Supplica Pier Paolo Pasolini
E' difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame
d'amore, dell'amore di corpi senza anima.
Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l'unico modo per sentire la vita,
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
Homo sapiens (Da “Stupore” di Mariella Teti)
Impietosa la pioggia stamattina
discende come fosse punizione,
non irriga la terra, la schiaffeggia,
gli abitatori tutti maltrattando.
Porta la rabbia di un pianeta illuso,
d'essere usato sì, ma rispettato
intanto piange i boschi sradicati,
e la sua linfa a lungo avvelenata
e l'aria irrespirabile, inquinata.
Sei disonesto, uomo,
non sei “sapiens”!
L'inutile attesa (Da “Poesie” di Dominick Ferrante)
Giorni.
Uguali agli altri.
Mai diversi visti sempre. Da qui.
Musiche tristi del cuore.
Cantavano l'attesa del tempo.
Flagellavano tutto ciò ancora esangue
in un urlo godurioso di dolore.
Giorni uguali.
Uguali agli altri. A tutti.
A tutti quelli senza le stelle,
alle spiagge senza granelli,
al deserto con il suo sole;
nulla si muove.
Socchiuso respiro.
Cullato fra le braccia conserte del tempo.