PERICOLO DI OLOCAUSTO AMBIENTALE Dada
Approfitto di questo spazio per ringraziare ancora di cuore la mia amica Carmen che, un mattino dello scorso agosto, mi telefonò per chiedermi se poteva rubarmi un’ora del mio tempo: aveva una sorpresa per me. La cosa fu allettante e, pur con qualche senso di colpa (stavo aiutando un’amica a svolgere un lavoro urgente), accettai la sua proposta. Mi venne a prendere tutta allegra e mi portò sulla collina forlivese, ai bordi di un grande campo; qui lasciammo la macchina per fare un breve tratto di strada a piedi. Poi mi disse di chiudere gli occhi. Mi fidai subito di Carmen e camminai, non vedente, appesa al suo braccio per un po’. “Ora puoi aprire gli occhi”, mi disse. Che gioia, e che gran regalo mi stava facendo la mia amica. Ci trovavamo in un bosco, in mezzo ad un’ampia distesa tutta rosa di ciclamini selvatici! Guardammo ammirate tutto intorno: c’era la natura che ci avvolgeva amorevolmente, mi sentii molto bene e per questo ringraziai il Signore. Poi uscimmo dal bosco e Carmen raccolse dei funghi, che mi regalò con semplicità, generosa come sempre.
Qualche giorno dopo me ne tornai a casa in macchina, nel traffico delle autostrade intasate dalle auto, che portavano a casa loro gli italiani, dopo le grandi ferie di agosto. C’erano code interminabili ai caselli. Mi domandai se a qualcuno fosse venuto in mente di partire magari due giorni prima del previsto, per imboccare felicemente delle strade alternative e fermarsi nell’Appennino, a passeggiare nei boschi. Da questa esperienza, i bambini e le famiglie avrebbero tratto solo vantaggi in termini di salute psicofisica!
Ai caselli autostradali e sotto le gallerie i motori accesi delle auto, con l’aggravante del caldo, rendevano l’aria irrespirabile. Mi chiesi ancora una volta il perché di tanta indifferenza per i doni che il buon Dio ci ha fatto e ci fa quotidianamente in abbondanza. Dico: indifferenza, quando non c’è addirittura il disprezzo per l’ambiente in cui viviamo. Lo stato di salute del nostro Pianeta è allo stremo, a causa dell’industrializzazione selvaggia, e non solo: le guerre stesse sono altamente inquinanti.
C’è nell’uomo della strada tanta disinformazione, quando non addirittura dell’informazione distorta e deviante. proprio ieri mattina sentii per radio un sacerdote lamentarsi, perché la Scienza – diceva – ha portato un contributo nefasto a causa delle guerre, dove essa ha un ruolo di primo piano.
Invito perciò tutti a leggere il libro, da me in questa rubrica sempre citato, di Antonino Zichichi, scritto per smentire ciò che comunemente si crede sul ruolo della Scienza nella vita dell’uomo ed a fare un distinguo finalmente fra il ruolo della Scienza e quello della Tecnologia.
La disinformazione o la cattiva informazione, possono creare dei “mostri” e dei preconcetti molto dannosi e fuorvianti. Zichichi ha scritto dei libri proprio per informare in modo corretto e per dare consapevolezza su un concetto fondamentale: “le bombe chimiche e molecolari, l’industrializzazione selvaggia non sono legate allo sviluppo della Scienza: esse sono la tragica conseguenza di un’errata scelta di fondo”.
Eccovi intanto l’introduzione al libro: “Scienza ed emergenze planetarie” dello scienziato, e uomo di grande fede, Antonino Zichichi, che riporto letteralmente.
INTRODUZIONE
Purtroppo, al contrario di quanto si potrebbe pensare, non viviamo l'Era della Scienza. Se così fosse, non esisterebbe il pericolo di Olocausto Ambientale la cui radice è nelle Emergenze Planetarie. Queste Emergenze (schematizzate alle pagine 203-205) sono un insulto alla Scienza e alle sue conquiste. In effetti, stiamo vivendo una realtà paradossale della quale parleranno i nostri posteri come evento senza precedenti nella Storia dell'Umanità. A cinquemila anni dall'alba della Civiltà è successo qualcosa di veramente incredibile. Abbiamo corso il rischio di cancellare per sempre la vita dal pianeta nel quale siamo nati e viviamo. Per ciascun abitante della Terra eravamo riusciti ad accumulare cinquemila chili di tritolo equivalente. E un potenziale di bombe chimiche, tali da uccidere non i cinque miliardi e mezzo di persone che vivono con noi, ma almeno cento volte tanto. Grazie al crollo dell'Unione Sovietica abbiamo tirato un sospiro di sollievo, per via del fatto che la corsa agli armamenti ha perso la sua ragion d'essere. Però la radice del male è rimasta intatta. Questa radice è nel Paradosso che, purtroppo, caratterizza la nostra epoca.
Ecco il Paradosso. Quattrocento anni fa, grazie a Galileo Galilei, nasce la Scienza. Però, l'uomo invece di studiare le applicazioni tecnologiche della Scienza a scopi di pace e di progresso, le studia, con assoluta priorità, a fini distruttivi sempre più potenti e micidiali. Il risultato è: pianeta imbottito di bombe e disastri ecologici dappertutto. In questi studi tecnologici nefasti, accade che qualche strumento risulti utile anche a fin di bene, non perché lo si sia studiato a proposito, ma quasi per caso. Nella folle corsa verso il baratro dell'autodistruzione, qualche dettaglio è servito non a correre meglio, ma a rallentare quella corsa. Oggi ci troviamo con una Tecnologia di pace che batte di molte lunghezze tutte le conquiste tecnologiche dell'Era Prescientifìca. L'osservatore disattento potrebbe pensare che lo sviluppo tecnologico a scopi di pace sia stato voluto tanto quanto quello di guerra. Non è così. Le tecnologie di pace sono le briciole di un lauto pasto servito al tavolo della distruzione planetaria.
