La rosa scarlatta
Maria Grazia Zagaria.
Questo petalo di Rosa scarlatta,
trascinato dal vento,
portato nel becco dall’usignolo,
cantato dal poeta,
custodito in fondo al cuore.
Questo petalo fermo sull’erba
D’un prato di primavera,
questo petalo profumato d’Amore
e vivo di colore,
ora ondeggiante, ora scarlatto,
riflesso di luce,
ricoperto di brina,
mai stanco d’esser lì,
mai appassito,
pieno di linfa.
Questo petalo di Rosa scarlatto
Geloso a chi ama,
che sa volare oltre le frontiere,
questo petalo è un dono d’Amore
da custodire con cura,
da portare con sé,
da donare al mondo
finché un raggio lo riscalda
e anche oltre…
Il suo ricordo
Aprirà le menti
Di chi nell’anima
Ha il calore di un abbraccio
E la luce del sole.
Secolo
Dominick Ferrante “Poesie”
Non c’ero. Non ricordo.
Ma gli uomini camminavano veloci e goffi.
Destinati a far guerra come la storia,
nel grigioer polveroso bianco deserto (di polvere vera).
E il sogno di una firma valeva il loro attentato
(eppure) voluta (da ognuno) nell’inconsapevole
coraggio di un fiero ignorante.
Avrei voluto tutti quei colori per massacrare
ancora di più l’occhio e picconare il cuore
per disegnare più pura e stagliata nel petto,
la nuvola velenosa del fungo: il fungo più velenoso;
il suo eterno attimo bianco;
nel rosso soffocato.
Avrei mai voluto essere lì, allora, non
ricordare quegli occhi schizzati nella folle
interpretazione di un’arte in uno schianto.
Spastica svastica schiamazzò schierando
Nero schizzo schiavizzato al peso del suo futuro
Schiacciato.
Nell’indifferenza dei costruttori,
nel sogno confessato in piazza,
nell’esperienza di chi ha capito,
nelle strette di mano,
nel cuore. Di un uomo.
Non so spiegarlo. Succede.
Da sé.
Ma i baffi spuntati ricrescono ancora.
Ancora ancorati accorati. Accordi.
Incerti, in difesa, indifferenti. Discordi.
Distorti, distolti, disposti, da parte.
Partiti, partenti, importanti. Importati.
Catena condotta, indotta, sedotta
riflette perenne il riflesso disgusto,
per non vedere, capire, imparare.
Panoramica da “Roma romantica, turistica e Panoramica”
di Vincenzo Galli
Pe’ salì sur Gianicolo ho sgamato
che st’appettata fa venì er fiatone…
Oppuro t’è venuto a mancà er fiato
quanno te sei affacciato ar murajone?...
‘Sto panorama ha sempre entusiasmato:
da qui te godi un quadro d’eccezione,
mentre t’ammiri Roma in ogni lato,
allunghi un braccio e gratti er Cuppolone…
Tu guarda. Forastiè, ma nun te pare
de vive un sogno maggico, divino,
che nun se scorda mai, che nun scompare?...
E’ listesso a un miraggio, uguale a un mare
de perle incastonate ner turchino…
Un quadro eterno de bellezze rare!
La notte del dolore
In occasione del terremoto in Molise
Da “Costruttori di pace” Mariella Teti
Chi ti accoglie, bambino, stanotte,
chi t’attende e ti prende per mano
per condurti alla casa del Padre?’
Quale nonno? Qual vecchio padrino?
Sono tutti più vecchi e più soli
a compianger la piccola bara.
Resta forte, bambino, stanotte,
con la mano serrata al compagno,
lentamente ti accosti
all’abbraccio del Padre!