Nel mese degli innamorati, ho voluto riservare una bella poesia d'amore del grande Pablo Neruda. Auguro a tutti gli innamorati che il loro sentimento si trasformi presto in amore.
Dada
Pablo Neruda
nasce a Parral (Cile) nel 1904. Mostra una vocazione letteraria molto precoce: pubblica il suo primo libro a 19 anni e già il suo libro (Veinte poemas de amor y una canciòn desesperada), dell'anno successivo, riscuote un successo fuori dell'ordinario. Nel '27 intraprende la carriera diplomatica che lo porta a vivere alcuni anni in Oriente e poi in Spagna, proprio mentre vi infuria la guerra civile; è da questo periodo che la sua poesia si va facendo meno ermetica e più rivolta a temi di solidarietà umana. Tornato dal Cile viene eletto senatore nel '45; deposto nel '48, inizia un lungo periodo di esilio in vari paesi (tra i quali anche l'Italia, dal '51 al '52). Nel '70, dopo l'elezione di Allende, viene nominato ambasciatore in Francia. Nel '71 riceve il premio Nobel. Muore nel '73 a Santiago, pochi giorni dopo il golpe che porta al potere una giunta militare.
Perché tu possa ascoltarmi
le mie parole
si fanno sottili, a volte,
come impronte di gabbiani sulla spiaggia.
Collana, sonaglio ebbro
per le tue mani dolci come l'uva.
E le vedo ormai lontane le mie parole.
Più che mie sono tue.
Come edera crescono aggrappate al mio dolore antico.
Così si aggrappano alle pareti umide. ;
È tua la colpa di questo gioco cruento.
Stanno fuggendo dalla mia buia tana.
Tutto lo riempi tu, tutto lo riempi.
Prima di te hanno popolato la solitudine che occupi,
e più di te sono abituate alla mia tristezza.
Ora voglio che dicano ciò che io voglio dirti
perché tu le ascolti come voglio essere ascoltato.
Il vento dell'angoscia può ancora travolgerle.
Tempeste di sogni possono talora abbatterle
Puoi sentire altre voci nella mia voce dolente.
Pianto di antiche bocche, sangue di antiche suppliche.
Amami, compagna. Non mi lasciare. Seguimi.
Seguimi, compagna, su quest'onda di angoscia.
Ma del tuo amore si vanno tingendo le mie parole.
Tutto ti prendi tu, tutto.
E io le intreccio tutte in una collana infinita
per le tue mani bianche, dolci come l'uva.
(Tratto da : Pablo Neruda “Poesie d'amore”
La Biblioteca della donna moderna)
Prima Dominick Ferrante da “Incompiutaggini”
Calda la luce
contempla il suo volto stagliato nel buio.
Ricordi passati sopra la mente
leggeri cavalcano immagini.
Pasticci visionari drogati di consumo
menzogne mischiate a sguardi consumati….
Non sento.
Difficile cogliere il vero
sensibile soffio del loro volo.
E' un caldo gelido vento,
lo senti il fuoco, lo senti il ghiaccio.
Poi il tempo.
Sorprende la pioggia, bussa lenta e leggera
pizzica appena i vetri.
Beffarda ipnosi
si fonde nel suono di imprecisati accordi
e quando ti sembra di averli domati,
loro continuano dolci.
Distorti dondoli al sordo respiro del sonno.
Varsavia 1939 Franco Fortini
Noi non crediamo più alle vostre parole
Né a quelle che ci furono care una volta
Il nostro cuore ha roso la fame
Il sangue l'hanno bevuto le baionette.
Noi non crediamo più ai dolori alle gioie
Ch'erano solo nostre ed erano sterili
La nostra vita è in mano dei fratelli
E la speranza in chi possiamo amare.
Noi non crediamo più agli dei lontani
Né agli idoli e agli spettri che ci abitano
La nostra fede è la croce sulla terra
Dov'è crocifisso il figliolo dell'uomo.