Piazza Venezia e Vittoriano Vincenzo Galli
Da Roma romanesca turistica e panoramica
Ed. Rugantino e Calandrino
Si me vòi sta vicino, forestiero,
noi rimanemo co’ li piedi a tera
pe’ studià, passo passo, la magnera
de potette illustrà quello che spero.
Partiremo dar centro, ossia da zero:
qui, da piazza Venezia, la mossiera;
indove, prima che se faccia sera,
te riaccompagno doppo er giro intero…
‘Sto palazzo che vedi qui a mandritta
è un ber gioiello de’ rinascimento,
e fu la sede de Venezia invitta…
De faccia, fra quer monte de… ricotta,
c’è Re baffone de’ Risorgimento,
che pare che bestemmia, o che borbotta…
Opportunismo Dada Prunotto,
da “Tango per il mio gatto”
Arriverai d’improvviso
O sarai annunciata?
Nel dubbio
Ti diventerò amica
Sicché
Quando mi chiamerai
La gente potrà dire:
“E’ morta…”
-Avrà avuto la sua convenienza!-
Memoria Dominick Ferrante
da “Incompiutaggini
Bussano o bussi,
Mi affaccio.
Solo un cartello:
cercasi faro in contorni di nulla.
Ti aspetto.
Simile al tempo che ride di me,
un ritmo goffo, un’asma
un rincorrere
piovono,
drogati di vertigine.
Smetto.
Potrei.
Eppure non nego a quell’occhio
un ultimo lancio del sasso:…
impatto sordo, disperso.
Lento inutile impulso naufraga
intrecciato d’alghe … buio.
E scuoto il capo e mi ripeto
– com’eracom’era, non ricordo-
Canzone di Maggio Jacques Prèvert
L’asino il re ed io
Saremo morti domani
L’asino di fame
Il re di noia
Ed io d’amore
Un dito di gesso
Sulla lavagna dei giorni
Traccia i nostri nomi
Ed il vento tra i pioppi
Chiama
Asino Uomo Re
Sole di Feltro nero
Già i nostri nomi sono cancellati
Sabbia delle Clessidre
Rosa del rosso Rosaio
Strada dello scolaro che s’attarda
L’asino il re ed io
Saremo morti domani
L’asino di fame
Il re di noia
Ed io d’amore
Nel mese di maggio
Vergine santa Giuliano Malizia
Vergine santa, madre der Creatore,
serva devota, scrigno d’innocenza,
reggina venerata in Celo e in tera,
fiaccola accesa da la Providenza,
illumina la strada ar peccatore
perché je nasca in bocca una preghiera
appena scenne l’ombra de la sera.
Reggina der perdono,
riporta intorno ar trono
la pecorelle spersa e quella nera.
E quanno er monno se farà de gelo,
solo co’ te vicino
comincerà er cammino verso er Cèlo.
Ave Maria, purezza arilucente,
piena de grazzia, de virtù, d’amore,
guarda l’umanità com’è malata,
come ogni giorno a poco a poco more
straziata dar veleno der serpente.
Fontana d’acqua fresca, immacolata,
smorza l’arsura all’anima assetata
der dono de la vita
e lava la ferita
a la pora colomba abbandonata,
perché ritorni coll’olivo santo
prima ch’er monno intero
diventi un cimitero senza pianto.