Quello che ci porta
da “Poesie di Dominick Ferrante
Sentendomi un giorno più vuoto
dell’inutile pesantezza dello stato
delle cose poco più utili dell’inutilità
dell’essere ormai freneticanti addosso ai passi
delle ore che scalciano dietro le mode
di nulla, ulla, lla:
la mia testa è esplosa.
Via in mille pezzi, mille posti.
Più vuoto che mai ho capito:
scomposti in unti biglietti vaghiamo;
per intuire tutto. Non capire niente.
Spalmati di cosmica superficialità,
sfiliamo col nostro abito più bello
cercando gli occhi finiti, dove?
Fu di un momento
Elena Salvatori Ferrante la mamma di Dominick
Fu di un momento
quel buio profondo.
Né s'ode più poi
dal cupo fondale
l'urlo di sogni inabissati,
briciole ormai
d'aria assordata
da ruggiti marini
spenti nel rantolo
di un dono d'amore.
Tutto tace
d'un tratto d'intorno
e al tocco del vento
ondeggian le note
di un canto ardito
d'un istante infinito.
Luce vibrante ora sei
nell'immenso,
e dolce il sorriso
accarezza
il sonno del tuo viso.
Er sacro colle Vincenzo Galli da “Roma romanesca
turistica e panoramica” Ed. Rugantino e Cassandrino
Sopra ogni pietra de ‘sto Colle ardito
c’è scritto un episodio. Ma lo strillo
fatto ar sor Brenno er Gallo da Cammillo
l’eco, pe’ nun scordasse, l’ha scorpito…
“Nun se frega er santaro, m’hai capito?...
cor fero e no co’ l’oro, sor mandrillo,
se difenne la Patria!...” Manco a dillo,
er Gallo fu sfrattato da ‘sto sito…
Quell’episodio fu un esempio tale
che dar giorno d’un’epoca più antica,
ogni romano ha fatto talecquale…
Marc’Aurelio, allisciannose la chioma,
ar Brenno d’oggi pare che je dica:
“Musiù, monta quassù che vedi Roma!...”
Telefono da “Preghiere” di Quoist
Ho appena riagganciato; perché ha telefonato?
Ah! sì, Signore… ci sono.
Fatti sta che ho parlato tanto e ascoltato ben poco.
perdonami, Signore, ho fatto un monologo e non ho dialogato.
Ho imposto la mia idea e non ho scambiato.
Perché non ho ascoltato, non ho imparato nulla;
Perché non ho ascoltato, non ho portato nulla;
Perché non ho ascoltato, non ho comunicato.
Perdonami, Signore, perché non ero in comunicazione,
Ed ora siamo tagliati.
La Rubia Dada
(all’amica Antonella)
L’uomo dai capelli lucidi
Non sa che la Rubia
È una rosa rossa
E fili d’oro
Tra le sue braccia.
Scorrendo
Come un fiume scuro
L’uomo si muove felino
Sul marciapiede
E la sua donna
È una rosa rossa
Che lui avvolge
Con gli occhi chiusi.
Ballano
Un fiore e una pantera.
La Boca manda afrori
Fra i muri umidi
E le voci nella strada
Accompagnano il tango
La Rubia tanghera
È una rosa rossa
Che sboccia
Nella notte calda di Buenos Aires
E l’uomo dal pelo lucido
Si muove felino
E non sa che a La Boca
Anche le rose camminano.
La Boca: quartiere popolare di Buenos Aires