L’Appia Antica da “Roma
romantica, turistica e Panoramica” di Vincenzo Galli
Fu qui che Gesù Cristo incontrò Pietro
e je fece: “Quo vadis?”, ché quello
s’era deciso de ritornà indietro
p’evità de finì ner tramacello…
“Ciai la fede più fraggile der vetro!
- disse Gesù – Sei un tipo stufarello…
Nun arivo a capì co’ quale metro
misuri la costanza, amico bello.
Prima che io finissi su la croce
tu già m’hai rinnegato pe’ tre vorte,
e mo vòi fa la quarta?... Sei feroce!
Ritorna fra l’Apostoli più bravi.
Innarza er Tempio mio. Va’, èssi forte…
Te nomino custode: ecco le chiavi!...”
Sogni da “Incompiutaggini” di Dominick Ferrante
Sogni di plastica affogati, sospesi
confusi fra suoni, di note confuse,
immersi fra mura incastrate di grigio fra vetri illusori di vita
mille, duemila, brillanti e ammuffiti
nerei di aria e strappi di nubi.
Piano alto. Anonimo oblò.
Quassù cade la pioggia.
Ipnotizza stabile gli orecchi,
gli occhi.
Fastidio supremo perfino ai motori.
Più cupo ancora del silenzio cittadino.
Ma ormai non resta che il gomito,
il volto proteso e annoiato
agganciato a un sacchetto di nailon numerato.
Parlo Elena Salvatori (la mamma di Dominick)
Parlo,
parlo, parlo
al mondo che m'è intorno
per illudermi bambina
di soffiare bollicine,
queste bolle di dolore
che scandiscon le mie ore,
i miei giorni, il mio tempo,
che non scoppiano col vento,
che fan tanti torrenti
che finiscon quasi ignari,
nel ventre di quel fiume
che sciabordando su quel masso,
scorre amaro a raccontare
per infine, levigando
ad arrivare li,
dove il tuo sonno
non ha più sogni per sognare
Luce intensa
il mare grande
che si lascia accarezzare
dal velluto del tuo sguardo
che una mano spumeggiante,
il silenzio ha reso canto
Anima mia P. Monier
Cuore mio,
non dire: “Sono troppo povero”,
donati coraggiosamente.
Non dire: “Sono troppo debole”,
lanciati in avanti.
Non dire: “Sono troppo piccolo”,
ergiti in tutta la tua stupenda statura.
Anima mia,
se il fardello è troppo grande,
pensa agli altri;
se tu rallenti, essi si fermano;
se tu ti stanchi, essi desistono;
se tu ti siedi, essi si coricano;
se tu dubiti, essi disperano;
se tu critichi, essi demoliscono.
Ma…
Anima mia,
se tu cammini, essi corrono;
se tu corri, essi volano;
se porgi loro la mano,
essi ti aiutano e ti sostengono;
se ti prendi cura di loro,
essi ti amano.
Anima mia,
prega per tutte le anime
che ti circondano,
prega con loro e in nome loro,
rischia la tua vita e mangia la tua morte,
essi vivranno e tu rivivrai!
Scegliersi ogni giorno Annie Cagiati
Signore, insegnami che la fedeltà
è scegliersi di nuovo ogni giorno.
Scoprire dentro di noi
strade inesplorate.
Vivere insieme non con l’amore di ieri,
ma quello di oggi.
Signore, insegnami che la fedeltà
non può essere chiusa,
soffocata in schemi, in strutture.
La fedeltà s’inventa momento per momento.
Scoprendo che l’amore, se è vero,
ha sempre nuove esigenze interiori.
Quando non ne ha, è morto.
E allora la fedeltà non serve più.
Diventa al massimo un pezzo archeologico.
Magari di valore. Perché è una cosa rara.
Ma molto spesso inutile.
Insegnami che la fedeltà è una dura conquista.
E’ tracciare insieme un solco profondo.
Incancellabile.
Contro il quale né venti né maree
possono nulla.
Un solco scavato nel vivo dell’esistenza,
che segue sempre la stessa direzione:
quella dell’amore.