27 MARZO 2011 GIORNATA DI SPIRITUALITA’
PER I GRUPPI ALAM CASILINO E TRASPONTINA
“Madre Speranza modello di Santità per i laici dell’Amore Misericordioso”
L’incontro ci ha visti riuniti con alcuni laici della Traspontina e una coppia di laici di Verona, casualmente presenti, per vivere momenti di fraternità e condivisione alla luce del carisma dell’Amore Misericordioso. Il gruppo di Spinaceto che era stato invitato non ha potuto partecipare per impegni nella loro parrocchia.
Padre Gabriele Rossi (FAM) con la lettura del passo di Giovanni, capitolo 15, “La vite e i tralci”, ha introdotto, in un silenzio attento e partecipativo, la riflessione sul cammino di santità aperto a tutti., che desideriamo qui riassumere per coloro che, impossibilitati, non sono potuti intervenire.
“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla”
Dio è il vignaiuolo che con premura coltiva il suo popolo (la sua vigna) perché porti molti buoni frutti.
L’immagine della vigna usata da Gesù, ha spiegato padre Gabriele, era già presente nell’Antico Testamento laddove il Profeta, Isaia, esprime, con la vigna, la vocazione del popolo di Israele, chiamato a produrre i frutti migliori per le attenzioni rivoltegli dal Signore. La mancata risposta e la raccolta di soli frutti amari ed ingrati provoca però la promessa dell’abbandono divino.
Gesù applica la stessa immagine in chiave più individuale ed oggi essa viene riferita alla Chiesa nel suo insieme e alla diversità di fedeli che vi sono inseriti.
Applicando la stessa immagine ai gruppi ALAM, si capisce come il Signore si aspetti da essi e da ciascun laico, frutti buoni ed abbondanti: frutti di santità personale e di impegno apostolico. I frutti buoni possono venir fuori nella misura in cui si rimane innestati alla vite, guardando all’ALAM quale aiuto e strumento vero per rimanere in questa dimensione di appartenenza. Il primo frutto che il Signore ci chiede è la santità personale. La conquista della santità cristiana personale deve essere incoraggiata, perché l’itinerario della santità indicata da Dio a Madre Speranza, come si rileva dai suoi scritti, si comunica e si riversa anche sui laici di buona volontà, che intendono partecipare della stessa spiritualità e missione della Congregazione.
I laici diventano così acqua viva e linfa per la produzione migliore dei frutti di santità.
A proposito, nel marzo del 1952, la Madre Speranza lasciava scritte queste parole dette al suo confessore padre Gino Capponi:
“Il buon Gesù mi chiede di dirle Padre mio che allontani da noi la paura di dire la parola perfezione………..” ed ancora “…diamoci per completo a tale perfezione…….. decidiamoci a rompere, quei legami che impediscono di tendere alla santità…..”
Il Signore vuole portarci a un grado elevato di perfezione e santità.
Il grado superiore di santità personale avviene a beneficio non solo personale ma di tutta la Chiesa, così come la vita dei Santi, diventa modello di perfezione per i fedeli. Quello che il Signore comunica ai Santi vale per tutti. La famiglia dell’Amore Misericordioso guarda e si ispira al cammino di santità percorso da Madre Speranza, che, “Per arrivare a questo, diceva, devo arrivare ad impiegare tutti i mezzi ed arrivare a fare tutto quello che mi chiede, costi quel che costi” .
Il Signore infatti infiamma col fuoco della carità l’anima desiderosa di corrispondergli in maniera generosa, come Lui è stato verso di noi.
In che modo si può imboccare questa strada nonostante i peccati passati e presenti e le limitazioni del carattere?
Queste considerazioni non possono giustificare il mancato cammino verso la santità, perché il buon Gesù ama tutte le anime con la stessa intensità e di più, quelle anime che, pur piene di difetti, si sforzano e lottano per corrispondergli.
Ricordiamo le parole della Madre: “Quanto poco apprezziamo il Signore e come il buon Gesù sopporta in silenzio e con pazienza le nostre offese e superficialità”
Il Signore, di fronte al nostro peccato, volge rattristato lo sguardo altrove ma tende sempre la mano per guidarci ancora verso di Lui, che chiede il nostro amore come un povero mendicante. Nonostante le nostre debolezze, il Signore continua a chiamarci e ad amarci, si mostra tenace nel richiamarci alla nostra missione e la sua forza si manifesta con la Grazia.
I nostri limiti, i nostri peccati non sono mai un ostacolo per Lui per seguirci ed amarci.
