EMERGENZE PLANETARIE Dada
La mia generazione fu testimone e protagonista, non sempre consapevole, di una grande rivoluzione culturale, sfociata nei moti del ’68, prima in Francia e poi è dilagata a macchia d’olio in Europa ed in tutto l’Occidente.
Gli ideologi del tempo erano intellettuali e filosofi, il cui pensiero influenzò intere generazioni. Ricordo bene quando non ci si sentiva “integrati” se non si conoscevano gli scritti di Sartre, di Mancuse, il cui “Uomo a una dimensione” divenne la bandiera della contestazione studentesca; e Wright il quale, con il suo libro “La rivoluzione sessuale” ha letteralmente trasformato l’etica ed il costume dagli anni ’70 in poi.
Famosi pediatri – pedagoghi dell’epoca, il dott. Spock in testa, insegnavano che il bambino andava educato in grande libertà, formando, in questo modo, generazioni di hyppies, o “figli dei fiori”, che inneggiavano alla totale libertà, (che presto divenne licenza), esaltando soltanto la musica, la droga e il sesso. Il motto di questa gioventù sbandata fu: “Faccio ciò che mi piace”. Questi ragazzi volevano la pace e non la guerra, ma intanto in tantissimi si autodistruggevano con il consumo smodato di droga.
Le famiglie iniziarono a risentire pesantemente di questa radicale contestazione, e cominciarono a sfasciarsi: i figli si ribellavano a qualsiasi regola loro imposta e molti giovani scappavano di casa, andando a vivere nelle “comuni”. I genitori perdevano la loro autorevolezza, anch’essi influenzati dal dilagare del pensiero debole.
La nuova religione cominciava ad avere un nome: New Age. Nelle intenzioni, puramente idealistiche, si doveva dare inizio ad una nuova era di pace e di libertà.
In realtà il disordine regnava sovrano: disordine morale, in cui nessuna regola, retaggio e preziosa memoria di tradizioni del passato, veniva più riconosciuta, né in famiglia né nella scuola né nella società civile in generale. Non c’erano più prospettive future e neanche rispetto per le regole ed i legami sociali; si arrivò ad un individualismo disperante, anticamera della depressione. Il gruppo in realtà non era una forza, ma uno stato di aggregazione, per affermare una propria fasulla identità, fondata sull’assenza di ideali. Tutto doveva essere facile da raggiungere; la cultura nelle università si riduceva ad un “voto politico”, acquistato con il disimpegno di gruppo.
E così la sessualità, dissacrata e banalizzata, fu ridotta a puro esercizio per soddisfare un mero bisogno fisico e una moda. La musica rock fu la bandiera dei giovani hyppies, enfatizzata da gruppi musicali, divinizzati dai giovani “figli dei fiori”, che deliravano per i loro beniamini, elevati a modelli. “Io sono Gesù Cristo”, disse uno dei Beatles, pubblicamente.
Non si pensava al futuro e alle conseguenze di questo disordine: tutto era all’insegna della licenza. Questa smodatezza e questo arbitrio nei costumi e nelle attività sociali, influenzò naturalmente anche la politica. Si parlò di “conquista”, quando fu legalizzato l’aborto, mentre il divorzio arrivò anche in Italia.
L’era della tecnologia si fece strada in questo contesto sociale con la diffusione sempre più massiccia dei “media”, che esaltavano, e molti esasperavano, la cultura del tempo. Per i furbi fu un “business” ed i giovani non si accorsero di diventare uno strumento per arricchirli. Tutto allora fu finalizzato al potere di pochi: le potenti multinazionali dell’informazione e della tecnologia la fecero da padroni, e così pure la potente criminalità organizzata, che diffuse droga e morte.
Cominciò il vero degrado della società. Oggi si è toccato il fondo: la nostra società è profondamente malata; si può parlare di follia collettiva.
L’uomo senza morale distrugge se stesso e l’ambiente in cui vive; la coscienza conosce un sopore che pare senza ritorno. Viviamo in una società comatosa, malata nell’anima. L’uomo non sa più amare.
Le conseguenze di questo disastro morale planetario, creato dalla follia umana, si riscontrano nell’ambiente in toto, in modo preoccupante per la sopravvivenza della collettività.
Esse si palesano ormai attraverso quelle che Zichichi, con la chiarezza e il rigore espositivo che lo contraddistinguono, chiama EMERGENZE PLANETARIE.
