Basilica de San Paolo da “Roma
romantica, turistica e Panoramica” di Vincenzo Galli
Nun è male fa un zompo un po’ì più avanti;
cor una corza d’auto ciarivamo:
te porterò a San Paolo; e se fermamo
un po’ ne ‘sta Basilica d’incanti…
St,antro dotto capoccia de li Santi
cià l’Artare centrale ch’è un ricamo
de pietre preziosissime, er richiamo
de li veri amatori de brillanti.
Una Chiesa bellissima, una cosa
che appaga l’occhio e invita a la preghiera
nell’immensa navata luminosa…
Cor una mezz’oretta se spicciamo.
Poi cercheremo er modo, o la magnera
De ritrovasse ar punto che lasciamo.
Fuori tempo da “Poesie” di Dominick Ferrante
Come vittima assuefatta
a uno stordito contrappasso
vibro le corde in distorti accordi.
Dilato l’istante nel burocratico tempo
dissolto in eterni strati incolore,
eterei fili di plastica lustra.
Inseguire o essere preda ha poca importanza
se la marcia fragranza s’è insinuata fra i
passi banali di suole audiovisive.
Nonostante
scintillano stradoni di lucidi trampoli
nell’occhio compianto che applaude ancora
Vivo.
Scordate
Braccia
Conserte
Dimesse.
Silenzio di pietra Elena Salvatori
(la mamma di Dominick)
Silenzio di pietra
il tuo viso
se le rughe scolpite
in un istante
hanno smesso il lamento.
Solo un rivolo di sangue
a raccontare
di lotte fra giganti
e il coraggio di un uomo
plasmato nella compostezza
di un amore eterno.
Viaggia caldo Elena Salvatori (la mamma di Dominick)
Viaggia caldo
l'ultimo sorriso
sulla cresta dell'onda
e labbra d'amore si schiudono
in rivoli di baci
per sciogliere il gelo
di palpebre socchiuse.
La voce del cuore Pietro Gribaudi Editori
Posso istruirti
In molti modi.
Sia facendoti sentire
la Mia voce,
sia rispondendo alle tue domande
attraverso un libro
aperto “a caso”.
Potrà anche accadere
che una persona o un evento
ti diano l’attesa risposta.
In qualunque modo
otterrai la risposta,
sappi che sono Io
a dartela.
Per chi sa guardare,
tutto è segno,
tutto è risposta.
Allora, sii attento.
'O rraù da “Le poesie di Eduardo” Einaudi
'O rraù ca me piace a me
m' 'o ffaceva sulo mammà.
A che m'aggio spusato a te,
ne parlammo pè ne parlà.
Io nun sogno difficultuso;
ma luvàmell' 'a miezo st'uso.
Sì, va buono: cumme vuò tu.
Mò ce avèssem' appiccecà?
Tu che dice? Chest'è rraù?
E io m'a 'o mmagno pè m' 'o mangià...
M' 'a faje dicere na parola?
Chesta è carne c' 'a pummarola.
I manifesti da “Preghiere” di Quoist
Sono senza pudore.
Non posso posare gli occhi su quel muro senza toccarli, perché si serrano gli uni contro gli altri, fratelli gemelli, alleati per allettarmi.
I loro colori sono violenti, mi feriscono gli occhi, e nelle pieghe scrivono il loro nome, come il tatuaggiatore disegna nelle carni sanguinanti.
Signore, così mi metto in mostra troppo spesso ed ovunque.
Concedimi d’essere più umile e più discreto,
e soprattutto preservami dall’impormi con uno splendore artificiale,
perché solo la Tua luce in me, Signore, deve attirare lo sguardo degli altri.