PAOLO CI PARLA
La colpa degli ebrei (Rm. 2,17-24)
… "E che dire di te che porti con orgoglio il nome di ebreo? Ti senti sicuro perché ti appoggi alla legge di Mosè e sei fiero del tuo Dio . Tu credi di conoscere la sua volontà e di sapere ciò che è meglio fare perché ti hanno insegnato la legge. Tu credi addirittura di essere una guida per i ciechi, una luce per quelli che sono nelle tenebre, un maestro degli ignoranti ed un educatore dei semplici, perché possiedi la legge che rappresenta per te la sapienza e la verità. Perché dunque tu che insegni agli altri non insegni a te stesso? Predichi di non rubare, e rubi. Tu dici di non commettere adulterio e sei adultero. Tu disprezzi gli idoli e fai affari nei loro templi. Ti vanti della legge, ma non l'osservi, e così offendi Dio. La Bibbia ha davvero ragione quando afferma: per colpa vostra i non credenti parlano male di Dio" …….
Basta leggere queste poche frasi e riportarle ai nostri giorni, cambiando solo la parola "ebreo" con "cristiano", per renderci conto che sappiamo di essere imperfetti ma facciamo del tutto per nasconderlo. Anzi pensiamo che solo noi siamo perfetti e tutti gli altri sbagliano, a cominciare dalle persone che più ci stanno vicino, spesso loro malgrado.
Solo perché vado in Chiesa regolarmente; solo perché non bestemmio; solo perché non rubo o commetto adulterio mi sento migliore degli altri. Sì, solo perché rispetto i Comandamenti o i dettami delle leggi civili vigenti mi sento migliore degli altri. Ma già questo puzza di presunzione e vanità. Non prego umilmente il Signore di perdonarmi, ma sto lì a pensare che in fin dei conti, sono bravo, non faccio male a nessuno, non uccido. Ma queste caratteristiche, insite in tutti gli uomini, non contraddistinguono il (buon) cristiano, che dovrebbe essere altruista, generoso, amorevole verso il prossimo, disinteressato e costante.
Non faccio del male ma, probabilmente, non faccio nemmeno del bene, perché, anche senza infrangere i peccati arcinoti, commetto frequentemente peccati di:
· di pensieri, che affollano la mia mente tanto più quanto io cerchi un momento di concentrazione per pregare e rivolgermi al Signore;
· di parole, con le quali sono abile a difendermi, a criticare e condannare l'operato del prossimo, a cui appiccico salaci epiteti;
· di opere, quando non faccio alcuna cosa che potrei compiere, con il sorriso sulle labbra;
· di omissioni, quando trascuro più o meno con indifferenza quelli che mi circondano e mi risultano antipatici, chiudendomi nel mio "io".
La pigrizia resta sovrana, il tran-tran quotidiano mi sommerge e non mi lascia il tempo da dedicare alla mia anima. Come dice Paolo: tutti siamo colpevoli! Il Signore abbia pietà di me.
Sergio
Talenti (Mt 25,14-30)
Nella zolla di terra
è rimasto sepolto
un talento.
La paura lo ha reso
infecondo.
Dalle nebbie del tempo
il monito torna
affiorando dal cuore:
"Quella vita avuta
in regalo
non lasciarla marcire
nel nulla". Mariella Teti (Roma 7/11/2002)