Juan Boscàn
Per gli ispanisti e gli studiosi del '500 in genere, il nome di
Juan Boscàn (1495 circa - 1542) è quello di un grande
mediatore tra Italia e Spagna. E' grazie alla sua splendida traduzione
del "Cortegian" di Baldassar Castiglione se i connazionali
presero ad apprezzare i più saldi principi, morali e comportamentali,
del Rinascimento italiano. Anche la poesia del Petrarca trovò
in lui un estimatore e, nel senso alto del termine, un divulgatore.
Boscàn fu tuttavia uno schietto lirico "in proprio":
presago, nelle poesie più genuine, di non aver avuto in
dono dal destino una vita longeva.
Troppo effimera è la quiete dell'uomo Juan Boscàn.
Liriche scelte,
a cura di G. Curavaggi. Einaudi Torino 1971
Come al finir di tempestoso giorno
la sera chiara appare deliziosa,
e all'uscir della notte tenebrosa
lo splendore del sole ci rallegra,
così l'anima mia,nel suo soffrire,
per la sera del bene è sì gioiosa,
che si ripaga, se un'ora riposa,
di tutti i suoi affanni precedenti.
Ma a vile prezzo non è questo bene:
costa cara la forte medicina
e, peggio, la si deve pagar subito.
E' come il riposare d'un viandante
che si sofferma all'ombra un breve tratto,
per ritornare presto ancor più stanco.
Alice Meynell
Wilfred e Alice Meynell furono una coppia di coniugi molto attivi
nella diffusione, in ambito letterario, di quello che è
stato definito l'anglocattolicesimo del secondo Ottocento. Lui,
giornalista ed editore, aiutò molto, ad esempio, il tormentato
e solitario Francio Thompson. Il sonetto di lei, che abbiamo trascelto
e tradotto, declina, con trascolorante malinconia, il tema dell'inarrestabile
brevità della vita. Ma, negli ultimi versi, c'è
un accenno che quella brevità riscatta: ad una chiamata
benedetta, ad una cooptazione estrema e rigenerante.
Vita mia, perché vuoi andartene
? A. Meynell, Poems
Burns e Oars,
London 1923, trad. Del curatore
La tua vita è come un breve giorno d'inverno,
un triste sole vi sorge tardi per presto tramontare;
sei appena giunta - perché vuoi andartene,
per far sera di ciò che sarebbe mezzogiorno?
La tua vita è come un piccolo flauto che si lamenta
molto molto lontano, oltre quei salici;
molto molto lontano, e nulla ce ne resta
se non il ricordo d'una melodia, sopra la brezza.
La tua vita è come un pietoso congedo,
un pianto in sogno prima del risveglio.
Un Appello, cui solo ombre danno risposta.
Una Benedizione sospesa in un sussurro,
che non porta frutto oltre un consacrato,
un consacrato silenzio definitivo.
Cristina Campo
Timida eppure estremamente esigente, coltissima eppure disponibile
al dialogo con tutti: così ricordiamo Cristina Campo, che,
ci ha lasciato appena cinquantaquattrenne, nel 1977. Si chiamava
Vittoria Guerrini, era bolognese, si era formata a Firenze, era
vissuta a Roma. Scriveva a anni dalla morte: "
iscrivere
questi piccoli misteri crudeli della nostra vita nel cerchio cosmico
e divino dei Misteri assoluti".
Il passo d'addio Cristina. Campo,
La tigre assenza, Adelphi, MI 1991)
Devota come ramo
Curvato da molte nevi
Allegra come falò
Per colline d'oblio,
su acutissime lamine
in bianca maglia d'ortiche,
ti insegnerò, mia anima,
questo passo d'addio
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