Poesia
Maria Grazia Zagaria.
Alla fonte Pegasèa
dissetarmi vorrei
e con le Muse
giocar con le parole
Al par dell’Alato
alto
vorrei volar;
prender le soffici nubi
farne un bianco guanciale
ove posare
liberando
dai pensieri
la mente.
Cantar Peàna
ad Apollo
del Bello,
che dell’arte è apoteosi
Di Narciso sorella,
compiacendomi e saziandomi l’Anima,
negli inebrianti Versi
mirarmi.
Fili
Dominick Ferrante “Poesie”
- La pubblicità è comunicazione! –
Già a questo punto?
Già.
E’ grave se ci penso, è grave.
“Se aritmeticamente il concetto di pubblicità
s’identifica con quello di comunicazione
cioè che
la comunicazione si configura nella pubblicità,
bè è grave”.
Chiusa parentesi.
Già stanco.
Dopo pusillanime considerazione,
il carrello ha ingrippato i rotolati congegni
e così i miei prodotti sono volati via.
Plastici e accondiscendenti planano a terra,
avendo io sempre ragione, avendoli scelti.
Perciò tranquillamente pigerò il bottone rosso
per esplorare e esplodere di imput cibaglia,
fino a russar di smarrimento estatico
in presunta noia.
Anche la forma.
Se ha di per sé
un proprio
contenuto è un concetto.
Importante sapere
pregiudizio
nell’ammettere intrinsecamente
che il suo
Ah, ve ne siete accorti…
E’ lo smarrimento l’iceberg delle virtù.
A lume de naso da “Roma romantica, turistica
e Panoramica” di Vincenzo Galli
Ce ne trovi una sfilza: c’è “Impiccetta”;
la “Taverna Trilussa” er “Carrettiere”
er “Meo Patacca”; e si te fa piacere
“Er Comparone”, antica tavernetta…
Eppoi c’è “Alfredo” re de la forchetta;
“Sabatini” provetto ner mestiere…
C’è “Carlo all’Arberata”, un taverniere
Che te combina più d’una ricetta…
C’è “Romolo”; c’è “Rnesto”; …ao’ un fottio:
“La Vecchia Pesa”: e un sacco de “bucetti”
Uno mejo de l’antro, amico mio.
Sippuro ner passà nun ce fai caso,
dar vprofumo che senti de sughetti,
er sito giusto t’accompagna er naso.
Il sole
da “beati i costruttori di pace” di Mariella Teti
Tra le nuvole nere
Il giorno respira a fatica,
sembra indugiare la notte
nel trionfo del buio.
Consapevole il cuore
Conforta l’ansia nascente:
“Il sole c’è”.
Che cos’è morire
K. Gibrab
Che cos’è morire
se non stare nudi nel vento
e disciogliersi al sole?
E che cos’è emettere l’ultimo respiro
se non liberarlo
dal suo flusso inquieto,
affinché possa finalmente involarsi
e spaziare disancorato
alla ricerca di Dio?
Quando avrete raggiunto
la vetta del monte,
allora incomincerete a salire.
Quando la terra
esigerà il vostro corpo,
allora danzerete veramente.