Laura Degan Fanciulla
13 dicembre 1987 - 11 settembre 1994
Laura nasce il 13 dicembre 1987, giorno di santa Lucia, nell’ospedale di Padova da Paolo Degan e da Paola Franceschetto. Viene battezzata dal parroco, don Rino, domenica 7 febbraio 1988. È una bambina solare, vivace, felice, che ama giocare, correre, saltare. Ha appena due anni quando il 25 febbraio 1990 i medici le diagnosticano una malattia gravissima e la famiglia decide di portarla al Santuario di San Leopoldo, qui un religioso apre per la piccola la vetrinetta dove viene custodita il saio del Santo: la mamma ne ha preso un lembo e lo ha appoggiato al viso di Laura;, a questo punto la piccola si è inginocchiata e ha così pregato: «Nonno Poldo, aiutami a guarire!».
Il 27 fenbbraio 1990 Laura entra per la prima volta in sala operatoria nel reparto di chirurgia pediatrica dell’Ospedale di Padova: è molto agitata e per acquietarsi decide di chiedere alla mamma di cantarle l’Ave Maria e si addormenta.
L’8 gennaio 1993 è sottoposta a trapianto di midollo, mentre l’11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes, la mamma porta Laura alla basilica di Sant’Antonio, dove si trova il Vescovo, monsignor Antonio Mattiazzo che benedice la piccola malata.
Frequenta la scuola materna, il catechismo fino a tre mesi di scuola elementare. Impara a leggere e scrivere e il 16 maggio 1994 compone una poesia dal titolo La primavera è bella. La famiglia riesce ad ottenere dal parroco la possibilità di anticipare la Prima Comunione, che Laura desiderava tanto ricevere.
La sera del 6 luglio 1994, festa di santa Maria Goretti, Laura venne vestita di bianco e di blu, come il giorno della processione del Corpus Domini del 1993, quando aveva sparso petali di rose per le vie del paese. Espresse i desiderio di poter essere presente anche lei il giorno in cui i suoi compagni di prima elementare avrebbero fatto la loro prima Comunione e chiese: «Posso farla anch’io con la tunichetta bianca?». Dal 6 luglio Laura prese la Comunione tutti i giorni, finché fu possibile andò con la sua mamma alla Santa Messa della chiesa del Sacro Cuore di Saccolongo e un giorno proprio la mamma, tenendola in braccio, le spiegò tutta la Via Crucis. Quando non le fu più possibile andare in chiesa, perché costretta a letto, un sacerdote, le portava l’Eucaristia che la piccola attendeva con grande apprensione. Capitava che venisse anche celebrata la Santa Messa nella sua cameretta, che era diventata luogo sacro, dove l’amore divino si incontrava con Lauretta. Don Rino ha lasciato scritto: «Quello che mi sorprendeva sempre in questa bambina di pochi anni non era tanto l’atteggiamento raccolto e consapevole che assumeva nel ricevere l’Eucaristia, quanto invece il silenzio e la solitudine che voleva attorno a sé: chiedeva di rimanere sola, di non essere disturbata. Certe cose non si percepiscono se non nel silenzio e con gli occhi del cuore.
Il viso di Laura era ormai sfigurato e stava perdendo la vista. Un giorno, nel giardino degli amici Meggiorin, mentre veniva recitato il Rosario, come tutti i lunedì, per la guarigione della bambina, Laura esclamò ad un tratto: «Guarda un Angioletto! Vedo un Angelo!» e da allora lo vide, fino alla fine, e alla mamma che le chiedeva che cosa si dicevano fra di loro, lei rispose: «Tu parla con il tuo Angelo; io parlo con il mio». La sera del 1° agosto 1994, verso le 22,30, già in condizioni molto gravi, Lauretta si mise a cantare l’Inno della Madonna di Czestochowa. Una volta venne a farle visita un padre della basilica ci Sant’Antonio, dove Laura era stata più volte pregando sul marmo dove riposa il taumaturgo, portando con sé una reliquia del santo. Ma quale meraviglia quando le venne portato un frammento della Santa Croce di Cristo Gesù. Parlava con Gesù Bambino, la Madonna e il suo Angelo custode fino ad arrivare a domenica 11 settembre 1994. Alle 13,50 la mamma appoggiò alla sua gola un’immagine di padre Pio. Spirò. Lascia testimonianza la nonna: «Insieme al forte dolore per il distacco che regnava nei nostri cuori anche una grande pace. La tua mamma disse al parroco di suonare le campane a festa. Don Rino, dopo un attimo di perplessità, esaudì questo suo – e certamente anche tuo – desiderio».