“NELLA SPERANZA SIAMO STATI SALVATI” (Rm 8,24) Dada
Inno a Dio Creatore (Sal. 103)
Benedici il Signore, anima mia, Signore, mio Dio, quanto sei grande!
Rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto. Tu stendi il cielo come una tenda,
costruisci sulle acque la tua dimora, fai delle nubi il tuo carro, cammini sulle ali del vento;
fai dei venti i tuoi messaggeri,delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.
Hai fondato la terra sulle sue basi, mai potrà vacillare.
L'oceano l'avvolgeva come un manto, le acque coprivano le montagne.
Alla tua minaccia sono fuggite, al fragore del tuo tuono hanno tremato.
Emergono i monti, scendono le valli al luogo che hai loro assegnato.
Hai posto un limite alle acque: non lo passeranno, non torneranno a coprire la terra.
Fai scaturire le sorgenti nelle valli e scorrono tra i monti;
ne bevono tutte le bestie selvatiche e gli ònagri estinguono la loro sete.
Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo, cantano tra le fronde.
Dalle tue alte dimore irrighi i monti, con il frutto delle tue opere sazi la terra.
Fai crescere il fieno per gli armenti e l'erba al servizio dell'uomo,
perché tragga alimento dalla terra:
il vino che allieta il cuore dell'uomo; l'olio che fa brillare il suo volto
e il pane che sostiene il suo vigore.
Si saziano gli alberi del Signore, i cedri del Libano da lui piantati.
Là gli uccelli fanno il loro nido e la cicogna sui cipressi ha la sua casa.
Per i camosci sono le alte montagne, le rocce sono rifugio per gli iràci.
Per segnare le stagioni hai fatto la luna e il sole che conosce il suo tramonto.
Stendi le tenebre e viene la notte e vagano tutte le bestie della foresta;
ruggiscono i leoncelli in cerca di preda e chiedono a Dio il loro cibo.
Sorge il sole, si ritirano e si accovacciano nelle tane.
Allora l'uomo esce al suo lavoro, per la sua fatica fino a sera.
Quanto sono grandi, Signore, le tue opere!
Tutto hai fatto con saggezza, la terra è piena delle tue creature.
Ecco il mare spazioso e vasto: lì guizzano senza numero animali piccoli e grandi.
Lo solcano le navi, il Leviatàn che hai plasmato perché in esso si diverta.
Tutti da te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno.
Tu lo provvedi, essi lo raccolgono, tu apri la mano, si saziano di beni.
Se nascondi il tuo volto, vengono meno, togli loro il respiro,
muoiono e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra.
La gloria del Signore sia per sempre; gioisca il Signore delle sue opere.
Egli guarda la terra e la fa sussultare, tocca i monti ed essi fumano.
Voglio cantare al Signore finché ho vita, cantare al mio Dio finché esisto.
A lui sia gradito il mio canto; la mia gioia è nel Signore.
Scompaiano i peccatori dalla terra e più non esistano gli empi.
Benedici il Signore, anima mia.
Il Salmo 103 mi ha immerso l’anima in una sorta di ineffabile piacere. E’ stato per me come passeggiare in una sorta di paradiso terrestre, dove la pace e l’armonia regnano sovrani: tutto è perfetto e fatto da Dio a misura delle creature che lo abitano.
E’ un meraviglioso inno alla vita! La descrizione di quanto Dio ha creato si presenta quasi come un grande affresco, dove alla dinamica dei colori si accompagna il movimento delle acque sorgive, lo scorrere dei fiumi, il suono armonioso del canto degli uccelli. Ecco ora il verde delle erbe – colore della vita -, erbe poste da Dio nella terra, per saziare uomini e animali e da cui trarre energia e forza, per trasmettere a sua volta la vita. Il Signore offre lo spunto, la sua scintilla divina, affinché l’uomo possa continuare nell’opera creatrice. Tragga l’uomo dal vino un cuore lieto, dal pane il suo sostentamento e il suo vigore! E così siano le rocce riparo per gli animali, come pure le tane scavate nella terra!
Il giorno e la notte si alternino, come le stagioni, prodighe dei loro frutti, e l’uomo ne possa trarre beneficio, per la propria sopravvivenza e quella dei suoi discendenti!
Tutto nel salmo esprime armonia e amore!
