Vento
Maria Grazia Zagaria.
Ogni istante
sfido la forza di questo vento,
che mi spinge e mi contrasta.
Lo guardo negli occhi
prendo in mano il timone
e gli vado contro.
Canto e cammino
mentre tra i capelli
giocano le folate,
ora calde d’oriente,
ora fredde del nord.
Incurante lo sfido,
guido la mia Nave
verso il porto sicuro;
intorno odo l’eco
di voci lontane,
a tratti scherzoso,
ed io vado senza sosta,
schivando i pirati.
Comunicare oggi
Dominick Ferrante “Poesie”
Troppi occhi intorno.
Non vedono. Sfidano.
Presunta e drammatica età di eroi.
Non sapete. Eppur sfidate.
S’inabissa titanica la mia.
Lingua feroce, insabbiata di sguardi.
Meglio cornice di luna
A riflettere il marcio dirottato volo.
Meglio dirglielo a lei. Solo.
Eppur sfidate. Non colgo.
Mi spiace non posso. Stasera non so.
Mento.
Maestoso si erge il muro di sommossa.
Stasera non so. Mento.
La rivolta ha persuaso l’idea,
e io non so, io non so cosa vuoi,
come cerchi di convincermi di come grande!
Sei.
E mi dici, che mi informi, che hai guardato, ascoltato del progresso,
della morte, del successo e del passato.
Basta adesso!
Guarda l’amara coscienza del poco.
Stagliata nel viso, rivolta altrove.
Maledetto gioco di parole.
Comunicazione.
Cubo magico imbrigliato di spine e male.
Schiaffi di guanti e intanto si parla.
Credendo velluto un legno da tarlo.
Seconni piatti da “Roma romantica, turistica
e Panoramica” di Vincenzo Galli
Dopp’er primo, te pappi, pe’ seconno,
l’abbacchio arosto, oppuro a scottadeto;
er conijo a tocchetti co’ l’aceto,
o trippa ar sugo fatta a quer dio bionno?
L’invortini a l’uccello, rosa ar tonno,
coda a la vaccinara. Er consueto
piatto de casa nostra. Er più compreto,
che vengheno a gustù da tutt’er monno?
Li ruspanti a la diavola, o spiedini
de bocconi assortiti prelibbati,
er filetto a li feri, o li crostini?
Oppuro er pesce d’ogni qualità:
cefolo in grija, o vòi porpi affogati,
fritto misto, merluzzo e… baccalà?!.
Dammi la forza
Annie Cagiati
Signore,
dammi la forza di sopportare
la sofferenza degli altri.
Di vedere, ogni giorno,
solo sofferenza intorno a me.
E di continuare a vivere.
Intensamente, pienamente.
Vi sono momenti
in cui questa marea,
che non posso arginare,
mi sommerge.
Dammi la forza di vivere
con entusiasmo, generosità e gioia,
pur con la morte sempre davanti agli occhi.
La forza di credere,
cosciente della mia impotenza.
Di sperare,
immersa nella disperazione degli altri.
Di amare,
al di là delle devastazioni fisiche e morali.
Ma soprattutto, Signore,
dammi la forza di non irrigidirmi.
Di non chiudere il mio cuore
per impedirgli di sanguinare.
Di non abituarmi
alla sofferenza degli altri.
Dolorosi ricordi
“Beati i costruttori di pace" Mariella Teti
Sembra il cuore
non reggere
il peso dell’angoscia,
e sorrisi a simulare la pena.