Famiglia in riflessione
Ringrazio Dio per avermi dato l'opportunità di partecipare al camposcuola di Rovereto e cerco di trarre da lui i frutti che Lui si aspetta da me. Ho rivisto la mia spiritualità e la mia vita di cristiana alla luce di Dio. E' stata, per me e per la mia famiglia, anche una bella esperienza di convivenza e un'ulteriore rivelazione della presenza di Dio in noi. Il tema del Caposcuola è stato la prima lettera di S. Pietro Apostolo. Egli, nel suo saluto iniziale, si rivolge agli “eletti”, cioè a tutti i cristiani sparsi nel mondo, e quindi anche a noi, dicendo che siamo stati chiamati a testimoniare, con la nostra vita e le nostre opere, il vangelo sulla terra, non per opera nostra, ma per opera dello Spirito Santo, che illumina i nostri cuori e le nostre menti e ci apre gli occhi all'amore di Dio.
Tale chiamata è una grazia del buon Dio e la nostra risposta (positiva) è il frutto di questa grazia. Ringrazio sempre Dio per avermi scelta e per avermi chiamata alla conoscenza della sua Parola e per avermi portata in questo cammino di fede, a differenza di tanti altri che non hanno ricevuto questa gioia e quindi vivono la loro cristianità senza conoscere la profondità del Vangelo. Riconosco il privilegio che Dio mi ha dato, ma, naturalmente, donandomi questa chiamata, Egli mi chiede una risposta, cioè mi chiede di impegnarmi giorno per giorno, a testimoniare il Suo amore e la Sua luce. E' un compito molto difficile e carico di responsabilità; io cerco di non sciupare il privilegio che il buon Dio mi ha donato, ma lo rinforzo partecipando spesso alla S. Messa e nutrendomi dell'Eucaristia, affinché insieme costituiscano il motore che mi fa camminare sempre sulla via di Gesù Cristo, donandomi alla mia famiglia e a tutti coloro che vivono nel bisogno.
Pietro era un umile pescatore, che ha lasciato tutto e tutti per seguire Gesù, il quale gli ha affidato le chiavi della Chiesa; lui, come primo vicario, ci ha lasciato in eredità gli insegnamenti del suo Maestro, ci esorta a rispondere positivamente a questa grazia e a non vivere nel peccato. Egli ci dice anche di non scoraggiarci di fronte alle tribolazioni e ai problemi della vita ma di esultare, perché esse servono a purificarci; occorre affrontarle con pazienza e in unione a Gesù, perché in questo modo, avremo la forza di superarle. Tali problemi e tribolazioni sono visti da noi in un modo negativo e sofferto, ma, se ci fermiamo a ragionare secondo la Parola di Dio, possiamo capire che essi si trasformeranno in grazia, e tale grazia, se da noi riconosciuta, ci fa resistere di fronte alla prova a cui ci sentiamo sottoposti. La forza di resistere ci viene dalla fede, che è un bene più prezioso dell'oro fino e che dobbiamo sempre custodire e rinnovare continuamente. E' sopportando, mortificandosi, subendo con amore, che si arriva alla salvezza dell'anima, così come avvenne per Gesù, che, dopo aver tanto sofferto per noi, durante la sua passione e morte in croce, giunse alla risurrezione.
Pietro ci dice inoltre, che tutti noi siamo più fortunati dei profeti e degli angeli, perché ai profeti Dio affidò il compito di evangelizzare, annunziare anticipatamente, per opera dello Spirito Santo, non per il loro bene, ma affinché ne traessimo beneficio noi, uomini comuni. Anche gli angeli, pur essendo creature celesti e che appartengono al Regno di Dio, non hanno il privilegio che il Signore ci ha donato con i sacramenti, come ad esempio l'Eucaristia, il Pane vivo di cui ci nutriamo e, dice S. Pietro: “Essi (gli angeli) bramano di penetrare con i loro sguardi il mistero racchiuso nei sacramenti e, se ce li potessero invidiare, ce li invidierebbero.
