DECENNALE ALAM ”Risplenda la vostra luce”
Dopo dieci anni di vita associativa della nostra Associazione due pensieri mi vengono in mente: ringraziare Dio di averci chiamati a far parte di quest'associazione e chiedere a Dio di guidarci nel nostro cammino di Laici dell'Amore Misericordioso e aiutarci a comprendere quale è la sua volontà per ciascuno di noi.
Mi sembra sempre illuminante e arricchente a tal proposito il pensiero di Madre Speranza. Gli scritti che seguono sono dedicati ai figli e alle figlie, ma credo che Madre Speranza, se oggi fosse tra noi, li avrebbe dedicati anche a noi Laici.
“ Alla Santissima Vergine affido tutti i miei figli e le mie figlie, le mie due amate Congregazioni e tutti i poveri in esse accolti.
Desidero lasciare ai miei figli e alle mie figlie la preziosa eredità che io gratuitamente e senza alcun merito ho ricevuto dal buon Gesù. Questi beni sono:
• una fede viva nell'Eterno Padre, nel suo divin Figlio, nello Spirito Santo, nel santo Vangelo, nella santa Eucaristia, nel trionfo della Resurrezione e della Gloria del buon Gesù e in tutto quanto insegna la nostra santa Madre Chiesa, cattolica apostolica, romana;
una ferma speranza,
• una carità ardente,
• un amore forte al buon Gesù
• e alle Costituzioni ( per noi Laici potrebbe essere lo Statuto dell'Associazione ) dettate da Lui e scritte con tanta fede e fiducia da questa povera creatura, affinché i miei amati figli e le mie amate figlie siano ricchi per l'eternità, poiché praticandole alla lettera, esse saranno il consistente capitale che li arricchirà nella Patria celeste: li avverto che il buon Gesù si incaricherà di fare giustizia nei confronti di tutti quei figli e quelle figlie che guardando a queste loro amate Costituzioni senza amore e rispetto, tralascino di compiere ciò che esse ordinano o ardiscano cambiare o correggere qualcosa di ciò che appartiene allo spirito e al fine di queste sante Costituzioni.
Desidero che tutti i miei figli e le mie figlie siano molto poveri di beni materiali, ma molto ricchi di virtù, soprattutto delle virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza , virtù che rappresentano la Passione e morte del nostro divin Maestro e sono quelle che devono risplendere nel Figlio e nell'Ancella dell'Amore Misericordioso insieme con la fede, la speranza e la carità.
Raccomandazioni che faccio ai miei amati figli e alle mie amate figlie:
siate umili ,
• amatevi mutuamente ,
• allontanate da voi i giudizi temerari,
• non ambite mai ad incarichi o posti elevati,
• abbandonatevi nelle mani dell'obbedienza come bambini piccoli;
• non discutete, né altercate ; non preoccupatevi di cose di cui non siete stati incaricati;
• siate molto caritatevoli e amanti dell'orazione;
• lavorate per conseguire il distacco e il disprezzo di voi stessi, che otterrete attraverso la conoscenza del nostro Dio, del suo amore e la conoscenza del nostro nulla e delle nostre miserie;
• sforzatevi di fare sempre e in tutto la volontà del nostro Dio e cercate solo la sua gloria e mai la vostra .
• Guardatevi, figli miei, da ogni avarizia; cercate di non essere attaccati alle cose terrene, poiché il Figlio e l'Ancella dell'Amore Misericordioso devono dedicarsi alla carità, alle cose divine e spirituali e lo conseguiranno facilmente se i loro cuori saranno fissi nel buon Gesù.
• State molto attenti a non occuparvi di interessi estranei alla vostra vocazione e al vostro stato; non immischiatevi mai in affari mondani che contrastino con la vostra vocazione, neppure a titolo di carità o di prudenza.
