LA FAMIGLIA VA DIFESA (prima parte)
Le vicende di questi ultimi anni, le cronache di questi ultimi tempi, ci fanno capire quanto siano stati lungimiranti pontefici come Giovanni Paolo II e Benedetto XVI quando, nel redigere l’elenco di quelli che essi definirono “principi non negoziabili” vi inserirono la “difesa della famiglia”. Viviamo ormai in un’epoca e in una società nella quale, come diceva Chesterton, siamo incredibilmente chiamati a difendere l’ovvio, a sguainare metaforicamente le spade per dimostrare che d'estate l’erba è verde.
Nessuno di noi vent’anni fa avrebbe immaginato che qualcuno potesse sostenere senza essere ritenuto folle, l’idea che la famiglia, formata da un uomo e una donna e dai figli nati da questa loro unione, potesse essere considerata solo uno dei tanti tipi di famiglia e anzi un modello ormai sorpassato. Oggi è questo che accade. Abbiamo quindi il dovere di darci da fare, per ricordare al mondo quella che è la verità relativa alla famiglia: qui non si tratta di essere cristiani o no, di avere una visione religiosa della vita o di non averla; si tratta semplicemente di riconoscere una realtà che vive da sempre, da quando si sono formate le prime società umane. Precisiamo subito, anche se non dovrebbe essercene bisogno, che in questo articolo quando parliamo di famiglia ci riferiamo ovviamente alla famiglia cosiddetta nucleare, quella formata da un uomo e una donna e dai figli: questo è l'unico nucleo al quale possa essere correttamente attribuito il nome tradizionalmente usato di 'famiglia'. Ebbene: questa famiglia è sempre esistita. Ce lo dimostra inequivocabilmente lo studio della storia. Sapete a quando risale la prima famiglia della storia di cui si abbia notizia? A ben 4600 anni fa, come dimostrano alcuni reperti trovati in Germania, ad Eulau: si tratta dei resti di quattro individui abbracciati tra loro, un uomo, una donna e due bambini. L'analisi del DNA ha accertato senza ombra di dubbio che facevano parte di una stessa famiglia. Siamo nel Neolitico, quando presumibilmente solo da poco gli uomini avevano capito il legame esistente tra l'unione sessuale e la nascita dei figli: già allora si è sentito il bisogno di vivere mantenendo compatto il nucleo formato da genitori e figli . La storia ci dice altresì che le grandi civiltà, quella egizia, quella greca e quella romana ad esempio, sono basate sul nucleo familiare la cui formazione era codificata da forme rituali che davano alla stabile coabitazione di un uomo e di una donna una connotazione sociale: non era solo un fatto privato, perché un rito pubblico, celebrato alla presenza di testimoni, dava rilevanza sociale alla famiglia che così si costituiva. Il matrimonio, cioè, esisteva prima dell'era cristiana, prima cioè che Gesù scegliesse di vivere la sua esistenza fra gli uomini all'interno di una famiglia, quella del falegname Giuseppe e di Maria, la sua sposa, prima che insieme a sua madre partecipasse alle nozze di Cana. La famiglia, quindi, non nasce con il cristianesimo, ma è di molto più antica: lo ribadiamo perché molti erroneamente o in malafede affermano che solo sulla base della dottrina cristiana si possa sostenere l'idea di famiglia che stiamo descrivendo. Certo, il cristianesimo ha valorizzato molto questa istituzione e, all'interno di essa, il ruolo della donna, ma non è necessario essere cristiani per difendere questa concezione della famiglia .
Lo studio della storia ci dimostra peraltro anche un'altra cosa e cioè che questo modello di famiglia non è tipico solo della civiltà occidentale, come pure alcuni vorrebbero sostenere, ma è un modello universale, è presente in tutte le parti del mondo e in tutte le civiltà.
Riassumendo:
- per famiglia si intende un nucleo stabile, riconosciuto socialmente (=fondato sul matrimonio) e formato da un uomo e da una donna che si aprono alla prole che è il frutto naturale della loro unione sessuale
- la famiglia è sempre esistita
- la famiglia è universale
Aggiungiamo adesso un'altra fondamentale considerazione:
La famiglia è l’unico nucleo sociale che permette alla società di esistere, di funzionare e di perpetuarsi tramite la riproduzione.
