Il nuotatore Dada Prunotto
O Nuotatore
chi sei
in quell'acqua
che muove, schizza
e spuma?
Ti dà stile
la cuffia stretta
al viso
E le spalle possenti
ti fanno agile
nell'onde
Sicuro e potente
graffi e penetri l'acqua
e la fai cantare
A sera ti vedrò
sul podio
raccogliere premi e onori
Ma io offrirò un bouquet
di invidia
Lasciami almeno quella
mio bel Nuotatore
troppo sicuro della vita!
Commento alla poesia: “Sudore”
In un momento di intimo disagio, mi rimane più semplice spiegare in forma poetica come mi sento il cervello. Lo sento come fosse un bicchiere d'acqua limpida violata da una goccia di latte caduta all'improvviso, inaspettata. Da quell'imprevisto perdo la padronanza del pensiero: la nebbia lattiginosa toglie chiarezza. Lo stress è forte e il cervello ha bisogno di riposo, e me lo chiede, rifiutandosi di ricordare con continuità anche le cose più semplici. La luce dà al giorno impegni che non posso assolvere con chiarezza. Finalmente il buio della notte significa riposo e affiora la spiegazione vera del mio malessere: ho bisogno di amare. Sudo. Suona un campanello d'allarme: mi devo curare. Dada
Sudore
Un campanello
aggiunge una goccia
di latte
al bicchiere d'acqua
della mia mente
E quest'acqua
diventa nebbia
Si spande dal profondo
e invade il pensiero
immagini rarefatte
punteggiano appena
la memoria
E a tratti ricordo
e non ricordo
Finché c'è luce.
Poi la mente
vuole riposo
La notte è buio:
suda la mia mente
Suda amore
la mia mente .
La guerra fa parte del nostro quotidiano, ormai. La nostra rubrica vuole offrire una riflessione su questo argomento, inserendo ogni mese una poesia di guerra, augurandoci di meritare la beatitudine evangelica: “beati i promotori di pace”.
Canto dei morti invano Primo Levi
Sedete e contrattate
a vostra voglia, vecchie volpi argentate.
Vi mureremo in un palazzo splendido
con cibo, vino, buoni letti e buon fuoco
purché trattiate e contrattiate
le vite dei nostri figli e le vostre.
Che tutta la sapienza del creato
converga a benedire le vostre menti
e vi guidi nel labirinto.
Ma fuori al freddo vi aspetteremo noi,
l'esercito dei morti invano,
noi della Marna e di Montecassino,
di Trebblinka, di Dresda e di Hiroshima:
E saranno con noi
i lebbrosi e i tracomatosi,
gli scomparsi di Buenos Aires,
i morti di Cambogia e i morituri d'Etiopia,
i patteggiati di Praga,
gli esangui di Calcutta,
gl'innocenti straziati a Bologna.
Guai a voi se uscirete discordi:
sarete stretti dal nostro abbraccio.
Siamo invincibili perché siamo vinti.
Invulnerabili perché già spenti:
noi ridiamo dei vostri missili.
Sedete e contrattate
finché la lingua vi si secchi:
se dureranno il danno e la vergogna
vi annegheremo nella nostra putredine
Tormento di forma (Da “Incompiutaggini” di Dominick Ferrante)
Piove.
Da dietro un vetro.
Non ha importanza il rumore se è dentro o fuori.
C'è.
Incombe latente e frusta intortando…
La mente.
Già.
Crea nuovi equilibri.
Paradossali silenzi.
Nuova tavola piatta, stato mentale
punteggiato di atrocità risibili.
Solo perché visibili.
E ascoltarne il profumo non ha senso,
per me ormai orbo col naso sordo.
Lobi raffreddati da parole sospese,
fritte nell'inutile puzza dell'aria.
Piove.
Pioverà ancora.
Ancora a confondere.