LA COMPASSIONE
(Comunità di Pozzo)
A volte ci sentiamo come se Dio ci avesse abbandonati, ci dimentichiamo di tante occasioni in cui noi abbiamo abbandonato Dio con i nostri peccati, le nostre omissioni, le nostre mancanze, ma Dio che ci ha creati a sua immagine e somiglianza, non ci abbandona, indipendentemente dai nostri meriti e dalle nostre colpe. Ci chiediamo mai cosa abbiamo fatto per meritare il conforto del Signore? Pronti a rammentare invece quello che non abbiamo ricevuto, non tenendo conto del fatto che Dio ci elargisce quello di cui abbiamo veramente bisogno e non quello che è di nostro gradimento!
Chiediamo il perdono a Dio prima di ogni altra cosa, e ricevendo misericordia e compassione cerchiamo di donarla noi stessi a chi ci sta vicino. Noi ci sentiamo soli e a volte con poco affetto, pensiamo mai a chi può trovarsi nella stessa nostra situazione di disagio? Cerchiamo allora di avere un comportamento adeguato a queste situazioni di povertà morale oltre che fisica, non denigrando o passando oltre, con lo sguardo rivolto alla parte opposta della strada, bensì cercando delle soluzioni, a volte un sorriso od un saluto riescono a portare uno sprazzo di sole nella vita di tante persone. Preghiamo Dio, chiediamogli che ci aiuti ad uscire dal nostro egoismo, o disinteressamento, per andare incontro al prossimo, la vera consolazione non sta nelle cose terrene che ci circondano, sta nell'amore di Dio Padre, il conforto delle cose terrene è di breve durata, ma la compassione e la consolazione di Dio sono per l'eternità. Il nostro patire terreno è ben poca cosa se paragonato al patimento eterno, ognuno di noi, anche il più ricco, ha le sue tribolazioni, e quando saremo al cospetto di Dio nulla varranno la ricchezza ed il potere terreno, conteranno invece misericordia, compassione, perdono, consolazione, soccorso.
Riconosciamo dunque la nostra miseria, riconosciamoci anche noi bisognosi del buon samaritano e cerchiamo di divenire pure noi buoni samaritani. Cerchiamo di progredire nella fede, di ricordarci che siamo mortali, inclini al peccato, alle miserie umane, ma certamente capaci, se ci impegniamo, di sconfiggere le nostre debolezze e di aspirare alla volontà del Padre Celeste. Siamo esseri fragili, esposti alle cadute, ma pur sempre creature amate da Dio, creature deboli bisognose della misericordia, della compassione, e per aiutarci a donarla noi stessi abbiamo esempi grandiosi anche nel nostro tempo, come madre Teresa di Calcutta, che attraverso mille difficoltà, infinite contrarietà, ha saputo ridare speranza e dignità a milioni di poveri diseredati, abbandonati e calpestati da questa nostra società, dove sembra brillare solo la luce del denaro, ma non quella della condivisione e della solidarietà. Madre Teresa ha creduto così fortemente in Dio da non scoraggiarsi di fronte a tutte le avversità che ha dovuto affrontare, esempio di abnegazione, di compassione, di annullamento della volontà umana per fare la volontà divina.
LA BONTA’
Maria Benedetti (Comunità di Pozzo)
Troppe volte al giorno d'oggi siamo come il figliol prodigo, ci lasciamo corrompere dagli idoli del denaro, del potere, della popolarità, del prestigio, diventiamo come i farisei che credevano che la salvezza fosse merito umano e non dono di Dio. Preoccupati di essere giusti agli occhi del prossimo dimentichiamo il comandamento essenziale: l'amore, nel nostro orgoglio dimentichiamo il nostro Creatore. In Mc 7,6-7 leggiamo "Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini" Ed ancora in Mc 7,21-22 "Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi del male: impurità, furti, omicidi, adultéri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza".
L'umanità tutta dovrebbe appellarsi all'amore di Dio anziché al consenso degli uomini, solo l'amore di Dio ci libera dalle nostre debolezze, l'esperienza di esseri umani, dei nostri rapporti padri e figli, dovrebbe farci meglio comprendere il rapporto con il Padre Celeste, troppo spesso dimenticato. Gesù ci ricorda continuamente che siamo figli di Dio, che è sempre al nostro fianco per guidarci sulla retta via, ci chiede di cooperare con Lui per la nostra vita eterna, il Padre ci sostiene nelle cadute e nei fallimenti, ci attende a braccia aperte quando ci allontaniamo da Lui. Tutti noi siamo come il figliol prodigo ad un certo momento della vita, affamati, stanchi, soli, dopo aver dilapidato l'eredità ricevuta nel Battesimo; ma il Padre ci corre incontro, ci aspetta a braccia aperte pronto a perdonarci ed a condurci sulla strada della salvezza.
Gesù ci ricorda che le preoccupazioni quotidiane devono avere la nostra attenzione, lo sviluppo economico ed il progresso rappresentano una tappa nella nostra crescita aiutandoci a liberarci della miseria e della fame ma non devono farci dimenticare che altri sono i valori più veri e più importanti per la vita dell' uomo. Il figliol prodigo ha saputo riconoscere la sua nullità, ha saputo riprendere il cammino verso la casa del padre che lo ha accolto a braccia aperte, mentre il fratello è rimasto in disparte non sappiamo con quali pensieri in cuore, riconoscendo solo in parte che il padre è fonte della sua esistenza.
Dio con la Creazione ha affidato all' uomo il compito di mettere la Natura al suo servizio, di vivere con il lavoro della terra, di nutrirsi con i suoi prodotti, vegetali ed animali, ma ci ricorda anche che non dobbiamo affannarci troppo per il domani. In Lc 12,23-25 leggiamo "La vita infatti vale più del cibo e il corpo più del vestito. Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. Quanto più degli uccelli valete voi! Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?" Il figliol prodigo ha voluto l'eredità mentre il padre era ancora vivo, con un atto inconcepibile per i più, l'altro figlio non riesce ad accogliere il fratello quando ritorna al padre, solo quest'ultimo rivela l'amore misericordioso di Dio che non sempre viene compreso dall'uomo.
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