NON GIUDICARE GLI ALTRI – NON TURBARE LA FEDE DEI FRATELLI (Sergio)
“ Accogliete chi è debole nella fede, senza criticare le sue opinioni. Uno, per esempio, crede di poter mangiare di tutto, invece un altro che è debole nella fede, mangia soltanto verdura. Se uno mangia di tutto, non disprezzi chi mangia soltanto determinati cibi e, d'altra parte, costui non condanni chi mangia di tutto, perché Dio ha accolto anche lui. Chi sei tu, per giudicare uno che non è tuo servitore? Che egli faccia bene il suo lavoro o no, riguarda il suo padrone. Ma lo farà bene, perché il Signore lo sostiene. C'è chi pensa che vi siano dei giorni più importanti degli altri, e c'è invece chi li considera tutti uguali. Ciò che importa è che ognuno agisca in piena convinzione. Chi dà importanza ad un giorno particolare, lo fa per onorare il Signore, e chi mangia qualsiasi cibo, lo fa per onorare il Signore; tant'è vero che rende grazie a Dio. Nessuno di noi infatti vive per se stesso o muore per se stesso. Perché se viviamo, viviamo per il Signore, e se moriamo, moriamo per il Signore. E così, sia che viviamo, sia che moriamo, apparteniamo al Signore. Cristo infatti è morto ed è tornato in vita per essere il Signore dei morti e dei vivi ……” (Rm 14,1-23)
Certo, S.Paolo si rivolgeva ai Romani del 1° secolo, a distanza, con questa lettera, pur non avendoli mai incontrati; e già all'epoca, saranno venute alle sue orecchie le critiche sistematiche che i Romani facevano verso quelli che si comportavano diversamente, sia nel mangiare che nel bere, come espressione della loro fede. E Paolo li esortava ad accogliere chi è debole nella fede, senza criticarne le opinioni sul mangiare, il bere o sull'importanza che si dava ai vari giorni.
Forse, all'epoca, erano queste le critiche che andavano per la maggiore! Rimane il fatto che ognuno criticasse il fratello che non pensava né si comportava alla stessa maniera.
E S.Paolo ammoniva: “ Ma tu, perché giudichi tuo fratello? E tu, perché disprezzi tuo fratello? Tutti dovremo presentarci di fronte a Dio, per essere giudicati da Lui …… Ognuno di noi dovrà quindi rendere conto di se stesso a Dio. Smettiamo quindi di giudicarci a vicenda ”.
Penso che d'ora in poi dovrò stare molto attento al mio comportamento che dovrà essere il più possibile gradevole al Signore, non agli uomini.
Dovrò amare il fratello in maniera incondizionata, senza critiche né (pre-)giudizi, aiutando colui che è debole nella fede.
Dovrò imprimere nel mio cuore la Volontà di Dio perché sarà a Lui soltanto che dovrò dare spiegazioni del mio comportamento. Che salvezza avrò se io, allineandomi alla cultura corrente della Società, perpetrassi delitti e misfatti alla luce di Dio.
Cosa Gli dirò: ma, così facevano tutti; non potevo contrastare il gruppo, gli amici… mi avrebbero escluso dalla loro amicizia; non avrei fatto tanti soldi…e poi, che i poveri si arrangino, che i malati soffrano, che gli emarginati, i carcerati etc rimangano tali a vita.
La Società odierna non premia questi ultimi, ma chi è ricco, bello, potente, senza scrupoli né rimorsi.
Dopo tanti secoli, quello che rimane vivo ed attuale è ancora questo ammonimento: “ Perché il regno di Dio non è fatto di questioni che riguardano il mangiare ed il bere, ma esso è giustizia, pace e gioia che viene dallo Spirito Santo. Chi serve Cristo in questo modo, piace a Dio, ed è stimato dagli uomini. Cerchiamo quindi ciò che contribuisce alla pace e ci fortifica insieme nella fede. Non distruggete l'opera di Dio per una questione di cibi.
Se le parole di S.Paolo sembrano anacronistiche, proviamo a sostituire le critiche (semplici) sul mangiare e sul bere con i nuovi contrasti che l'uomo intellettuale ha creato, una volta soddisfatti i bisogni elementari: diversità di ceto sociale, di opinioni politiche, di razzismo/classismo … E vedremo che le parole di S.Paolo sono più che mai attuali.