Nella lettera di S. Pietro ci viene chiesto di predisporre la nostra mente all'azione divina e di restare sobri. Ciò significa avere la volontà di seguire Dio e la sua Parola, dire il nostro “sì”, dare la nostra adesione completa a Lui. La sobrietà, invece, è dominio di sé, cioè la capacità di gestire la nostra impulsività, il nostro istinto, educandoci, con la forza che ci viene da Gesù e dallo Spirito Santo, a corrispondere alla grazia.
Il Signore ci vuole santi come Lui, puri, senza peccato, ma per noi uomini comuni è, praticamente, impossibile arrivare alla perfetta santità, solo la Vergine santissima, sua e nostra tenera Madre, era così. Possiamo però avvicinarci alla via della santità, allontanandoci, il più possibile dalle vanità di questo mondo, dalla corsa frenetica ai numerosi impegni che abbiamo durante il giorno, dal consumismo e dal materialismo che ci opprimono e ci stressano in continuazione. Occorre crearci degli spazi da dedicare al Signore. Staccare la spina significa ritagliare un po' di tempo della nostra giornata da dedicare alla preghiera e quindi al dialogo con Dio.
Un'altra cosa da praticare, per avvicinarci alla santità, è l'amore, ribadito più volte nel Vangelo da Gesù stesso, che ha speso tutta la sua vita per l'amore verso di noi, fino alla morte di croce. Dobbiamo amarci a vicenda come Lui ci ha amati e rimanere sempre in Lui, con la sua Parola, che, a differenza delle altre parole, che passano o cambiano, non passa mai e dura in eterno.
S. Pietro ci invita a diventare “pietre vive”, edificandoci sopra Gesù, che è Pietra angolare, per costruire il tempio di Dio. Essere “pietra viva” significa collaborare con Gesù alla salvezza nostra e di tutto il mondo. Per fare ciò, ci ricorda S. Pietro, bisogna abbandonare l'invidia, l'ipocrisia e gli altri vizi capitali, di cui possiamo essere vittime, e trasformarli nelle virtù opposte. Occorre indossare la veste dell'innocenza, come bambini appena nati, nutrirci del sangue del perdono e dell'acqua di grazia che scorrono dalle ferite di Gesù in croce. La nostra fede deve essere forte e resistere come una pietra vera, essa deve affrontare le numerose difficoltà della vita senza mai lasciarci consumare o scalfire come una pietra debole, dalle prove a cui siamo sottoposti. Questo ci rende privilegiati, ma allo stesso tempo responsabili delle scelte che facciamo nell'esercizio delle nostra volontà. Siamo un popolo privilegiato, rispetto al popolo che è vissuto ai tempi di Mosè, perchè con la venuta di Gesù sulla terra e la sua morte in croce, siamo stati riconciliati con Dio, nostro Padre, e siamo stati chiamati ad essere cittadini del Cielo. Inoltre S. Pietro ci esorta a sopportare e a santificare le ingiustizie che subiamo, le offese, le sofferenze, perché solo così possiamo essere sempre pietre vive con fede forte , perché è la nostra fiducia completa in Dio che ci dà la forza di sopportare tutto con amore, pazienza, speranza certa, perché abbiamo la certezza di essere continuamente amati da Dio e scelti da Lui per edificare il suo Tempio Santo, con la carità operosa. Solo attraverso tali virtù possiamo operare con amore, secondo il diritto e la giustizia, cioè amando il bene e facendo opere buone. Queste tre virtù sono il nostro documento d'identità di cristiani, perciò devono essere sempre presenti in noi e accompagnarci per tutta la nostra vita.
Di grande importanza è stata per me la frase con la quale il popolo di Dio sancì l'alleanza del Sinai: “ Tutto quello che il Signore vuole da me, io lo farò ”.
Con questa frase mi sono impegnata ad accettare e a fare tutto ciò che il Signore mi presenta ogni giorno, innanzitutto nella mia famiglia, poi attraverso le persone che incontro, gli avvenimenti che vivo. Per mantenere questo impegno, cerco di pregare sempre.
