Convegno di Collevalenza del 23-24-25 settembre 2005
“Mi ami tu più di costoro?”
Questo nuovo anno di formazione è iniziato come al solito con il Convegno a Collevalenza dedicato a tutte le Equipe locali dell'ALAM. Il tema proposto dall'Equipe nazionale è stato questo: “Mi ami tu più di costoro?”
Voglio portare a conoscenza di tutti voi quanto è emerso nel convegno affinché le riflessioni e meditazioni del convegno siano motivo di conoscenza e di crescita per tutti. Nei tre giorni è stato letto e analizzato il brano di Giovanni di seguito riportato:
Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci i miei agnelli". Gli disse di nuovo: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci le mie pecorelle". Gli disse per la terza volta: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: "Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene". Gli rispose Gesù: "Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi". Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: "Seguimi".
Gesù rivolge la stessa domanda a tutti noi: “Mi ami tu più di costoro?” Beati noi se sapremo rispondere come Pietro: “Certo Signore, tu lo sai che ti voglio bene!”. E' sull'amore che si gioca tutta la nostra vita. Che vita sarebbe una vita che non sa amare che non trova amore che non fa circolare l'amore? E' nell'amore verso Dio e verso i nostri fratelli che troviamo la realizzazione di noi stessi.
Sullo sfondo di questo brano c'è il triplice tradimento di Pietro che ci ricorda i nostri innumerevoli tradimenti. Per tre volte Pietro ha rinnegato Cristo e per tre volte Cristo chiede a Pietro “Mi ami tu?” Fa tenerezza e nello stesso tempo ci fa sentire importanti agli occhi di Dio la richiesta che Cristo fa a Pietro, ma anche a ciascuno di noi. Sembra la tenerezza degli innamorati che continuamente vogliono certezze dell'amore dell'amato. L'amore deve sempre crescere altrimenti diminuisce. E' stata molto interessante la riflessione proposta da Padre Aurelio in merito ai vari gradi dell'amore.
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AGAPE è l'amore di Dio totale, disinteressato incondizionato
FILEO è l'amore di amicizia
EROS è l'amore umano |
Amare come ama Dio è difficile. Madre Speranza che lo aveva ben capito chiedeva a Gesù di cambiarle il suo cuore.
L'amore di Cristo per Pietro fu senza limiti: nell'amare Pietro egli mostrò come si ama l'uomo che si vede . Egli non disse: “Pietro deve cambiare e diventare un altro uomo, prima che io possa tornare ad amarlo”. No tutto il contrario. Egli disse: “ Pietro è Pietro e io lo amo; è il mio amore semmai che lo aiuterà a diventare un altro uomo !” Egli non ruppe quindi l'amicizia per riprenderla quando Pietro fosse diventato un altro uomo; no egli conservò intatta la sua amicizia, e fu proprio questo che aiutò Pietro a diventare un altro uomo. Senza questa amicizia di Cristo, Pietro sarebbe stato recuperato?
L'amore di Cristo era illimitato, come l'amore deve essere quando si deve compiere il precetto di amare amando l'uomo che si vede. L'amore puramente umano è sempre pronto a regolare la sua condotta a seconda che l'amato abbia o non abbia imperfezioni; mentre l'amore cristiano si concilia con tutte le imperfezioni e debolezze dell'amato e in tutti i suoi cambiamenti rimane con lui, amando l'uomo che vede. L'amore cristiano si realizza massimamente nel perdono, dove rivela la sua essenza di gratuità, amando ciò che non è amabile.
Il nostro Coordinatore Nazionale invece ci ha provocato chiedendo a tutti noi: “Immaginiamo che Gesù venga nel nostro gruppo e ci dica: “Mi ami tu più di costoro?” Cosa risponderemmo a Gesù. Ciascuno di noi si ponga la domanda e proviamo in cuor nostro a rispondere.
Nel 2006 l'Associazione festeggerà il decennale. Sono 10 anni che è sorta la nostra Associazione 10 anni da quando i primi LAM hanno dato l'adesione. Il decennale lo festeggeremo al convegno di maggio 2006. Questo periodo che ci prepara al decennale deve essere per ciascuno di noi motivo di riflessione e di approfondimento della scelta fatta. Ciascuno di noi ha aderito all'associazione perché credo sia rimasto conquistato dall'amore di Dio per noi, che pur carichi di difetti, ci ama di un amore infinito.