“Il buon Gesù vuole avvalersi di me per fare grandi cose. Il sono disposta ma sono molto inutile e il Signore mi ha risposto che vuole servirsi della mia nullità per far vedere che è Lui ad operare e non io”.
Il buon Gesù ha voluto avvalersi di Madre Speranza per fare grandi cose, della sua nullità per fare del bene alle povere anime e alla Chiesa. Il Signore si serve sempre di quelli più deboli e più fiacchi. Gli strumenti più fiacchi diventano nelle sue mani, grandi opere.
Non ci sono scuse perciò che possano impedire di raggiungere la meta della santità, perché la Grazia ricolma le anime volenterose.
Come si fa a progredire nella santità?
La santità non si improvvisa. Occorre un impegno costante, equilibrato e misurato, perché “Il buon Gesù dice che gli sforzi violenti non sono duraturi e per avanzare basta un desiderio calmo, tranquillo e riflessivo fondato sulla conoscenza di Lui e della onnipotenza della sua Grazia”.
La virtù, la perfezione morale non provengono da noi ma dalla Grazia del Signore.
Dobbiamo lasciare agire la Grazia del Signore.
Serve una maggiore conoscenza di noi stessi.
Serve una maggiore conoscenza del Signore.
Necessita quindi una migliore conoscenza di Dio e nostra, cioè le nostre fragilità e la sua infinita perfezione. La conoscenza del Signore tende sempre all’Amore; la conoscenza di Dio tende sempre alla perfezione: quanto più entriamo in amicizia con Lui conoscendo i misteri del suo cuore e la conoscenza di noi stessi, tanto più si realizza la spinta fiduciosa verso le sue braccia e l’abbandono alla sua volontà, fonte di ogni perfezione.
L’illuminazione dentro di noi e la conoscenza divina favoriranno l’unione intima. “Nel mio Dio, diceva la Madre, trovo tutto ciò che manca in me stessa”
C’è una stretta connessione tra le nostre imperfezioni e la sua perfezione, perché i nostri debiti e i nostri limiti vengono da Lui appianati.
La maggiore conoscenza di noi stessi scaturisce da una migliore vita in Gesù con la preghiera personale, con l’ascolto della Parola e la pratica dei Sacramenti. Con una migliore conoscenza e frequenza da parte dell’anima, si accende la fiamma della carità. La fiamma infatti non si accende con la freddezza del cuore o la razionalità. E’ difficile amare il buon Gesù se non lo si conosce bene. Dalla conoscenza del Signore si passa all’amore nei suoi confronti. Tanto più lo si conosce, tanto più lo si ama. Tutto in Lui è degno di amore; è perfettamente amabile in quello che è. Siccome il Buon Gesù non lo si conosce bene per questo non lo si ama.
L’amore del Signore, infatti, non può essere inteso secondo la logica terrena, ma come puro amore di benevolenza che l’ha portato sulla Croce: amore ardente trapassato dalla lancia e dalle spine.
I veri amici di Gesù provano questo amore ardente, immolato e sacrificato, come quello di una mamma per i propri figli.
La conoscenza genera amore che provoca abbraccio e unione con Lui.
Questo processo spirituale è un mistero quanto meno esigente.
L’unione nei suoi confronti deve essere totalizzante perché il Signore abbraccia completamente; ne consegue che tutti gli aspetti e i momenti della vita devono essere perfezionati in Gesù. L’amore divino è perciò totalizzante e geloso.
“Se soffro, soffro con Te, se gioisco, gioisco con Te” ripeteva Madre Speranza.
L’unione è conformante, cioè spinge ad essere conformi alla sua volontà, quindi adesione e sottomissione perché Egli dispone ogni cosa e noi ci dobbiamo preoccupare soltanto di camminare per raggiungere la santità.
Tutto questo per arrivare da due volontà a una sola, la Sua Volontà.
L’unione è trasformante, cioè trasforma il cuore in un cuore nuovo perché la Grazia plasma la fisionomia interiore dell’anima, che si distacca dalle creature per vivere in Gesù. Avviene la divinizzazione dell’anima, resa partecipe delle caratteristiche divine.
Sperimentare l’unione con Gesù, porta alla fecondità apostolica, alla produzione di effetti benefici per gli altri secondo il proprio stato di vita.
Il Signore richiede anche a noi di produrre qualcosa di buono e di importante.
