Signore
Signore, io mi sono allontanata
lungo sentieri viscidi di pioggia.
Signore, io mi sono dissetata
in acque cupe di torrenti in piena.
Signore, io mi sono addormentata
sull’orlo fosco di un dirupo nero.
Signore, il mondo mi ha deluso,
gli amici mi hanno tradito,
il cuore è tagliuzzato...
la mente invoca esausta il tuo perdono,
ma il corpo giace inerte
ad aspettare
che Tu lo risollevi,
che Tu lo aiuti ancora a camminare.
Vecchi versi
Inediti Dino Campana
(San Petronio. Bologna.) ……
Le rosse torri altissime ed accese
Dentro dell'azzurrino tramonto commosso di vento,
Vegliavano dietro degli alti palazzi le imprese
Gentili del serale animamento …….
Esse parlavano lievi e tacevano; gli occhi levati
Invan seguendo la scìa sconosciuta nell'aria
De le parole rotte che il vicendevole vento
Diceva per un'ansia solitaria.
Via Veneto
da “Roma romantica, turistica e Panoramica”
di Vincenzo Galli
E’ la via cosmopolita de Roma
tutt’aiole e caffè da cima a fonno.
qui s’intrecceno voci in ogni idioma
de le lingue parlate in tutt’er monno …
E’ affollata de gente … policroma,
ciovè d’ogni colore: dar più bionno
a quello nero; quello giallo – croma;
da l’affarista ar tipo gabbamonno …
Fortuna che, da l’arabo e tedesco,
appena semo a piazza Barberini,
ritornamo ar dialetto romanesco.
Poi te sarvi dar Bar de li … strozzini:
la fontana de l’Api dà er rinfresco
d’acqua … inchinata, senza li quatrini.
Fiamma d’amore
Da “Magnificat” di Alda Merini
Gesù è una fiamma d’amore,
lui purificherà il mondo,
brucerà le scorie del dolore,
ma per fare questo, figlio,
abbiamo patito sopra un legno ignudo
senza vesti
trafitti da misere spade.
Il tuo è un dolore di carne,
il mio è un dolore dell’anima.
La mia anima urla, Gesù,
le mie carni soffrono.
Ridatemi le spoglie del mio bambino.
Non l’avessi mai visto correre per i prati,
non l’avessi mai sentito gridare dalla gioia,
non avessi mai incontrato il suo volto
così beato,
da rendermi beata tra le genti.
Il velo
Norma Viscusi IV premio
Se solo osassi
attraversare l’invisibile,
squarciando il velo che m’avvolge …
parvenza multiforme
e variegata d’un’idea
che si nasconde
e pare non ci sia …
Quali altri universi scoprirei?
Cosa vi è
oltre l’immagine?
Abito fenomenologico
di corporeità limitata
eppure affamata
inquieta
ipersensibile …
Risucchia a tratti
dall’ombra di una porta
che si apre nella vita stessa …
Irresistibile richiamo,
profumo di chimere …
ed impedita all’un tempo
da pesantezze e sciocchezze
del banale esistere:
pigrizia stagnante
e mortale,
caduta senza volo,
desio mortificato
e calpestato,
desio chiuso al buio.
Apritevi ali,
spiegatevi o vele,
solcate
gli infiniti spazi dell’immenso.
Inebriatevi
del tutto
e dell’oltre.
Il tempo è breve
e il pianto,
col suo buio
sta in agguato.