La coscienza del mondo Jaroslav Smeljakov
da “…come una volta mi darai la mano” di Luigi cantucci Ed Mursia
Mia buona mamma, buona e generosa.
Tu prova un giorno, coronato o storpio,
a preservarti a lei
per vantare fortuna od affogare
la tua tristezza,
Ti darà il tè, ti appresterà la cena,
saprà ascoltarti:
e per la notte ti sistemerà
tu nel suo letto, lei là sul baule.
Vecchia mia! Ne ha vedute
d'ogni colore.
Offese inganni insulti ha conosciuto:
ma la lezione non l'è valsa a niente,
Spenti i fanali, le finestre buie,
da noi soltanto, fino a notte tarda,
ancora splende un lumicino allegro.
E' lei, sopra una lettera
curva. Niente si scorda.
Non sa cos'è pigrizia,
risponde a tutti in ogni direzione.
Con uno pena, con l'altro gioisce.
La coscienza del mondo è la mia mamma.
Veglia a lungo sui fogli, scostando il ciuffo grigio
(per riposare è sempre troppo presto),
non chiude gli occhi stanchi,
per riscaldare i vicini e i lontani
col vispo fuoco della sua bontà.
Ha un saluto per tutti, vorrebbe tutti amici
e combinare nozze fra quelli che conosce.
Sogna di averli tutti intorno alla sua tavola
e lei, come di troppo,
silenziosa in un angolo a seguire
il chiasso della festa.
Vorrei trovare sempre
un'intesa con te; vorrei lisciare
le tue piccole rughe.
Ed è per questo forse
che scrivo poesia,
mamma: perché nella mia forza d'uomo
ti porto dentro al cuore
come tu m'hai portato
dentro di te.
Respiro (da “Stupore” di Mariella Teti
Tu dormi, il tuo petto
obbedisce al respiro,
s'innalza e si abbassa
come onda,
come l'onda muove il mare,
come il vento scuote
le chiome della foresta.
Lo Spirito di Dio
aleggiava sulle acque,
dava vita alla terra,
il soffio vitale è nell'uomo.
Tu dormi tranquillo,
il tuo respiro
ora lieve, ora pesante
canta la sua canzone alla
vita.
Fata (da “Incompiutoggini di Dominck Ferrante)
Vieni, vieni con me.
Ti offrirò sandali zuccherati su sentieri di pace.
Il profumo del mare e la schiuma dell'onda,
la calma, la sabbia che tutto circonda…
ti offrirò quadri di uccelli
e il loro canto ancora più alato, lieve
scioglierà miele nel tuo sangue greve.
Non più pene né domande
libera! Palmi aperti che non stringono niente;
leggera accarezzi: soffice respiro.
Sei tu il vento. Vieni, volerò con te,
impareremo ad alzare la testa
nessuno sopra di noi,
da quassù tutte mosche quegli eroi.
Scale dorate di montagne incantate
il fumo bianco delle cascate
per i nostri occhi condotti, sedotti.
Vieni, vieni con me.
Ti offrirò solo i sogni più belli,
quelli che non si ricordano mai.
Il ritorno del mendico (Heinrich Heine)
Illuso folle, un dì ti abbandonai,
volevo andare fino in capo al mondo
tentando se trovassi mai l'amore
per abbracciarlo con tutto il mio amore.
Cercai l'amore per tutte le strade,
tesi le braccia ad ogni porta chiusa
mendicando elemosina d'amore,
ma non ebbi che beffe, odio, disprezzo.
E sempre erravo in cerca dell'amore,
in cerca dell'amore, e sempre invano,
finché tornai a casa, triste e stanco.
Ed ecco, mi venisti incontro, e vidi
brillare nei tuoi occhi il dolce amore
che così a lungo ero andato cercando.