La vita del tempo era scandita da ritmi sapienti e l’uomo era comunque peccatore, ma riconosceva il proprio peccato, sapendolo chiamare per nome.
La rubrica di cui mi occupo quest’anno, con la denuncia angosciante delle emergenze ambientali e morali, contrasta veramente molto con quanto ci dice il salmista, nel suo contemplare le bellezze del creato e la presenza di Dio in tutte le cose. Oggi l’uomo pensa di fare a meno di Dio e quindi ripone la sua fiducia in cose caduche ed effimere, seppure talvolta molto allettanti. Senza Dio egli non può più provare senso di riconoscenza e rispetto per ciò che il Creatore ha posto amorevolmente a sua disposizione. L’uomo non può più conoscere umiltà e sottomissione rispettosa a Dio, se questo Dio gli è indifferente se non inutile.
L’uomo di oggi non conosce la speranza, cioè l’attesa fiduciosa di ciò che trascende la sua vita su questa terra, ma che proprio attraverso questa ed il modo con cui interpreta e vive, può raggiungere alti livelli di purificazione, tanto da trovare motivo di fede, d’amore e di riconoscenza verso Dio Creatore. Questo Dio Padre, celebrato e infinitamente amato dal Figlio Gesù, che “apre le sue mani” e sparge sulla terra l’abbondanza della Sua grazia, da molti non è più riconosciuto. Le creature di questo nostro Pianeta e l’ambiente in cui vivono, con le meraviglie delle sue montagne, lo scrosciare dei fiumi, con i mari estesi, le erbe, gli alberi e i loro frutti, l’aria che si respira, rischiano l’avvelenamento se non l’estinzione, a causa dell’inquinamento ambientale, voluto e perpetrato dall’insipienza dell’uomo.
Ma l’uomo deve ricordarsi che ha in Dio salvezza e in Lui deve sperare. L’uomo può e deve – coltivare la speranza nel suo cuore e in tutto ciò che può manifestare nella propria vita terrena. Senza la fede, che è anche speranza, l’uomo non avrebbe ragione di vivere e distruggerebbe se stesso. La speranza deve fondarsi su qualcosa di concreto, Dio lo sa, e ci ha dato il Figlio, che è il pilastro della nostra speranza. Nel Figlio il Padre ha posto concretamente nel mondo lo specchio di Sé e Gesù ci ha indicato la Via da percorrere - su questa terra – perché la speranza si concretizza nella vera Vita – la Vita in Dio Creatore – con azioni e parole di Verità.
La fede, esclusivamente riposta nel progresso e nella ragione umana, esplosa nel 1700 con l’Illuminismo di Voltaire e degli Enciclopedisti, si è sviluppata ancora nell’800 come “nuova forma della speranza umana”; essa è stata un punto di riferimento per molti uomini, tanto affascinante quanto devastante. Essi, infatti, hanno coltivato la loro speranza nello sviluppo tecnico, ovvero nell’uso spesso perverso della scienza, che nel ‘900 ha conosciuto le punte più alte.
Proprio all’inizio del secolo scorso si spostò la speranza soltanto nella politica e nell’economia e questo portò alle conseguenze che ben conosciamo, a partire dall’ideologia marxista, al materialismo sfrenato, per arrivare poi all’esistenzialismo e alle filosofie nichiliste.Le guerre devastarono intere regioni, inquinando la terra e gli animi dell’uomo.
E tutto questo fu chiamato “Progresso”.
Ora tutti paghiamo le conseguenze di ideologia e convincimenti, nati dalla mente di uomini che hanno escluso Dio e la speranza vera dalla loro vita. Viviamo in un mondo dove l’amore è cercato disperatamente, e non è più riconosciuto. Dov’è Dio se non nei nostri cuori? Dov’è il silenzio se non in Dio? Dov’è la nostra salvezza, la pace dell’anima se non nella contemplazione di Dio?
Torni l’uomo a cercare il Padre; come figlio prodigo riconosca umilmente i suoi errori e l’autorevolezza del suo Creatore, ami l’ambiente in cui vive e si ponga in atteggiamento di obbedienza felice di adempiere alla volontà del Padre, il quale mai è stanco di accogliere questo figlio ondivago e debole, smarrito e solo, povera creatura insipiente, incapace ormai di riconoscere la grandezza di essere figlio di Dio e partecipe della sua creazione.