Vediamone una che letteralmente riporto dal libro di Antonino Zichichi: “Scienza ed emergenze planetarie” pagg 157-159 IIIed. BUR scienza 2004
AIDS
Sembrava che l’alba del Terzo Millennio dovesse rappresentare l’inizio di un’era nuova nella Medicina. Un’era caratterizzata dalla fine delle grandi epidemie: finalmente tutte debellate. Covava invece un focolaio ignoto a tutti. Focolaio che doveva manifestarsi attraverso un campanello d’allarme molto strano: nel 1980 il consumo di un certo tipo di medicinale, in grado di curare una malattia molto rara, era diventato eccessivo nella città di New York. E’ così che, per la prima volta, l’epidemia dell’AIDS si manifesta come malattia nuova. Nel 1983, viene scoperto all’Istituto Pasteur di Parigi, dal prof. Luc Montaignier, il virus responsabile di questa terribile malattia. Questo virus è il cugino del primo “retrovirus” umano scoperto - tre anni prima, nel 1980- a Bethesda, nell’Istituto per le Ricerche sul Cancro, dal Professore Robert Gallo. Il virus scoperto da Gallo provocava diversi tipi di leucemia. Questi due virus formano la famiglia dei “retrovirus”, la cui proprietà essenziale è di integrarsi nel patrimonio genetico dell’ospite, che non può quindi eliminarli più.
Il virus dell’AIDS distrugge le cellule che sono la chiave di volta del nostro sistema immunitario e che si denotano con il simbolo T4. La distruzione di queste cellule non permette più ad un organismo di difendersi da germi banali. Si sviluppano così infezioni di vario tipo, dette opportuniste, e che sono specifiche dell’AIDS.
Il virus dell’AIDS detto HIV {Human Immunedefìciency Virus) si trasmette per via sessuale, per scambi di sangue, e da madre a figlio. Il numero di persone infette nel mondo si aggira sui quindici milioni con circa il dieci per cento di vittime. All'alba del Ventunesimo Secolo gli specialisti pensano che ci saranno cento milioni di sieropositivi, dieci milioni di morti e diversi milioni di bambini orfani. Come può la Scienza rispondere a questa Emergenza Planetaria? Si è visto che le varie medicine antivirus, peraltro tossiche, hanno effetti limitati, in quanto il virus diventa presto resistente. Il vaccino appare come l’arma ideale. Purtroppo anche qui ci sono difficoltà. Questo virus infatti ha un tasso di mutazione genetica estremamente elevato. Non soltanto cambia da regione a regione, ma anche tra individui diversi e addirittura nello stesso individuo. Ecco perché è difficile mettere a punto un vaccino contro questa «Idra dalle mille teste». Pur tuttavia, si sono fatti enormi progressi nel capire i dettagli del meccanismo molecolare in gioco quando il virus attacca le cellule bersaglio del nostro sistema immunitario.
Al di là delle tematiche di natura scientifica, questo virus pone problemi nuovi alla nostra coscienza individuale e collettiva. Da un lato, ci deve essere l'alto senso di responsabilità individuale dei sieropositivi per non trasmettere questo virus: sicuro portatore di morte. Dall'altro lato, è necessario un nuovo spirito di solidarietà umana che ciascuno di noi deve sentire per coloro che sono vittime dì questo dramma. A livello di Società, è necessaria la riscoperta di quei valori che sono sempre stati alla base del vivere civile. Una riscoperta che - secondo il grande epidemiologo, professore Guy de Thè - trova nell'Estremo Oriente i segni evidenti della sua validità. Laggiù la Società Civile ha il predominio sul diritto individuale. Mentre in Occidente, il diritto dell'individuo vince sul bene comune. È necessaria una riflessione, a livello planetario, sull’etica indispensabile per assicurare la difesa dei diritti individuali in comunione con il bene della collettività. Tutto ciò senza nulla togliere all'impegno scientifico che va condotto sia in laboratorio sia sul campo.
È su queste basi che il Worid Lab ha dato vita a un progetto per una serie di lavori - in diverse aree dei mondo e in particolare in Africa - sui molteplici aspetti virali ed epidemiologici dell’AIDS. L'importanza dei lavori sul campo è dovuta al fatto che è soltanto seguendo gruppi di sieropositivi, che si può intervenire nel modo più efficace al fine di rallentare il decorso della malattia. E capire quindi se è possibile scoprire metodi nuovi onde evitare che essa esploda nei portatori sani.
Tutto ciò va fatto in parallelo con gli studi sui vaccini. Infatti, in Africa l’epidemia sta assumendo proporzioni catastrofiche. Ma anche l'America del Sud, il Sud-Est Asiatico e l'Europa dell'Est sono diventate zone a rischio. Un po' ovunque nel mondo è nata una forte volontà per combattere l'AIDS. Purtroppo, l’Africa mostra un atteggiamento quasi fatalista nei confronti di questa malattia. Dai paesi del Terzo Mondo arrivano appelli disperati per una collaborazione efficace, nei laboratori è sul campo, affinché la Ricerca Scientifica dia un impulso nuovo per bloccare questa tremenda minaccia. È un appello che deve essere raccolto non soltanto dalla Scienza ma da tutta la Società Civile.