Testimonianza sullo spirito di servizio
di Madre Speranza
RICONDANDO MADRE SPERANZA
Quando ripenso a Madre Speranza, la rivedo sempre con il suo grembiule azzurro da lavoro, con le maniche rimboccate, affaccendata nel servire e rendersi utile per tutti, con il suo sorriso dolce e materno.
Ricordo le sue lunghe giornate estive passate in cucina, per preparare il pranzo o la cena.
La ricordo ancora quando andava a ricevere la Santa Comunione, avvolta nel suo manto, tutta assorta, col viso trasfigurato, con le mani sul petto come se volesse tenere Gesù stretto sul suo cuore.
La ricordo nella sala da lavoro, quando aveva terminato le faccende in cucina: si sedeva con noi per ricamare. Lei aveva l'incarico di fare le asole. Ad ogni suono dell'orologio si recitava la comunione spirituale.
Ricordo che ogni mese ci esortava a praticare più intensamente una virtù; durante il mese dedicato all'umiltà si sentiva nella casa un profumo di violette, nel mese dedicato alla carità un profumo di rose… Io ero un po' scettica, ma poi constatavo che era la sua persona ad emanare quel profumo che non posso dimenticare.
Quando la vedevamo affaticata volevamo aiutarla, ma lei ripeteva: “Sono la esclava delle escavas”, la serva delle serve. Non si risparmiava mai quando c'era da lavorare.
Ma il suo esempio di umiltà più grande ce lo diede quando il Santo Uffizio le tolse l'incarico di Superiora Generale e nominò Madre Antonia: Per qualunque cose che doveva fare le chiedeva il permesso, le cedeva il passo…. Ci diceva che dovevamo essere umili di fronte al mondo per essere grandi di fronte a Dio, che dovevamo fare in modo che l'incarico che ci affidavano i superiori fosse il più umile, per dar gloria a Gesù.
Ricordo la sua gioia nel servire il Signore nella persona delle bambine, mettendo in pratica le parole di Gesù: “Ogni cosa che avrete fatto ai più deboli, l'avrete fatto a me”.
Serviva personalmente a tavola gli operai.
Se qualche persona veniva a chiedere qualcosa, lei era la prima a donare e poi pregava: “Fa' o Gesù che ogni persona che bussa alla nostra porta si slavi; voglio portarti tante anime; ti dono la mia vita per loro”.
Io credo che noi apparteniamo a quelle anime per le quali la Madre ha donato la sua vita.
Grazie, Madre Speranza!
Agnese Riscino
Nota: Agnese fu accolta ancora molto piccola in Villa Certosa da Madre Speranza perché la sua famiglia era povera e si era in tempo di guerra. Visse diversi anni accanto a lei e fece esperienza diretta di quanto fosse grande la sua santità e di come il Signore le stesse vicino e compisse veri prodigi in favore dei poveri per i quali lei pregava.