Domani canterò Sergej Esenin
Svegliami domani presto,
o madre mia paziente!
Andrò sulla strada oltre il poggio,
ad incontrare un caro ospite.
Svegliami domani presto,
la luce accendi nella nostra cameretta.
Dicono che diventerò fra non molto
un celebre poeta.
Te canterò, l’ospite,
la nostra stufa, il tetto, il gallo…
E sui canti miei il latte
si verserà delle tue fulve mucche.
Roma romanesca… (Vincenza Galli)
“Roma Romanesca turistica e panoramica Ed. Rugantino e Calandrino)
Da Ponte quattro capi, ovverosia
Ponte Fabricio, se trovamo presto
su Ponte Cestio; attraversamo questo
e semo ar centro de la… Roma mia.
C’è Trastevere bella, sciccheria!...
Qui, forestiero mio, cambiamo… testo:
me sento un languorino manifesto
ch’io chiamerebbe fame… d’agonia!
Nun so si hai fatto caso ch’er cannone,
che spara mezzogiorno dar Granicolo,
cià invitato da un pezzo a… colazione.
Colazione che noi chiamamo pranzo.
E qui dovunque vai: piazzetta o vicolo
de siti adatti ce ne so’ d’avanzo.
Milano, agosto 1943
Salvatore Quasimodo
Invano cerchi tra la polvere,
povera mano, la città è morta.
E’ morta: s’è udito l’ultimo rombo
sul cuore del Naviglio. E l’usignolo
è caduto dall’antenna, alta sul convento,
dove cantava prima del tramonto.
Non scavate pozzi nei cortili:
i vivi non hanno più sete.
Non toccate i morti, così rossi, così gonfi:
lasciateli nella terra delle loro case:
la città è morta, è morta.
Esempio Dominick Ferrante “Poesie”
Sai quei giorni di marzo,
che l’aria scalcia come un bimbo,
e non la finisce più…
Uno di quelli pomeriggio. Passeggio.
Dal ponte il rio sfoggia
mille piccole gemme,
un manto che scintilla.
Sei pesci (fra cemento e un filo d’acqua)
sdraiati, con le occhiaie da sole
placcate in Dash,
s’abbronzano a pancia stecchita.
Stanno lì.
Sopra la calce, sotto i miei occhi,
a seccare la faccia
tutti fermi, come al mare;
con l’obrellone piantato sul cuore.
Perché il dolore? da “Posso giocare” di Margherita Faustini
“Zia ho deciso di non venire più a trovarti,
so che un giorno morirai”.
“Adesso ci sono e possiamo tenerci compagnia”
“Non voglio soffrire,
ho già pianto tanto per il nonno…”
“Un giorno lassù staremo tutti insieme
e per sempre.”
“Perché dobbiamo provare tanto dolore
prima di riunirci in cielo?”
“Per iniziare una vita nuova
vicini a Dio.”
“Non riesco a capire…”
“Col tempo ti aprirai al mistero.”
“Il mistero è la morte?”
“E’ la vita.”
Mattutino da “Stupore di Mariella Teti
Al primo lucore,
timido, s’ode un trillo,
timoroso di svegliare il silenzio.
Prendono forza altri canti
altri richiami.
al fine è tutto un inno.
Il creato innalza
la sua preghiera mattutina.