Supplica che rivolgo al buon Gesù nel momento della morte del mio corpo e la vita della mia anima, in nome della misericordia e dell'amore del mio Dio:
• chiedo al buon Gesù che siano Lui e la Gloria di Dio il movente delle azioni di tutti i figli e le figlie; che Egli sia sempre il loro avvocato e li difenda dai nemici delle rispettive Congregazioni ripetendo in favore di questi: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno”.
• Fa, Gesù mio, che nell'ora della morte tutti i figli e le figlie, pieni di amore e di fiducia, possano dire ciò che io ti dico in questo momento, confidando nella tua carità, amore e misericordia: “Padre mio, nelle tue mani affido il mio spirito”.
Madre Speranza
In questo mese di maggio continuiamo ad affidare nelle mani di Maria la nostra Associazione e tutti i singoli associati, Lei che è la nostra Madre saprà trasformare il nostro cuore secondo quanto consigliato da Madre Speranza.
Auguro a tutti di festeggiare il decennale della nostra Associazione con profonda fede ed immersi nella preghiera fiduciosa all'Amore Misericordioso.
Portiamo a Collevalenza tutto il nostro gruppo, in particolare affidiamo a Madre Speranza gli associati che sono ammalati e che vivono momenti di sofferenza fisica e spirituale, gli anziani e quelli che non sono riusciti a venire. Accogliamo con gioia e con la preghiera Elisabetta che entrerà a far parte del nostro gruppo.
Bruna
Il Buon Samaritano e il businessman
Giorni or sono mi è capitato di leggere su una pagina di attualità, una riflessione di Stefano D'Anna, illustre economista e sociologo, inerente la parabola del Buon Samaritano, in chiave di lezione di economia.
In essa il prof. D'Anna riporta:
“Se il Vangelo è il libro più letto, più tradotto al mondo, la spiegazione va ricercata ben oltre il fatto di essere il testo sacro del cristianesimo, e ben oltre il contenuto delle sue parabole. Il fatto è che quando lo apriamo, dovunque lo apriamo, apparentemente siamo noi a leggerlo, in realtà è il Vangelo che legge noi . Le sue parabole descrivono il nostro mondo interno, passando ai raggi X le nostre emozioni, i nostri processi mentali, fotografati nell'eternità dell'istante, mentre viaggiamo nelle foreste dei neutroni, alla velocità del pensiero.
Dalla storia del Buon Samaritano, tenteremo quindi una lettura a rovescio, con la disposizione di avere tra le mani un mezzo per studiarci e aiutarci a capire chi siamo.
Il protagonista di questa storia non incontra un uomo denudato, un estraneo trovato ferito e abbandonato sulla strada.
Il samaritano, a differenza del sacerdote e del levita, che passano oltre, senza fermarsi, è consapevole di incontrare se stesso, di vedere le proprie ferite. Quelle che si ferma a lenire, a curare, sono in realtà le sue ferite interne. Il Buon Samaritano non cura le ferite dell'altro perché è buono e caritatevole, ma perché è consapevole di curare, attraverso lui, le proprie ferite.
Se lo facesse per bontà, potrebbe ben essere un “santo stupido” le cui azioni possono dare un sollievo momentaneo a qualcuno, ma lasciano il mondo esattamente nelle condizioni disastrose di sempre.
Non a caso il buon Samaritano è simboleggiato da un commerciante, un uomo abituato a capire dov'è il suo profitto. Lo sappiamo dal fatto che trasporta olio e vino da vendere al mercato. E' quindi un businessman l'uomo che penetra il segreto della carità paolina. L'intellettuale, rappresentato dallo scriba, vede l'uomo abbandonato sul ciglio della strada e passa oltre senza neppure fermarsi. L'uomo spirituale, il religioso, rappresentato dal levita, vede il bisognoso e passa dall'altro lato della strada senza neppure sfiorarlo.
Essi sono le figure simboliche dell'umanità ordinaria, ma anche la metafora della parte più retriva di noi, quella che crede che gli altri e le loro ferite siano esterne e non abbiano niente a che fare con noi.
A cura di Bruno