L'amore del prossimo – Vivere nella luce (Rm 13, 8-14) Sergio
“ Non abbiate alcun debito tra voi, salvo quello dell'amore vicendevole: perché chi ama il prossimo, ha ubbidito a tutta la legge di Dio . La legge dice: Ama il tuo prossimo come te stesso. In questo comandamento sono contenuti tutti gli altri, come: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare , non desiderare . Chi ama il suo prossimo , non gli fa del male . Quindi , chi ama, compie tutta la legge .
Voi sapete bene che viviamo in un momento particolare. E' tempo di svegliarsi , perché la nostra salvezza è ora più vicina di quando abbiamo cominciato a credere . La notte è avanzata , il giorno è vicino ! Buttiamo via le opere delle tenebre e prendiamo le armi della luce . Comportiamoci onestamente , come in pieno giorno: senza orge e ubriachezze, senza immoralità e vizi , senza litigi e invidie . Non vogliate soddisfare i cattivi desideri del vostro egoismo, ma piuttosto vivete uniti a Gesù Cristo , nostro Signore . ..”
Non avrei mai pensato che l'Amore vicendevole potesse essere considerato un debito tra noi. Invece S. Paolo lo afferma! Sono andato a cercare il significato di debito sul dizionario:
Debito = obbligo morale, dovere . Obbligo del debitore di adempiere una determinata prestazione a vantaggio del creditore. Debito d'onore: quello di gioco in quanto il creditore non ha azione e l'adempimento dell'obbligazione si fonda sulla parola dell'obbligato.
Paolo spiega che chi ama il prossimo ha ubbidito a tutta la legge di Dio che dice: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Penso a quanto sia difficile rispettare questo comandamento: io difficilmente riesco ad amare qualcuno come me stesso; forse riuscirò a farlo, in maniera discontinua ed imperfetta, con mia moglie e i miei figli; con qualche amico intimo; in via più allargata con qualche fratello di fede, con cui condivido momenti di fratellanza in Gesù. Ma se per il “ prossimo ” S. Paolo intende tutti gli altri, allora mi sento incapace di farlo perché oppresso da giudizi e preconcetti che mi bloccano. E' come se facessi una cernita, un rigido ragionamento sui motivi e sul merito che il “ prossimo ” possa essere oggetto del mio amore; chiaramente senza nulla chiedere in contraccambio.
Sicuramente questa mia anaffettività ha radici lontane nel tempo: forse dipende dal fatto che in adolescenza non mi sono sentito amato-accettato; io, ultimo di quattro figli alla fine della 2° guerra mondiale, in una situazione familiare di sofferenza/invalidità di mio padre e conseguenti sacrifici e stenti che mi ha accompagnato per lunghi anni. Già il fatto di vedere gente più giovane e fortunata che ha avuto più di me, mi lascia interdetto; mi piacerebbe quasi che potessero soffrire almeno un po' delle mie “disgrazie” per poterli sentire più vicini. A volte i giovani, pur avendo tutti i beni materiali dai genitori, non sono felici, e non si accontentano mai; non si rendono conto della situazione di favore che godono; anzi a volte si lamentano anche! Penso che nella vita tutto deve essere conquistato e meritato (sudato!) perché sia tenuto nella giusta considerazione e apprezzato.
Amare il prossimo come se stessi significa, che noi non potremmo più fare del male morale o materiale agli altri, perché ne soffriremmo in maniera viscerale. Nessuno si dà la zappa sui propri piedi; nessuno si confessa peccatore di tanti errori e misfatti; nessuno riesce a chiedere scusa all'altro, per le offese e/o i danni arrecati. Per noi stessi è tutto concesso, anche i “piccoli” peccati (gli altri li vedono invece come travi). Ci scusiamo, ci giudichiamo bravi, forti, furbi, onesti. Non come gli altri (che giudichiamo subito e male) che fanno le peggiori nefandezze, che noi intuiamo perché, in fin dei conti, siamo come loro ed immaginiamo ogni sorta di male. Proprio Dio ci ha fatti tutti uguali ed ai Suoi occhi siamo tutti uguali. Madre Speranza ci ha rivelato che Dio ama gli uomini, specialmente i più perversi, con tenerezza infinita, e li accoglie a braccia aperte se appena questi si pentono delle loro azioni. Quindi chi sono io per giudicare i fratelli, le loro azioni, i loro comportamenti? A ben pensarci, spesso i comportamenti che più mi fanno male, sono proprio quelli in cui difetto anch'io; solo che per me sono pronto a giustificarli /scusarli, mentre verso il “ prossimo ” sono inamovibile nel giudizio e nella condanna
Vivere nella luce : è l'esortazione che S. Paolo mi fa. Mi invita a vivere alla piena luce del sole o più esattamente alla Luce di Dio senza immoralità né vizi, senza litigi né insidie, senza soddisfare i cattivi desideri dell'egoismo; mi invita a vivere unito a Gesù Cristo.
Già le parole di S. Paolo mi mettono in crisi!. Ma c'è dell'altro: Gesù ci ha dato un comandamento nuovo: Amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi.
E qui, capite subito che la mia anima sprofonda nella vergogna, perché non solo è incapace di un amore terreno, ma è addirittura paralizzata di fronte all'esempio dell'Amore Misericordioso di Gesù, che si è immolato sulla Croce per me, per noi, per TUTTI gli uomini di ieri, di oggi e di domani, senza chiedere nulla in cambio. Certo, Gesù è figlio di Dio! Certo, Lui è amato dal Padre di un Amore Misericordioso!. Certo che Lui ha avuto un'infanzia felicissima. Certo è, che solo con il Suo aiuto, invocando lo Spirito Santo e chiedendo alla Madre Celeste di intercedere, riuscirò in questo comandamento. Allo scopo chiedo al Signore un “trapianto” di cuore: che mi tolga quello di pietra per innestarmi un pezzettino del Suo cuore, perché possa essere salvato da me stesso. Grazie Gesù . Sergio.