LA GABBIA
“Un giorno il parroco di un piccolo paese si recò in Chiesa portando con sé una gabbietta arrugginita. La sistemò vicino al pulpito. I fedeli si chiedevano cosa c'entrasse la gabbietta con la predica del giorno, e attendevano, desiderosi di sapere. Il parroco cominciò a parlare: “Ieri stavo passeggiando, quando vidi un ragazzo con questa gabbia. Nella gabbia c'erano degli uccellini, che tremavano per lo spavento. Fermai il ragazzo e gli chiesi: “Figliolo, cosa devi farci con quegli uccellini”. E il ragazzo rispose: “Li porto a casa per divertirmi con loro…li stuzzicherò, gli strapperò le piume, vedrò come reagiscono insomma... così loro grideranno, soffriranno, litigheranno tra loro, e io mi divertirò tantissimo”. Disse il Parroco: “Perchè lo fai, tanto presto o tardi ti stancherai di loro. A quel punto cosa ne farai?”. E il ragazzo: “Si presto mi stancherò, ma ho dei gatti, e a loro piacciono gli uccelli, li darò a loro”. Il Parroco rimase in silenzio per un momento, poi disse: “Quanto vuoi per questi uccellini?”. Il ragazzo sorpreso chiese: “Perchè li vuoi, sono uccelli di campo, non cantano, e non sono nemmeno belli”! “Quanto?”, chiese di nuovo il Parroco. Pensando fosse pazzo il ragazzo disse: 20 €”! Il parroco disse: “AFFARE FATTO”, prese 20 € dalla sua tasca e li mise in mano al ragazzo. Come un fulmine il ragazzo sparì. Il parroco prese la gabbia, andò in un campo, aprì la gabbia e lasciò liberi gli uccellini. Dopo aver chiarito il perchè di quella gabbia sul pulpito il Parroco riprese:
Un giorno Satana e Gesù stavano conversando. Satana era appena ritornato dal Giardino di Eden, era borioso e si gonfiava di superbia. Diceva: “Signore, ho appena catturato l'intera umanità, ho usato una trappola che sapevo non avrebbe trovato resistenza, e un'esca che sapevo ottima… e li ho presi tutti!”. “Cosa farai con loro?”, chiese Gesù. Satana rispose: “Mi divertirò con loro! Gli insegnerò come odiare e farsi male a vicenda; Come bere, fumare e bestemmiare; Gli insegnerò a fabbricare armi da guerra, fucili, bombe e ad ammazzarsi fra di loro... Mi divertirò tantissimo!!!”. “Ma presto ti stancherai, a quel punto cosa farai con loro?”, chiese Gesù. “Li ucciderò!!!”, esclamò Satana con superbia. “Quanto vuoi per loro?”, chiese allora Gesù. E Satana rispose: “Ma va, non la vuoi questa gente, loro sono cattivi... Li prenderai e ti odieranno, ti sputeranno addosso, ti bestemmieranno e ti uccideranno... Non puoi volerli!!!”. “Quanto?”, chiese di nuovo Gesù. Satana sogghignando disse: “Tutto il tuo sangue, tutte le tue lacrime... Insomma la tua vita!!!”. Gesù disse: “AFFARE FATTO”. e pagò il prezzo......”
Il parroco a questo punto prese la gabbia e lasciò il pulpito....>>
OGNI PASSO E’ REGALATO
Eravamo un bel gruppetto, affiatati, organizzati, decisi a trascorrere una decina di giorni facendo lunghe camminate in alta montagna, passando di rifugio in rifugio. Era una bellissima occasione per godersi le vacanze estive al fresco e contemporaneamente nella contemplazione di panorami, tramonti e aurore quali solo la montagna sa regalare. Ci eravamo proposti di percorrere le "Alte vie" delle Dolomiti.
Di tanto in tanto ci concedevamo qualche digressione, qualche "ferrata" per dare un po’ di sapore alle quotidiane attraversate. Su una di queste ferrate, si è presentata una inaspettata difficoltà. Uno di noi, Tino, soggetto alle vertigini, si sentì mancare le forze proprio là dove bisognava chiamarle tutte a raccolta. Rimase immobile, bloccato, paralizzato dalla paura che gli suggeriva urli, pianti, isterismi e parole tutt'altro che carine nei confronti di chi aveva organizzato la passeggiata.
Lo prendiamo, e, attraverso un ghiaione, lo portiamo di peso fino al rifugio sottostante, dove continua la sua filippica: "Voglio tornare a casa, non verrò più con voi. Questa è l'ultima che mi fate!" Ormai la vacanza sembrava compromessa per tutto il gruppo. Passiamo la notte al rifugio. Il giorno dopo, una resurrezione: Tino riparte con noi pronto ad affrontare ogni ostacolo. Ma ad ogni passo, dopo la paura provata, gli sembrava fin troppo bello poter ancora camminare e ripeteva, ridendo: "Ogni passo l'è regalà".
Anche a me è accaduta una cosa simile: dopo una meravigliosa arrampicata oltre i tremila metri, tornavo a casa soddisfatto per l'abilità di cui avevo dato prova nei passaggi più difficili. A tutti quelli che incontravo raccontavo, con un certo autocompiacimento che mi sembravano normali le difficoltà superate, i ghiaioni, i nevai, i ghiacciai attraversati, e in tutti scorgevo una discreta ammirazione per le mie capacità.
Appena entrato in casa, però, inciampai e caddi pesantemente sbattendo il fianco su un gradino. Salvai per un pelo la testa da una sporgenza a pochi centimetri, ma mi fratturai tre costole. Portato immediatamente all'ospedale, per tre giorni rimasi immobile con l’assoluta proibizione di mettere i piedi per terra.
Dopo questa immobilità forzata, il medico mi concesse di fare tre passi dal letto al tavolino... Quei tre passi li ho gustati più di tutte le scorribande sulle montagne. E spontanea mi sorse questa riflessione: Ho tanto corso e camminato e di questo, forse, non ho mai coscientemente ringraziato Dio. Questo incidente mi ha insegnato la debita riconoscenza per ogni pur piccolo movimento che mi è concesso.
Aveva ragione l'amico Tino: "Ogni passo l'è proprio regalà".
Vorrei allora che l'eco di ogni respiro, di ogni battito del cuore…fosse un "Grazie, mio Dio."