… COME IO HO AMATO VOI
Il libro di testo di questo anno ci invita per un anno intero a meditare a riflettere per mettere poi in pratica l’amore fraterno, l’amore reciproco: l’amore verso il coniuge, verso i figli, verso il prossimo, verso tutti; a partire dal più vicino, da chi abbiamo al nostro fianco, a chi ci è lontano, sconosciuto o diverso da noi per colore per fede per idea politica ecc.
Partiamo dalla frase del Vangelo posta ai piedi del crocifisso dell’Amore Misericordioso: AMATEVI GLI UNI GLI ALTRI COME IO HO AMATO VOI.
Il libro di testo ha preso come titolo solo la seconda parte: “COME IO HO AMATO VOI”. Perché? Mi sono chiesta di questa scelta dal momento che lo ho avuto in mano. Ho riflettuto molto sul perché di questa scelta e mi sono soffermata sul significato della parola COME: Ovvero alla stessa maniera , allo stesso modo, così come. E allora noi dobbiamo amarci gli uni gli altri alla stessa maniera ci dice Gesù di come IO HO AMATO TE, allo stesso modo in cui io HO AMATO TE, così come io HO AMATO TE.
Per cui noi, ciascuno di noi individualmente e noi Chiesa tutta unita, così dobbiamo amarci gli uni gli altri allo stesso modo, alla stessa maniera, così come il Signore ha amato.
E allora penso che tutti siamo d’accordo che siamo lontanissimi e tanta strada dobbiamo fare per rendere il nostro amore almeno simile anche se non uguale a quello del nostro Signore. Il nostro cammino di questo anno di formazione ci aiuterà a crescere nell’amore vicendevole, ovvero dovremo partire dall’amore divino che ci ha generato e chi ci ama di un amore fedele illimitato di un amore che sappiamo essere MISERICORDIOSO nei nostri confronti, per poi progredire nell’amore tra noi.
Dobbiamo comprendere, conoscere, riconoscere, guardare tutta la nostra storia personale per ricordarci sempre il passaggio di Gesù , la presenza di Gesù nella nostra vita, per capire come Lui ci ama in maniera individuale . “Gesù ci cerca con un amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di noi anzi SENZA DI ME”. Che meraviglia. Che amore. Madre Speranza lo sentiva talmente chiaramente questo amore da dire “mi sento ferita dal suo amore e il mio povero cuore non sa resistere alle sue carezza dolci e delicate e le fiamme del suo amore mi incendiano fino al punto che mi sembra di non poter più resistere”.
E allora mi sono proposta per questo anno di formazione di ripercorrere tutta la mia vita per riconoscere quelle carezze dolci e delicate che il Signore ha rivolto a me, magari riguardando e riandando indietro con i pensieri al mio passato, mi accorgerò di qualche carezza che in quel momento piena di me stessa, di sofferenza non ho capito che era il suo amore di Padre.
Mi sono accorta nel corso della mia lunga vita quante volte ha bussato alla porta del mio cuore? Mi sono accorta che magari proprio in quel momento di sofferenza o di gioia, il Signore si stava occupando di me per rendermi migliore, per correggere il mio amore imperfetto, per farmi sentire il Suo Amore Perfetto?
Ho riconosciuto la carezza del signore per me tante volte e voi lo sapete perfettamente. Quando ho sentito il cuore di Padre Arsenio battere sussultare soffrire con me per la mia sofferenza in modo chiaro e tangibile.
Quando il signore mi portava alla conoscenza della vita di Tommaso in maniera graduale in maniera casuale tra virgolette. Quando il Signore con le sue carezze ha reso docile il mio cuore indurito al suo volere alla sua Misericordia verso di me e verso Tommaso.
E poi mi sono proposta di attingere dalla Parola di Dio. Dobbiamo conoscere e riconoscere l’amore di Dio per ciascuno che in Gesù trova l’APICE SULLA CROCE dice papa Francesco.
