DOVERI VERSO L'AUTORITA (Rm 13 –1,7 ) (Sergio)
Lo scorso mese sono rimasto un po' scioccato dalle parole di S.Paolo che c'invitava ad una cieca obbedienza nei confronti delle autorità, perché queste ultime sono sempre selezionate da Dio.
Andando alla ricerca, ho trovato il libro di Maria Valtorta, intitolato “Lezioni sull'epistola di Paolo ai Romani”, ispirato direttamente dal Signore per una maggiore comprensione dei Vangeli, nel lontano 1948. Leggiamo cosa testualmente riporta il libro:
“… E la carità sia regola anche nei rapporti tra autorità e sudditi, siano autorità ecclesiastiche che autorità laiche. Nessuna di esse, per esser posta in alto, deve essere senza carità e giustizia.
Dio – perché è Dio che ha permesso che questo o quello raggiungesse un potere – non ha messo nessuno in alto perché sia tormento ai fratelli, ma per provare la giustizia e carità delle autorità e per punire coloro che non praticano giustizia e carità, credendosi stoltamente esenti da tali doveri perché posti in alto.
Essere in alto, essere “capi”, implica doveri di paternità oltre che di fratellanza, e chi vi manca è giudicato severamente da Dio, il quale li rende responsabili non soltanto della loro propria colpa di non carità e giustizia, ma anche delle reazioni che tali loro colpe provocano nei sudditi.
Colui che, perché è in alto, perseguita, cruccia e colpisce ingiustamente un umile, un suddito, sarà chiamato a rispondere a Dio degli scandali e degli sconforti e dei dubbi sulla giustizia e provvidenza divine che, inevitabilmente, sorgono nel cuore degli oppressi.
Dio non punisce e non punirà chi è punito ingiustamente dagli uomini che hanno una qualsiasi autorità; non lo punisce neppure se l'oppresso ha giustificate reazioni. Ma sarà inesorabile verso chi, con il suo modo di agire da prepotente, attenta allo spirito degli umili, vi suscita dubbi, ribellioni o altro.
E li punirà perché costoro colpiscono ancora Dio. Si . Dio, il quale non può essere privato di un figlio, o sentirsi mettere in dubbio da un figlio, per la libertà di male azioni dei “potenti”.
Infatti il colpito cosa pensa?” Ma Dio, che è onnipotente, perché non interviene? “Allora non è vero che la preghiera fidente ottiene aiuto da Dio?” Lo comprendono i “potenti” chi colpiscono, colpendo ingiustamente un suddito? Dio colpiscono. Dio che soffre con e in chi patisce ingiustizia. Dio è colpito ogni volta che si manca alla carità .
E la carità sia anche regola nei rapporti dei sudditi verso le autorità. Non le giudichino, lasciando a Dio il giudicarle. Non si ribellino loro, purché però i loro ordini non siano contrari alla religione ed alla morale, per la collettività, o ad un precedente ed immutato ordine divino, nel qual caso, a costo di patire martirio cruento o incruento, occorre prendere esempio dal Cristo che non si piegò ai disordinati voleri del Sinedrio e dei Farisei in genere, né a quelli di Erode……
…Salvo che i potenti , finché son tali – perché dall'oggi al domani una fossa o un movimento di popolo potrebbe umiliare a putridume e a nulla la loro potenza, di cui tanto erano orgogliosi, sino a farne strumento di tortura ai piccoli – salvo che i potenti non ordinino cose contrarie al volere di Dio, che è l'unico, vero, eterno, perfetto Potente, anzi Onnipotente – e di ciò chiunque, per in alto che sia , se ne dovrebbe ricordare per non cadere in molteplici peccati - e cose contrarie alla religione ed alla morale, salvo questi casi, vanno ubbiditi. Perché in tal caso, che ordinino cose lecite, essi servono a notificare gli ordini di bene che Dio per primo ha insegnato agli uomini .
La legge umana non colpisce forse quelli che già colpisce la legge divina? Dunque, e per sfuggire il castigo di Dio e quello degli uomini, e vivere nella giustizia e carità come devono vivere i figli di Dio per essere veramente tali e mantenersi tali? Occorre non fare il male, alcun male, né verso Dio né verso gli uomini; occorre non mancare alla legge della carità e non disubbidire alla voce della coscienza che Dio ha messo in ogni uomo, perché abbia una guida al bene.
In tal modo – non venendo meno alla legge della carità, della giustizia e della coscienza , ma soprattutto non mancando in alcun modo alla carità – darete a Dio culto ragionevole e raggiungerete la perfezione nell'osservanza della Legge, perché l'amore è il compimento della legge e chi vive nell'amore non cade nella concupiscenza della carne, in quella della mente e in quella dello spirito, e rimane nella Luce: in Dio; si identifica con il Cristo e con Lui dividerà il suo Regno ….”