Il progresso scientifico ha portato l'uomo a capire molte cose: più di quanto i nostri antenati abbiano fatto nel corso dei cinquemila anni che precedono Galilei. Ne passeremo in rassegna le tappe salienti nel Capitolo Terzo. Qui ci limiteremo a una sintesi estrema dando uno sguardo al mondo che ci circonda: fiori, montagne, laghi, oceani, Luna, Sole, stelle, forme, sapori, colori. Capire l'immensa varietà dell'Universo è stato il sogno di tutti i pensatori. Di tutte le Civiltà. Ma è soltanto oggi che noi riusciamo a porre questo sogno su basi di assoluto rigore scientifico, grazie alle conquiste della Scienza Galileiana in questi ultimi quattrocento anni. Conquiste che ci portano a una formidabile conclusione: l'immensa varietà dell'Universo nasce da una e una sola Forza Fondamentale della Natura.
Le bombe chimiche e nucleari, l'industrializzazione selvaggia, non sono legate allo sviluppo della Scienza. Esse sono la tragica conseguenza di un'errata scelta di fondo. Quella che fissa le priorità, a ciò che deve essere studiato con scopi applicativi. L'esistenza di un Impero (ex-Unione Sovietica), fondato sulla violenza politica, costringeva anche i paesi liberi e democratici a scelte obbligate. Scelte che ricalcavano quelle imposte dalla violenza politica che imperversava su vastissime aree del pianeta, minacciando tutti i paesi ancora liberi di finire sotto un solo dominio dispotico mondiale.
È così che si arriva al Paradosso storico senza precedenti: il pianeta imbottito di bombe chimiche e nucleari, l'Industria selvaggia che inquina e la Scienza che tocca vette straordinarie di grande purezza concettuale.
La violenza politica ha sempre avuto il sopravvento. Risultato: i finanziamenti per studiare le applicazioni belliche delle scoperte scientifiche hanno avuto priorità assoluta. La bomba a Fissione Nucleare (erroneamente definita Atomica) fu Hitler ad averla voluta. La bomba a Fusione Nucleare, detta H, fu responsabilità di Stalin. Il mondo libero e democratico aveva il dovere di evitare che questi due criminali riuscissero nel disegno di imporre a tutti i popoli la loro spietata violenza.
Il Paradosso che caratterizza la nostra epoca scaturisce dunque dalla violenza politica. E questa nasce dalle ideologie nefaste che trasformano la menzogna in verità. Un'analisi attenta del Paradosso ci porta a scoprire che la Cultura dominante ha fatto da cortina fumogena per confondere le idee all’uomo della strada. Egli pensa che le micidiali bombe nucleari siano il risultato ineluttabile del progresso scientifico. Se esistono, è colpa della Scienza, non della violenza politica. La verità, come ho già detto, è ben diversa.
Adesso però le condizioni per cancellare quel Paradosso col quale l'Era Moderna e la sua Cultura si erano abituate a convivere - come se non ci fosse - finalmente diventano realtà. Il mondo si avvia, pur tra difficoltà notevoli, verso un avvenire di pace, di libertà e di fratellanza fra i popoli. Il potere politico dei paesi democratici non ha più motivo di privilegiare gli studi applicativi della Scienza a scopi di guerra. Non c'è alcuna ragione per avere paura che un criminale, dotandosi di una superarma, riesca a minacciare la pace e la libertà dei popoli. La corsa agli armamenti deve pertanto essere bloccata. L'industrializzazione selvaggia non può trovare alcun motivo di giustificazione nel fatto che le industrie di altri paesi, in cui non esiste opinione pubblica, producano in condizioni di concorrenza privilegiata, inquinando e distruggendo gli equilibri ecologicoambientali spesso in modo irreversibile. È quindi arrivato il momento di dare assoluta priorità alla Scienza e alle sue applicazioni pacifiche, al fine di affrontare e risolvere i problemi legati alle Emergenze Planetarie. Se riusciremo a superare il Paradosso storico con il quale viviamo, sui libri di Storia dell'anno Tremila i nostri posteri potranno leggere: «E fu a partire dalla fine del Secondo Millennio dopo Cri-
sto che le grandi conquiste della Scienza incominciarono a essere studiate con priorità assoluta in difesa della vita, della dignità umana e della libertà».
Se vogliamo che questo diventi realtà, dobbiamo impegnarci tutti affinché si realizzino le fondamenta di una nuova Era di Pace, che non può fiorire se le generazioni future saranno costrette a vivere nell'incubo di non potere avere a loro disposizione sorgenti d'acqua limpida, suolo coltivabile incontaminato, aria pura, per non citare che le prime tre delle quindici Emergenze Planetarie. Ad esse è dedicato il Capitolo Secondo.
Per affrontare e risolvere problemi cosi gravi non basta l’impegno degli scienziati. E’ necessario che la parte più colta della Società Civile ci aiuti a sensibilizzare l'opinione pubblica in tutti i paesi. La trasformazione dei nostri progetti in realtà ha bisogno della volontà politica di chi regge le sorti della gente, ovunque nel mondo. Non basta quindi la Scienza. E’ necessario che l'opinione pubblica ci faccia sentire il suo sostegno fermo e convinto. È dalla sensibilità di ciascun abitante del pianeta che dipende la qualità della vita nei prossimi decenni e il consolidamento dei valori della Scienza quale componente essenziale della nostra Cultura. Ecco il motivo di questo libro.