OTTOBRE da “Poesie” di Dominick Ferrante
Sei.
Danza la nebbia che affoga la vista,
fioca la luce. Inghiottita.
Non sento
e l’orecchio si perde
in mille rumori attutiti, sopiti.
Confusi fra cento sfocati lumini,
fugaci fantasmi
sotto fangoso cieco lenzuolo.
Che fili la pioggia!
Trapassa quest’aria ch’è vaga e pesante
trapassa i suoi banchi a sfiorare leggera,
sottile sottile disegna, riflette
strade bagnate, foglie ingiallite
racchiuse in collage ovattati, ammassati.
E lento il tempo,
smarrito corriere
lo sento che indugia. Adagio
ondeggia manto silente
scivola lungo, ammutisce la via ( )
E rallenta la foglia
si culla al suo passo.
Attesa trapasso …
Dubbio d’un triste soave miraggio.
PIOVE! CB 1/12/2009 Elena Salvatore Ferrante
C’è nell’aria quest’oggi
tra mille parole
l’alito antico
di un nuovo ritorno.
Piove!
In cuori fanciulli
che vibrano in versi
il ticchettio di gocce fatate
su meraviglie di corde
appena sfiorate.
Piove!
Su labbra bagnate
di occhi lucenti
di un pianto nascosto
che racconta il calore
di un palco d’amore.
Piove! Quest’oggi
piove a catinelle
sui miei persi pensieri
il “tuo bello”
Non Narciso
vanagloria d’immagine
sull’acqua riflessa,
ma orma sul mare
lambisci arcobaleni di cuori.
Non è vero che ci sono
partenze senza ritorno,
tu goccia sfumata d’estate
in vapore, nel sole
mi torni splendore.
BASILICA DE MASSENZIO da “Roma
romantica, turistica e Panoramica” di Vincenzo Galli
Ma dove trovi un antro monumento
che possa esprime una potenza tale,
un equilibrio forte, originale,
come ‘sta Mole piena d’ardimento?
Da duemil’anni te resiste ar vento
e l’acqua, vere piaghe d’ogni male…
Ma dove pòi trovànne un antro uguale
fra quelle fatte fino a ‘sto momento?
San Pietro?^ … Ma si guardi er cuppolone,
Michelangelo ha preso pe’ modello
‘sti pilastri, ‘sta volta, co’ l’androne …
Chiunque voja fa una cosa degna
viè qui pe’ rinfrescaccese er cervello.
Ecco perché se dice: “Roma insegna”!
1948 da “poesie d’amore” di Nazim Hikmet
I giorni son sempre più brevi
Le piogge cominceranno.
La mia porta spalancata, ti ha atteso.
Perché hai tardato tanto?
Sul mio tavolo dei peperoni verdi, del sale, del pane.
Il vino che avevo conservato nella brocca
L’ho bevuto a metà, da solo, aspettando.
Perché hai tardato tanto?
Ma ecco sui rami, maturi, profondi
dei frutti carichi di miele.
Stavano per cadere senz’essere colti
Se tu avessi tardato ancora un poco.
Maria Addolorata da “Poesie a Maria” di Laura De Rosa Mochi
Dimmi!
Perché Addolorata?
Fu la pena
Per Lui
In croce?
O già allora,
e oggi ancora
Addolorata
Per le nostre negazioni?
Ma
Per amore
aprile il tuo manto
all’infinito
per contenerci
in un abbraccio
di
e reciproca consolazione.