Ombre che gettano luce
Da “Magnificat” di Alda Merini
Voi siete ombre che gettano luce,
voi siete ombre scintillanti,
e anche nelle notti le montagne
brillano della vostra presenza.
Voi siete il vulcano di Dio,
le vostre ceneri si sperdono ovunque
e siete morti e l’amore,
e siete morti e risuscitati,
e siete morte e risurrezione,
ma siete anche la grande vendemmia
dell’eterno sorriso.
Siete voi angeli
che persuadete l’uomo a diventare sogno,
che spingete l’uomo verso l’amore.
Ma l’uomo si ferma,
guarda il proprio simile
e prova la vecchia passione
del suo principio.
E lì l’uomo si perde.
Allora voi irrorate le ali
dell’innamoramento di sangue
e lo fate patire
finché l’uomo procede
verso la visione di Dio.
Se l’uomo piange per amore
voi capite che ha sbagliato la strada
e lo togliete dal fango.
Se l’uomo cerca lo Spirito
voi sapete che sbaglia
perché lo Spirito è l’eros di Dio.
Se l’uomo cerca l’anima
voi lo abbattete
perché è un albero in più.
Ma se l’uomo cerca il Signore
voi lo prendete per mano
Preghiera
Inedita. Maria Grazia Zagaria.
Potenza d’Amore,
Luce nel buio,
Bene dell’Anima,
Porto sicuro.
Padre Divino,
colma del Tuo alito
i cuori deserti di te;
Volgi a noi
il Tuo sguardo pietoso.
Dà forza
a chi non sa piangere,
a chi
non grida il suo dolore.
Speranza di Vita,
donaci pace,
Tieni per mano
il vagabondo senza mèta.
Di Te, Spirito soave,
portiamo nei cuori l’impronta.
A Te chiediamo Misericordia,
il dono di Carità,
dell’Accoglienza
ed il calore
del Tuo abbraccio Amorevole.
Uno de li tanti episodi
da “Roma romantica, turistica e Panoramica”
di Vincenzo Galli
Bruto e Cassio, li celebri caini
che pugnalarono Cesare, quer fiero
conquistatore, è stato un punto nero …
ma je sartorno in aria l’artarini!.
Portate le centurie a li confini
indove Marc’Antonio, gran guerriero,
già l’aspettava … Senza arcun mistero
je fece, dice: “Embè?... Brutt’assassini!
Mo che volemo fa? …” “Arza li tacchi!”
Je risposero quelli – E lui: “Sinnò?...”
“Sinnò dipennerà da dove attacchi…”
“La guera mia è una guera senz’ingrippi
Ve dico pure dove attaccherò:
si ve convié… vedemose a Filippi!...”
Il tormento dell’uomo
Da ”Poesie” Gualtiero Giovando
Quanto tormento nelle caverne!
Prima il fuoco, la ruota, la leva;
poi l’uomo ha contato le stelle
con l’astrolabio; poi Newton con
gli sferici specchi; oggi i giganteschi
orecchi che sentono i quasars lontani.
E guardando al cielo, ha elevato come
Preghiere: torri, piramidi, palazzi di vetro.
E guardando lontano sulla sua terra,
ha snodato nastri d’asfalto dalle morbide curve,
Sospesi a volte su arditi piloni e stupite campate.
Ha imbrigliato fiumi sbarrandone il corso
Con dighe, di ferro e cemento, per fare corrente,
portata lontano e gli elevati tralicci sono
il simbolo di una società operosa.
L’uomo ha prodotto di tutto; ha scoperto i polimeri,
il laser, i semiconduttori.
Che ansi di comunicare da Guttemberg,
al rotocalco, dai pittori ai fotografi,
con la radio, i telefoni, la televisione.
Ma dalla clava bitorzoluta
È passato ai cannoni, ai missili;
dalla polvere pirica alla bomba ai neutroni.
Cosa fa la paura!
Gli antibiotici, antisettici, insetticidi, erbicidi,
fungicidi, spermicidi, la pillola.
Ma con tutti gli sforzi e i tormenti,
c’è ancor agente che muore di fame
occorre più riso, occorre più pane.