Dopo questi tre giorni di riflessione sul brano del vangelo di Giovanni: Mi ami tu più di costoro? Io credo che il Signore voglia interpellarci tutti e dirci: “Tu sei certo del mio amore per te ed ora che lo hai scoperto anche tu mi ami davvero?
Gesù Cristo ci sta chiedendo di fare un salto di qualità: passare dall'atteggiamento bello ma passivo dell'essere amati così come siamo all'atteggiamento attivo forse più faticoso di amarLo come Lui ama noi e amarci tra di noi come Lui ci ama.
Bruna
“RIMANETE IN ME ED IO IN VOI”
Nella formula di celebrazione dell'adesione all'ALAM, ognuno di noi dichiara di aver conosciuto il carisma della Famiglia dell'Amore Misericordioso, attraverso il cammino di formazione indicato dallo Statuto e aver riscontrato in esso la chiamata interiore a viverne la spiritualità in forma laicale.
Ebbene, quest'anno il nostro cammino di formazione permanente ha come tema “Rimanete in me ed io in voi” (Gv 15,4). Ognuno di noi ha in cuore delle attese e delle speranze. Gesù è venuto a portare al mondo il suo messaggio di salvezza e la speranza del Regno. Come continuare a credere in Dio Amore Misericordioso?
La risposta non si trova lontano ma dentro di noi, in quel “ cuore-conoscenza” che il Concilio Vaticano II ha chiamato “ sacrario dell'uomo”.
Fare del bene senza scoraggiarsi, senza dare ascolto ai profeti di sventura che vogliono seminare panico o rassegnazione. L'annuncio evangelico è una speranza certa, non una fragile consolazione. Sperare e attendere, lavorare e credere. Il cristiano vive nella semplicità i suoi giorni terreni attraverso il travaglio dell'incomprensione e dell'intolleranza, la confusione e le tentazioni del maligno. Nessuna fuga, niente vendette, la strada è una sola: l'amore; l'incontro con Cristo l'obiettivo.
In attesa della piena manifestazione del Regno, ognuno di noi LAM è chiamato a moltiplicare i doni spirituali e materiali donatici da Dio. Non si deve mai dubitare del Signore, anche quando le onde agitano la vita e il vento soffia contro le giuste aspirazioni.
Ogni compito che siamo chiamati a compiere, dev'essere considerato un onore e un onere, senza lamentarci, ma facendo “Tutto per amore”.
“Il nostro servizio è un servizio alla gioia” (Benedetto XVI). La verità del LAM è servire. La nostra adesione è stata una chiamata di Dio a condividere la sua regalità (Sr Rifugio, Congresso maggio 2005).
Nel suo testamento spirituale, Mons. Giovanni Bianchi, vescovo emerito di Pescia, scrive: “Siate sempre uniti nel vincolo della carità fraterna, come testimonianza del vangelo. Abbiate sempre presente che la nostra forza e la nostra certezza, in ogni situazione della vita è Cristo”.
La lettera apostolica “Mane nobiscum Domine” del sommo pontefice Giovanni Paolo II all'episcopato, al clero e ai fedeli per l'anno dell'Eucaristia (Ottobre 2004 – ottobre 2005), inizia con l'invocazione: “Rimani con noi, Signore, perché si fa sera” (Lc24,29). Fu questo l'invito accorato che i due discepoli, incamminati verso Emmaus, la sera stessa del giorno della risurrezione, rivolsero al Viandante che si era unito ad essi lungo il cammino. Ed Egli accettò.
Di lì a poco, il volto di Gesù sarebbe scomparso, ma il Maestro sarebbe rimasto sotto i veli del “pane spezzato”, davanti al quale i loro occhi si ernao aperti. L'icona dei discepoli di Emmaus ben si presta ad orientarci a vivere il mistero dell'Eucaristia.
“L'Eucaristia è fonte e apice di tutta la vita cristiana” (Giovanni XXIII – “Sacrosantum Concilium”)
Nella Santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua, (Art. 3, comma 1324 del catechismo della Chiesa Cattolica).
Bruno