Antonietta Meo “Nennolina”
Con la promulgazione del decreto che ne dichiara il possesso delle virtù eroiche, autorizzata da Benedetto XVI il 17 dicembre (insieme con il riconoscimento di sei miracoli e di altre sette virtù eroiche), Antonietta Meo potrebbe presto diventare la più giovane beata non martire nella storia della Chiesa. È infatti già allo studio una presunta guarigione miracolosa, segnalata negli Stati Uniti. Essendo nata a Roma il 15 dicembre 1930, la piccola - soprannominata "Nennolina" - aveva poco più di sei anni e mezzo alla morte, il 3 luglio 1937. Allegra e vivace, un giorno era caduta a terra nel giardino dell'asilo e aveva sbattuto un ginocchio. Nonostante le cure mediche, il dolore non accennò a passare e le più accurate indagini cliniche portarono alla scoperta di un tumore osseo, con metastasi diffuse nel corpo. Cominciò un peregrinare per ospedali nel corso del quale dovette essere operata più volte, fino a quando si rese necessaria l'amputazione di una gamba, nella primavera del 1936. Ma la bimba era in qualche modo consapevole del suo destino e affrontò ogni sofferenza con l'animo sereno.
Della sua esperienza di vita ci sono rimasti un delicato diario e un centinaio di letterine, che ella deponeva ogni sera sotto il crocifisso. In particolare le frasi rivolte alla Madonna suscitano sentimenti di commozione: «Cara Madonnina, prendi il mio cuore e portalo a Gesù». E verso Gesù, Nennolina manifesta un intenso affetto: «Tu che hai sofferto tanto sulla croce... Io voglio restare sempre sul Calvario vicino a te e alla tua mammina». Fino all'ultimo testo, scritto un mese esatto prima della morte: «Caro Gesù, di' alla Madonnina che l'amo tanto e voglio starle vicina». Tra i maggiori conoscitori di Nennolina c'è il carmelitano Luigi Bomello, docente di Teologia mistica nella Pontificia Facoltà Teresianum: «Antonietta ha vissuto un'intensa esperienza di fede, quella che noi teologi definiamo "esperienza mistica"», «perché tutto le è stato donato dall'Alto, a cominciare dalle considerazioni che lei fa nelle letterine: straordinari documenti delle comunicazioni divine». La piccola cominciò a dettare i testi alla mamma sin dall'età di cinque anni e in seguito ne redasse diversi personalmente.
«Quelle che leggiamo nelle letterine sono espressioni straordinarie. Nennolina percepisce che cosa vogliano dire la inabitazione di Dio Trinità e la paternità di Dio. La bambina ebbe costantemente chiaro quale dovesse essere il suo modo di condividere l'esperienza umana di Gesù: soffrire insieme con lui attraverso rinunce e fioretti, che giunsero al punto da stare nel letto appoggiata al lato operato, che ovviamente le causava dolore.
«È sempre così: il modello è Cristo, mentre ogni santo percorre una strada originale per identificarsi con lui, attraverso un percorso virtuoso. E in questa piccola si vede la medesima "via semplice" dell'abbandono nelle braccia di Dio che caratterizzò santa Teresa del Bambino Gesù».
«Un giorno Nennolina si trovava dinanzi alla basilica di Santa Croce in Gerusalemme e stava, mano nella mano, con la mamma. A un tratto la lasciò e corse all'interno della chiesa, dove era esposta l'Eucaristia. Una testimonianza, nel contempo semplice ma estremamente densa di significato, di quanto fosse grande il mistero che lei viveva: un dono di Dio che lei intendeva manifestare agli altri».