In un altro brano della lettera, S. Pietro ci parla dei doveri nella vita matrimoniale. Invita le mogli a valorizzare le proprie virtù interiori e non quelle esteriori, e i mariti ad amare ed onorare le proprie mogli, affinché, insieme con esse, possano contribuire a fare la volontà di Dio, non la propria, realizzando così il disegno di Dio sulla famiglia. I due coniugi devono essere concordi tra di loro, umili e rispettosi, mantenendo sempre al primo posto Dio, orientandosi sempre verso il suo volere, anche nei riguardi dei figli. Bisogna intrecciare insieme gioie e dolori, problemi e difficoltà di ogni genere. L'unica cosa che permette di eseguire questo intreccio insieme è l'amore, perché l'amore viene da Dio, è Dio, ma ricordiamo che l'amore è gratuito, non deve essere dato per ricevere, ma per donare se stessi ad imitazione di Gesù e a sua lode e gloria.
Bisogna volgere gli occhi al cielo e non solo alla terra, per trovare la pace in se stessi, nella famiglia e altrove. Non bisogna mai rispondere al male con il male, ma bisogna rispondere al male con il bene, anche se ciò ci farà soffrire; solo in questo modo possiamo sperare di essere testimoni dell'amore e della misericordia di Dio e di ottenerla anche noi, nel giorno del giudizio.
Dobbiamo ricordare le beatitudini e dare ragione della speranza e della fede che è in noi. Quindi, in tutti gli ostacoli della nostra vita, non dobbiamo mai distogliere lo sguardo da Gesù crocifisso e chiederci sempre: “Dio mio, che cosa vuoi che io faccia, in questa circostanza? Che cosa faresti Tu al mio posto?”
S. Pietro ci ha istruito ad impegnarci a vivere una vita nuova, ad essere un mattone forte e saldo per la costruzione della “ casa sulla roccia ”, che è Gesù Cristo. Perciò dobbiamo sempre vigilare sulle nostre debolezze e sui nostri vizi, perché ci possono portare a cadere nelle vecchie abitudini del peccato, impedendo a Dio di salvarci con la sua grazia. Dobbiamo pentirci coscienziosamente dei nostri peccati e proporci ancora una volta di seguire solo Lui, il nostro Creatore e Salvatore.
S. Pietro esorta infine gli anziani nella fede e i sacerdoti a comportarsi da pastori che sono di esempio per le loro pecorelle ed esorta noi fedeli a farci guidare da essi, stando all'obbedienza e abbandonandoci nelle mani di Dio, affinché si compia ciò che Lui vuole.
A conclusione della sua prima lettera, S. Pietro ci rivolge il suo saluto e ci augura tanta pace.
Teresa Ciardiello, comunità di Succivo
Revisione di vita (Rosaria, comunità di Succivo)
In questo camposcuola ho rivisitato la mia anima alla luce di Dio e devo ammettere che non sono così coraggiosa da aprire bene gli occhi; ma da oggi mi propongo di farlo.
Ringrazio Dio perché mi ha scelta per conoscere la sua Parola e per avermi donato la grazia della salvezza, ma credo che questo privilegio richieda la risposta dell'impegno.
“Signore, io ti dico di sì, ma Tu aiutami ad essere “sale della terra e luce del mondo”.
Io lodo il Signore con la bocca ma faccio più fatica a vivere da risorta. Non sempre riesco a vedere le mie tribolazioni come azione purificatrice della mia vita. Quando sono nel dolore invoco la grazia di Dio per resistere nella prova.
In questo momento di grazia mi sento più fortunata dei profeti e anche degli angeli, perché gli angeli non hanno un corpo come noi e non possono unire la loro sofferenza a quella di Cristo, cosa che possiamo fare noi. Per tutte queste grazie io voglio ubbidire a Dio ed essere santa come Lui è santo. Capisco che il Signore tiene moltissimo alla mia vita e non voglio sciuparla nelle vanità del mondo.
