Hermann Hesse – Nasce il 2 luglio 1877 a Calw (Germania). Le diverse origini nazionali dei familiari (nonna materna francese, padre russo, madre tedesca) ne fanno un cittadino del mondo, alieno da ogni forma di nazionalismo. Di famiglia fervidamente pietista, dal 1881 al 1886, soggiorna a Basilea dove frequenta la scuola per i figli di missionari, mentre la madre annota nel diario che il vivace temperamento del figlio la fa molto penare. Nel 1891 entra in seminario a Maulbronn (Germania). Nel 1892 fugge dal seminario; espulso per il cattivo influsso che potrebbe esercitare sui compagni. Viene poi mandato dai genitori presso il pastore Christoph Blunhardt; qui a giugno compra una pistola e minaccia il suicidio; viene perciò ricoverato in una casa di cura per malattie mentali a Stetten, dove passa mesi di disperazione che lo allontanano per sempre dalla religione della famiglia (ha appena 15 anni!). Rientra in famiglia e nel giugno 1894 va a lavorare come apprendista in una fabbrica di orologi. Da questo periodo egli comincia da solo la sua istruzione personale. Scrive tantissimo: poesie, romanzi, racconti, saggi (su Boccaccio, Francesco d'Assisi, Dostoevsky, Freud, sul Bhagavadgita, ecc) e articoli su riviste varie. Si sposa e divorzia due volte. Tra i suoi libri più conosciuti citiamo “Siddharta” (1921) Agosto 1946: la città di Francoforte gli conferisce il premio Goethe; e a Novembre Hesse riceve il premio Nobel. Nel 1956 viene fondato il premio Hermann Hesse. Nel 1962 Hesse muore a Montagnola, presso Lugano, dove viveva con la terza moglie Ninon Dolbin, studiosa di Storia dell'arte.
PER VIA (da “Poesie” di Hermann Hesse. Ed. Oscar Mondatori
E quando fu salito sulle nuvole
in alto alla montagna in arie chiare,
il regno dei morti si aprì dinanzi a me;
di mille antichi avi una tregenda,
un baleno di spiriti guizzanti.
E mi afferrò bizzarra l'intuizione
che io non sono un singolo, un estraneo,
che la mia anima, lo sguardo dei miei occhi,
la mia bocca, l'orecchio, la cadenza dei passi
non sono nuovi e non soltanto miei
né la mia volontà che reputai sovrana.
Un raggio della luce io sono, una foglia sull'albero
di stirpi innumerevoli le cui genti
antiche vissero in boschi e in migrazione,
ed altri scatenati di guerra in guerra
ed altri ancora dei quali le dimore
costruite con oro e legno raro
nelle belle città si eressero splendenti.
Da loro sino allo sguardo silenzioso
che mia madre ebbe nel morirmi
è stato solo un certo e inarrestabile
cammino che mi porta alla deriva
dei tempi verso uomini di cui
sono avo remoto e ne contengo nella mia la vita.
E quando fui salito sulle nuvole
in alto alla montagna in arie chiare, si fece la mia vita
e il mio occhio che scruta e il cuore che batte,
un feudo inestimabile che grato io detenevo
senza essere per questo possessore
del suo valore e della sua bellezza che perciò non passa.
Ed aleggiò sulla mia fronte,
lieve, la fredda brezza delle cime. (traduzione di Mario Specchio)
CIMITERO CAMPESTRE
(da “Poesie” di Hermann Hesse. Ed. Oscar Mondatori
L'edera pende sopra croci storte,
sole mite, profumo, api canore.
Beati voi, nel rifugio che vi serra
stretti al cuore della buona terra.
Beati, voi che giacete senza nome in pace,
torna ti a casa, nel grembo della madre.
Ma ascolta: dal volo d'api, mentre tutto fiorisce
respira voglia di vita e gioia d'esistere,
dalle radici profonde dei sogni verso la luce
erompe lo slancio di estinte creature,
macerie di vita sepolte nelle tenebre
si trasformano per esigere il presente,
e la madre terra da regina si muove
per l'urgere di nascite nuove.
No, nella fossa non ti culla questo rifugio
di pace più greve di un sogno notturno;
il sogno di morte è solo fumo torbido.
sotto divampa la vita, il suo fuoco.
(traduzione di Mario Specchio)
Le poesie riportate in questa rubrica sono del carissimo amico Ciro Abate. La sua vita non è scritta sui libri di scuola ma è scritta sul libro di Dio, la sta scrivendo lui stesso a lettere (doro?). Ci ha promesso che prossimamente ci racconterà la sua storia.
Che sarà? Ciro Abate 21.06.04
Mai sono sceso
così tanto.
La Speranza
pare abbandonarmi.
Sento battere
le ali dell' Aquila
e un brivido
mi passa
l'anima.
Dio per favore
non spegnere
la Luce
voglio svegliarmi!
Esule Ciro Abate 02.09.2004
Vivo
senza fiato
catapultato
su terre nuove.
Il cuore innanzi!
Dopo tutto
…erano
soltanto parole .
Sulla Via
senza paura.
Non posso
tornare indietro.
Amo il ritmo
di gesti e movimenti
alla dissennatezza
quotidiana.
Un impeto mi assale:
gioia e gratitudine .
Ho ancora urlato Ciro Abate 17.06.04
Che c'è da dire?
Vergogna!
Altro chiedete?
Lo spettacolo
è appena finito.
Esagerata verità!
Polvere e sangue.
Carnefici e santi.
Una gran forza:
l'anima sparita !
Scrollano
il capo.
Ignoro Ciro Abate 17.06.04
Frantumato
lo spirito .
D'un tratto assorto
e dimentico
d'ogni altra cosa.
Sapevano bene
quanto valeva
la viva memoria.
No?
Andai
e adesso
tutto ignoro.