova proprio nella buccia.
Ricettario
RIGATONI CO' "LA PAJATA" (Ricetta di Ninetta Ceccacci
Mariani)
Ingredianti per 4 persone:
· Kg.1 e1/2 circa di pajata di manzo, tagliata a pezzi
di 25 cm, legato ciascuno a ciambella
· G. 400 di rigatoni rigati; g. 500 di pomodoro passato
· ½ bicchiere di vino bianco secco (possibilmente
dei Castelli Romani)
· olio, mezza cipolla, mezzo aglio, sale grosso, un chiodo
di garofano, pepe, pecorino grattugiato
Procedimento:
In un tegame fondo, pesante, si mette a scaldare l'olio, e, appena
caldo, ci si versano le rotelle di pajata, accompagnate da un
pugnetto di sale grosso, un chiodo di garofano, una spolverata
di pepe. Si lascia indorare a fuoco basso, mescolando spesso per
impedire che le rondelle "facciano crosta". Cioè
che si attacchino e si sbruciacchino. Quando è tutto ben
rosolato, si aggiunge mezza cipolla tagliata fine e mezzo aglio
schiacciato. Si fa rosolare ancora e poi si "sfuma"
con il vino (uno sfumare riferito all'evaporazione). E a questo
punto si copre il tegame, facendo andare a fuoco lento per un
quarto d'ora. Intanto si passa il pomodoro nel passaverdura, e
al momento giusto si aggiunge alla pajata, mescolando di quando
in quando con una cucchiaia di legno. Facendo attenzione a non
rompere le "ciambelle". Dopo un'oretta di cottura continua,
sempre a fuoco basso, e a tegame coperto, si saggia, "pizzicando"
con le dita, se la pajata è cotta. Se lo è, lasciamola
riposare in modo che assorba bene il sugo, e intanto facciamo
bollire l'acqua per la pasta. Acqua abbondante e appena salata.
Quando la pasta è cotta, al dente, si scola bene, e si
"ripassa" al fuoco, in un tegame dove si è versato
un po' di sugo della pajata. E si aggiunge una spolveratine di
pecorino grattugiato. Si rimescola ancora con una "ramina"
(schiumarola) e si "impiatta" in quattro scodelle calde.
Si lascia cadere sui piatti il rimanente pecorino e si aggiungono
due rotelle di pajata in ciascuna scodella