Il Natale Francis Thompson
Poeta inglese. Per un certo tempo, condusse un'esistenza miserabile, facendo anche uso di oppio. Più tardi si riscattò. Visse gli ultimi anni in povertà e morì di tisi. Volle essere – come egli stesso disse – “il poeta del ritorno dell'uomo a Dio”
Il sole acceso calava
dietro i monti di Giuda:
lungo la valle nuda
il vento mugolava,
ma sul colle alto Betlemme
radiava come gemme.
Stanchi senza parole
montavate. Sparve il sole
nel silenzio, e mentre annotta
non albergo, una grotta
trovaste, e Tu Maria
dicesti: Così sia!
Su rozza paglia stavi,
sonno ti prese… Sognavi
che ti nasceva Gesù.
Trangosciata ti svegli, e ai tuoi piedi
In un mare di luce lo vedi:
così fu.
Soave come latte appena munto
era, e dentro un molto fino
odorato pannolino
lo involgesti
e a giacer lo ponesti.
Come uccelletto in nido
la sua boccuccia apriva
piccoletta quasi uliva:
punto freddo non sentiva:
i piedini e le manine sue
li scaldava l'asinello e il bue.
Giuseppe in rapimento
muto, le braccia in croce,
chino sul petto il mento,
adorava. Ma tu che voce,
che grido, o Maria, mettesti
quando aprì gli occhi celesti!
Mentre di te si nutre
attaccato alla mammella,
tu dalle chine ciglia
di felice ti nutri meraviglia.
Delizia t'è il fluire
del tuo latte:
per questo fanciullino biondo
sul ritmo del tuo batte
il cuore del mondo!
Per te, o Beata,
il cielo ha la terra baciata.
Gesù è la lampada accesa
sulla porta del Paradiso.
L'universo è d'amore una canzone,
l'odio è un cane rognoso e sperso
che non trova padrone.
Godi gli attimi divini!
le pietre squillano, e gli spini
armano fieri.
La carovana
non è lontana
dei re magi d'Oriente.
Scalpitio di cavalli si sente,
suon di pifferi, confuse
arie di cornamuse.
I re portano tesori
su cavalli bardati d'argento,
e i pastori a passo lesto
ingenui cuori.
Infanzia Dominick Ferrante da “Poesie” I Percorso
Tu mi chiedi i suoni?
Quelli no. Tempo insonoro.
Neanche le voci?
Forse, qualcosa, ma gli odori,
quelli sì, forti, sani,
e ognuno uguale mai.
Soprattutto sani.
Un senso, una meraviglia
Che nasce. Senza pianto e
nonostante sana.
Sul fronte orientale Georg Trakl
Ai selvaggi organi della tempesta invernale
somiglia del popolo l'oscura collera,
la purpurea onda della battaglia,
di stelle sfrondate.
Coi cigli infranti, argentee braccia
fa cenno ai soldati morenti la notte.
Nell'ombra dell'autunnale frassino
sospirano gli spiriti abbattuti.
Sterpaglia spinosa cinge la città.
Da sanguinanti gradini discaccia la luna
le atterrite donne.
Selvaggi lupi irruppero attraverso la porta.