M'impegno davanti a Dio ad amare i fratelli e a donarmi nelle loro necessità, ma questo posso farlo solo con l'aiuto di Gesù.
San Pietro ci dice di essere “pietra viva”, io ne ho capito il significato ma, analizzandomi, vedo che manco delle qualità pregiate per essere scelta per la costruzione dell'edificio spirituale: la mia fede vacilla, perché sono ancora attaccata alle cose materiali che il mondo mi offre, faccio fatica ad abbandonarmi all'azione della grazia che Gesù riversa su di me; molte volte mi ribello alla volontà di Dio, pensando che non è Dio che vuole le contrarietà che mi accadono, ma sono le persone che mi circondano a volerle.
Il privilegio di essere pietra viva mi rende responsabile delle mie scelte, ma devo capire qual è il compito che Dio mi ha affidato, piuttosto che sottrarmi ad esso e fare ciò che piace a me e mi fa comodo; parlo del compito di mamma: se oggi manco come “pietra viva”, cioè come sicurezza, come stabilità, come concretezza per i miei figli, non costruirò sicuramente l'edificio di Dio. Penso, anzi chiedo a Dio oggi, di fortificarmi, di darmi il coraggio di essere una pietra pregiata.
Inoltre, Signore, io amo il marito che Tu mi hai posto accanto, anche se quando l'ho conosciuto non sapevo cosa significasse “Amare”, pensavo che fosse uno scambio di coccole, carezze e baci. Oggi, invece, la tua Parola mi fa capire che amarsi è donarsi con umiltà e rispetto, sopportando pazientemente i difetti dell'altro e senza pretendere di essere ricambiata a modo mio. Voglio vivere il mio matrimonio secondo la tua volontà, Signore e m'impegno a tenere la mia famiglia unita nel tuo amore.
Signore, oggi 21/10/06, faccio una richiesta: togli dal mio tempio, cioè dal mio essere tutto ciò che sgretola questa pietra viva: l'orgoglio, l'insicurezza, la sfiducia. Voglio abbandonarmi completamente nel tuo amore, Signore, tutto ciò che vuoi da me io lo farò.
Vivere da redenta (Tina Sarno, comunità di Succivo)
Prometto di vivere da redenta e di continuare a rispondere alla chiamata di Gesù, per poter essere riflesso della sua luce, per tutti coloro che il Signore metterà sulla mia strada. Amen.
Questo il proposito scaturito dal camposcuola di Rovereto.
Pietro ci rivela che siamo chiamati a costruire su Cristo la nostra vita, perché l'Apostolo ha riconosciuto che solo Gesù è Amore. Per questo motivo ci invita a chiedere la grazia di poter essere attirati da Gesù, per poter sentire nel cuore quanto Lui ci ha amato e continua ad amare ognuno di noi.
Per lasciarmi amare devo, in ogni momento della mia vita, donare la mia volontà al Signore, perché Lui la fonda con la sua.
Ci sono momenti in cui mi ribello, perché non voglio riconoscere, attraverso le situazioni, il modo in cui il Signore vuole liberarmi dal mio egoismo. Mi rendo conto sempre di più che, per unirmi al Buon Gesù, ho bisogno di essere solo Sua.
S. Pietro ci invita accoratamente a sbarazzarci di ogni cattiveria, di ogni frode, dell'ipocrisia, dell'invidia e di ogni maldicenza, proprio perché siamo tempio di Cristo e non di noi stessi.
Conoscendo Cristo, che diventa per ognuno di noi non soltanto il Salvatore ma anche Colui che ci guarisce, ci edifica e manda lo Spirito Santo a santificarci, non ci resta che chiedergli di aiutarci, in questa vita di pellegrini, a essere non solo persone che ascoltano la sua Parola, ma che collaborano per portare nel mondo ciò che il Signore ci dona per grazia, perché non siamo noi a scegliere Cristo ma è Cristo che sceglie ognuno di noi.
Nel nome del Signore mi presento a Lui dicendo: “ Eccomi! ”
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