Voce di vendetta morta Clemente Rebora
C'è un corpo in poltiglia
con crespe di faccia, affiorante
sul lezzo dell'aria sbranata.
Frode la terra.
Forsennato non piango:
affar di chi può, e del fango.
Però se ritorni
tu, uomo, di guerra
a chi ignora non dire;
non dire la cosa, ove l'uomo
e la vita s'intendono ancora.
Ma afferra la donna
una notte, dopo un gorgo di baci,
se tornare potrai;
soffiale che nulla del mondo
redimerà ciò ch'è perso
di noi, i putrefatti di qui;
stringile il cuore a strozzarla:
e se t'ama, lo capirai nella vita
più tardi o giammai.
Stavano sotto la croce Mariella Teti da “Stupore”
Tre croci disegnano il cielo,
chi piange?
La Madre,
la spada nel cuore trafitto,
tenacemente ha compreso
dolorosamente condiviso;
gli altri:
anche loro sotto la croce,
più da presso, più distanti,
nello spazio e nel tempo
per piangere soltanto?
Sotto la croce per capire.
La domanda ritorna,
angosciante: perché?
Perché dovevi?
Sotto la croce
per condividere
per ricevere il messaggio,
per portarlo con coerenza,
fino alla fine.
Senza parole Dominick Ferrante da “Incompiutoggini”
Ascolto
Il vuoto nei tuoi occhi.
Il silenzio dei miei pensieri.
Ma sarà poi così?
Quanto conviene (dire) ancora?
Nulla. Nulla che non sia inutile.
Visto, pensato, sentito
Subito, patito, sognato.
Nulla che non sia futile.
Letto, sfogliato, sbattuto in faccia…
Senza parole
Dimmi chi sei.
Ti ascolto. Stupiscimi.
Ne ho bisogno.