La parola di Dio ci aiuterà a capire come Gesù ama ciascuno di noi, come Gesù ha amato nella sua vita terrena, fino alla croce fino all’estremo.
Perdonatemi fratelli, ma secondo me troppe volte consideriamo la CROCE la MORTE di Gesù anziché l’ APICE, il CULMINE, il momento più alto il momento finale, lo consideriamo invece il momento iniziale, il momento più importante e ci fermiamo lì. No il Signore ci ha amato di un amore creativo, di un amore prediletto, di un amore pieno di gioia e di tenerezza per ognuno. Come un Buon Padre, come ciascun padre buono, vuole il nostro bene ed il suo apice il suo fine non era la morte del suo figlio. Lui si è incarnato nell’umanità per toccarci, per insegnarci, per aiutarci a capire che lui è AMORE e solo questo vuole per noi e da noi.
Siamo noi, che non abbiamo capito e condannandolo alla crocifissione abbiamo disconosciuto non riconosciuto il suo amore per noi.
Mi sono prefissata nel corso di questo anno di formazione di leggere uno dei quattro vangeli, io ho scelto il vangelo di Luca, l’evangelista della misericordia, per trovare, condividere e comprendere COME Gesù ha amato, cosa ha fatto nella sua vita terrena per farci comprendere l’amore del Padre verso di noi.
La prima cosa che ha fatto ha sanato un uomo che stava nella sinagoga posseduto da un demonio, penso per dirci che la cosa principale la preoccupazione maggiore per Gesù è la salvezza della nostra anima, per dirci che anche se siamo tentanti continuamente del demonio con il suo aiuto e con la nostra collaborazione il demonio diviene impotente e non può farci nulla.
L’amore di Gesù si preoccupa poi della febbre della suocera di Pietro e a seguito delle loro preghiere la guarisce senza esitare un attimo. Si preoccupa della nostra salute fisica e della sofferenza delle persone care. Dopo questi i primi miracoli la gente del luogo lo voleva trattenere in quel luogo perché tante erano le persone affette da varie malattie che volevano essere guarite. Ma Gesù andò via da quei luoghi per andare in altre città per annunciare la Buona notizia del regno di Dio anche altrove.
Già da questi primi capitoli del Vangelo di Luca cominciamo a scoprire il modo in cui il signore ci ama. E’ un amore delicato, che ci preoccupa di allontanare il demonio senza fare alcun male.
Un amore che tocca fisicamente tutti quelli che può perché il signore vuole il BENE per tutti, senza chiedere chi è quella persona che è malata, senza farsi mille domande come facciamo solitamente noi, ama e basta ama e guarisce per rendere felici, per far sentire l’amore del Padre. E non si ferma in quei posti per essere adorato adulato osannato no la sua umiltà lo spinge altrove perché vuole portare altrove la Buona notizia che dio è un Padre Buono che ci ama e da Cafarnao si sposta per predicare nelle sinagoghe della Giudea.
Anche nella prima lettera di Giovanni c’è un passo che ci aiuta a riflettere sull’amore di Dio per noi. Noi cristiani, noi Laici dell’amore misericordioso, siamo poco fiduciosi, perché purtroppo siamo “uomini di poca fede” ma Giovanni ci invita a “non avere timore, al contrario l’amore perfetto al quale dobbiamo tendere, deve scacciare il timore, perché il timore suppone un CASTIGO e chi teme non è PERFETTO nell’amore”.
La nostra religione purtroppo nei tempi antichi, passati ha basato troppo spesso la fede sulla severità, sugli obblighi, sui comandamenti, sul castigo, sulle negazioni rendendo la nostra fede triste e poco credibile. Invece “la GIOIA del VANGELO riempie il cuore e la vita di coloro che si incontrano con GESU’. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. In questa esortazione apostolica “Evangelii gaudium” desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni” …… Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazioni si trovi, a rinnovare il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta : “NESSUNO E’ ESCLUSO DALLA GIOIA PORTATA DAL SIGNORE”. San Paolo VI
Bruna