Infatti “ Per ottenere un grande raccolto di grano, necessario che la semente prima sia gettata nel campo e sia coperta con la terra; poi sia tormentata con acqua, sole, freddo e neve; e infine marcisca e scompaia. Ma ciò non è ancora sufficiente. E infatti, affinché il grano possa servire da alimento per l’uomo, deve essere ancora triturato, macinato e ridotto in farina;deve essere passato per il setaccio, in modo da separare la crusca; ed infine deve essere impastato con l’acqua e deve essere cotto a dovere. Soltanto allora esso può diventare l’alimento principale per il sostentamento dell’uomo. Così anche tu devi passare per una elaborazione simile, per arrivare ad essere ciò che io desidero. Io voglio infatti servirmi di te come sostegno e nutrimento per molte anime……”. Gesù parlava così a Madre Speranza, perché l’anima deve subire questa trasformazione per dargli frutti di gloria.
Dopo aver ascoltato questi insegnamenti sulla santità cristiana, tratti dai diari della Madre, i partecipanti si sono riuniti in gruppi per l’approfondimento, stimolato da Padre Gabriele con una traccia scritta e con sette domande per la riflessione personale e il lavoro di gruppo.
Al termine, sono scaturite le seguenti relazioni riassuntive:
- La partecipazione all’Associazione ha aiutato e aiuta nel cammino spirituale intrapreso, offrendo maggiore consapevolezza alla propria conversione che si ispira alla carità. In essa si trovano risposte alla propria pochezza divenendo così per qualcuno una Grazia che forma lo spirito e rafforza la fede. Ne conseguono frutti buoni per se stessi e per il prossimo. Il sentirsi parte della vita, per qualcun altro, non più come singolo ramo ma come compartecipe dell’operatività della vite, trasforma un io in un noi e porta all’unità con Cristo. Non più laici, ripiegati su se stessi quindi ma rivolti all’esterno per diffondere il messaggio dell’Amore Misericordioso, testimoniarlo con il proprio stile di vita, portando i pesi gli uni degli altri e accettando il fratello per quello che è. La vita cristiana richiede una misura più alta con il continuo confronto nel quotidiano con la sofferenza, con l’accettazione della Croce che conduce alla trasformazione del cuore, alla sua purificazione, alla sua conformità alla volontà divina. E’ il potere trasformante del chicco di grano del cuore e della mente.
Per vivere una vita cristiana più alta bisogna, però, conoscere Gesù come un Padre buono e unirsi a Lui. Ogni minuto è da vivere come un dono. Nel Padre nostro, noi chiediamo la conformità al volere del Signore e con la preghiera costante, personale e corale, in comunione con i fratelli, con il ricorso ai Sacramenti, con gli insegnamenti del Papa e con la lettura della Parola, impariamo a vivere il “Tutto per amore”. Non sempre si riesce però ad essere totalmente un chicco di grano, che muore, per dare buoni frutti e non sempre manteniamo salda la fiducia nel Signore, ha detto qualche fratello, ma con un impegno costante ed equilibrato si conquista la santità, che non è soltanto quella degli altari, ha precisato un altro laico, ma anche quella delle molte mamme che vivono la sofferenza dei figli.
b) L’adesione all’ALAM ha concretizzato per qualche associato, il desiderio di vivere la Parola nei rapporti familiari e all’esterno, acquistando consapevolezza soprattutto nella relazione con il Signore, che ripaga le scelte d’amore in una società invadente. La partecipazione, per altri laici, porta ad un coinvolgimento profondo nel cammino intrapreso sulla spiritualità di Madre Speranza, che affascina e spinge ad una maggiore disponibilità e pazienza e a dar valore alla sofferenza. Qualche laico di nuova appartenenza, è in cammino per scoprire la sua chiamata, mentre qualcun altro di più vecchia data, ha trasformato il chicco di grano in frutti buoni con l’operatività nel volontariato.
c) L’adesione all’ALAM ha aiutato i laici nella loro crescita spirituale portando frutti buoni anche se non evidenti; la partecipazione e la formazione infatti permette un maggior controllo delle proprie istintive reazioni nella quotidianità della vita e la possibilità di una frequente verifica del cammino cristiano. La santità personale è un percorso che attiene alla sensibilità di ciascuno, che deve affrontare e portare avanti con i propri talenti a disposizione senza nascondersi dietro “un comodo senso” di incapacità personale o mirando a personaggi irraggiungibili. Occorre rendersi disponibili alla chiamata.
Per raggiungere la santità, ha rilevato qualcuno, bisogna essere come il grano che macinato si fa pane per gli altri, come avviene spesso nella propria famiglia.
La lettura e l’ascolto della Parola, unite alla preghiera personale, aiutano ad approfondire la conoscenza del Signore e a superare le proprie debolezze e fragilità. La preghiera personale, rivolta dapprima al proprio “orticello,” si è trasformata con il cammino nell’Associazione, in offerta gioiosa e più sensibile alle esigenze del fratello.
Franca e Bruna