Pescespada a bagnomaria
Un piatto leggerissimo e delicato, adatto per qualsiasi dieta… anche in convalescenza!
Prendete delle fettine sottili di pescespada, calcolandone due a persona, e mettetele in una teglia rotonda bassa con un po’ d’olio, prezzemolo tritato e filetti sottilissimi di scorza d’arancia o di limone, da cui avrete asportato la “pappa”, la parte bianca: fatele cuocere ben coperte sopra una pentola d’acqua bollente e servitele ben calde con qualche spicchio dell’agrume utilizzato. Non dimenticate l’aggiunta di un po’ di sale, naturalmente; ma niente pepe, che guasterebbe tutto!
Il pescespada, pur essendo presente nei vari oceani anche in latitudini assai elevate come dimostra la sua surgelazione nei Paesi del nord-Europa, si avvicina alle coste e sale alla superficie all’epoca della riproduzione, tra aprile e giugno, preferibilmente nel Mediterraneo, attraversando lo Stretto di Messina, dove è tradizionalmente curata la sua pesca con adeguata attrezzatura: nelle barche apposite, munite di un alto palo, “la ‘ntinna”, un pescatore di vedetta avvista l’arrivo del pesce che, giunto a tiro, viene fiocinato con una lunga sta ferrata munita di uncino dal “lanzaturi”. E’ proprio a Messina si è specialisti nell’esaltare in svariate preparazioni la squisitezza di questo “aristocratico” pesce.
Uova pasquali colorate
Se volete apparecchiare un’allegra tavola pasquale o fare una bella sorpresa ai bambini con poca fatica e con pochissima spesa, ma con la soddisfazione di averla realizzata voi stessi, non c’è di meglio. Fate alcune uova sode: cuocetele in acqua di barbabietole o in brodo ristretto di spinaci per averle rosse o verdi, oppure coloratele dopo cotte con i colori alimentari che potete procurarvi in drogheria.
Impastate della farina con poca acqua, in modo da ottenere un pastone duro, facilmente plasmabile: allungate un po’ di pasta alla volta con le mani e formate piccoli ferri di cavallo, da mettere sotto ogni uovo perché si regga dritto. Con la rimanente pasta fate occhi, nasi bocche e cappellini vari per ricavare teste di pupazzi, oppure occhi e becchi per avere teste di pulcini, aggiungendo le crestine se volete trasformarli in galli e galline. Potete fare anche angioletti, mettendo sull’uovo una pallina come testa e attaccando le alette…
Attaccate sempre le guarnizioni di pasta ai gusci con bianco d’uovo sbattuto e passate qualche minuto nel forno le figurine.
Potete mettere le uova in un cestino sopra un po’ di paglia colorata, ma potete anche adoperarle come segnaposto a tavola. Si possono fare anche contenitori con lo stesso pastone, lasciandoli asciugare nel forno con le uova già collocate, a forma di cestelli, di cuori, di fiori.
In Sicilia, per Pasqua, i pani figurati con le uova sode – “pupi cu l’ova”.- vengono distribuiti per le strade in alcuni centri come Prizzi e Piana degli Albanesi: le uova sono sempre inseriti in numero dispari, a simbolo della Divinità Suprema, della Trinità o della Fecondità della Terra, e, quindi, della Resurrezione e della continuità della specie.
Rimedi della nonna
Il sorriso rende belli
(continua l’intervista alla dottoressa Renèe Sybel sull’importanza della pelle)
Il primo sistema per modellare il viso è il sorriso che meccanicamente fa risalire tutti i tratti del viso, grazie al lavoro del grande zigomatico detto anche muscolo del ridere; ci fa delimitare le narici, il che facilita la respirazione sino alla zona addominale e solleva la glottide con grande beneficio della voce.
Ma il sorriso autentico è il frutto di una vera vibrazione segreta, interna, che si esprime sul volto con un’espressione di gioia intensa e radiosa. Ci attira la simpatia altrui, e risolve spontaneamente molte situazioni delicate con la luminosità che conferisce ai nostri occhi. Il sorriso vero ci mette in uno stato d’animo di distensione, non solo del viso. Proviamo a sorridere anche ad un’ostilità, a un parente importuno, a un vicino, e irradieremo la nostra attitudine interna intorno a noi. Ricordiamoci che le cose vanno bene perché siamo sorridenti e allegri e non viceversa. Il sorriso autentico è non solo terapeutico, ma onnipotente, in quanto sorridendo assumiamo un’attitudine positiva di fronte ad ogni evenienza.
Inoltre sorridendo facciamo una bella economia di energia. Solo tredici muscoli lavorano, contro ottantasette quando invece facciamo il muso e l’espressione triste in cui predomina il lavoro del piccolo zigomatico o muscolo del pianto.
Guardiamo il viso del mimo: non invecchia mai perché si serve di tutto il volto nel modo più opportuno. E quale sensazione di distensione del viso esprimono la Gioconda e il riso interno di Budda!