Nessuno nega che possano esistere, e di fatto esistono, altre formazioni sociali (così le chiama l'art. 2 della Costituzione Italiana) costituite da due o più persone legate da vincoli di affetto o da altre forme di solidarietà: gli stati si danno, quasi sempre, delle norme, delle leggi, per attribuire anche a queste formazioni alcuni diritti ed eventualmente sostegno, ed anche per stabilire doveri reciproci dei singoli componenti e dell’intero nucleo nei confronti della società. Ma ciò non toglie che è la famiglia fondata sul matrimonio e naturalmente aperta alla riproduzione che rappresenta la fondamentale cellula della società: senza di essa, nessuno stato potrebbe formarsi e continuare ad esistere.
E’ evidente, quindi, che difendere e sostenere la famiglia è non solo dovere, ma necessità impellente di ogni stato. E infatti nella nostra Costituzione leggiamo all'art. 29: La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. E' interessante notare che il testo dice “riconosce” i diritti: questo vuol dire che la famiglia come società naturale esiste prima dello stato: lo stato prende atto che la famiglia esiste, comprende la fondamentale importanza di questa istituzione e ne riconosce i diritti.
Ogni stato dovrebbe quindi mettere al primo posto il sostegno alla famiglia: dall’aiuto alle giovani coppie perché possano più facilmente formare una famiglia, al sostegno alla maternità (costituito da provvidenze concrete, come sgravi fiscali – per esempio, detrazioni di tutte le spese che comportano l’attesa, la nascita e il sostentamento di un figlio – asili nido attrezzati e accessibili, leggi che tutelino le donne incinte e ne facilitino il mantenimento del posto di lavoro e così via) e ad ogni altra forma di aiuto; è sulla famiglia, infatti, che gravano tutte le problematiche relative all’handicap, alla vecchiaia, all’accompagnamento alla morte. Ogni risorsa disponibile dovrebbe essere utilizzata per questo: la famiglia è la priorità assoluta, perché senza di essa non c’è possibilità di vita, perché solo all’interno di essa la vita può essere adeguatamente e responsabilmente promossa, accudita, accompagnata in tutte le sue fasi.
E’ chiaro quindi che ognuno di noi, come cittadino consapevole, ha il dovere di non essere indifferente di fronte a questo tipo di problematiche: al momento di scegliere un partito a cui dare il voto o un politico da sostenere, la domanda fondamentale da porsi dovrebbe essere: quali sono le azioni già svolte dal tale o tal altro a sostegno della famiglia?. Che cosa si prevede per la famiglia nel programma con cui si presenta alle elezioni?
Questa e nessun’altra è la priorità, per tutti. Tutto il resto viene dopo, e spesso viene ugualmente promosso. Mi spiego: uno stato che sostiene la famiglia e che quindi permette che il nucleo familiare possa vivere senza eccessivi affanni, con una certa tranquillità economica e sociale, promuove di conseguenza anzitutto il superamento dell'individualismo e anche un atteggiamento di fiducia verso la società e verso il prossimo dal quale solo può nascere la solidarietà verso l’altro, il sentirsi responsabili gli uni degli altri. Si favorisce cioè quell’atteggiamento di apertura verso le necessità degli altri e verso il mondo intero che è alla base della cultura dell’accoglienza che porta a “costruire ponti e non muri”.
Quanto detto fin qui ci riguarda anzitutto come cittadini. E' evidente, tuttavia che, per noi cattolici, il principio della difesa della famiglia acquista un valore particolare ed è un dovere ancora più imprescindibile: il Magistero della Chiesa ce lo ha ricordato e ce lo ricorda continuamente.
Nel prossimo articolo vedremo quali sono i pericoli da cui la famiglia oggi deve essere difesa.
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Per approfondire gli argomenti trattati in questo articolo, consiglio il libro, che mi è stato molto utile, di GIULIANO GUZZO, La famiglia è una sola, ed. Gondolin, 2014