Il Profeta Ezechiele e il messaggio della misericordia di Dio (Franca Belella)
Nell’ascolto interiore delle parole di Ezechiele, avverto tutto l’amore di un Dio che parla della Sua misericordia. “Perché mai dovreste morire?”. E’ quasi un grido di dolore che si rinnova ogni volta nella ricerca instancabile dell’uomo, nel porre sentinelle al suo fianco, nell’offerta del sacrificio profondo, così misterioso, da sconvolgere ed esaltare interamente la nostra vita.
Ma abbiamo capito? Abbiamo veramente compreso questa cosa stupenda, questa enorme ricchezza?
Occorre la purificazione del cuore e, nella misura in cui ci riconosciamo peccatori, sperimentiamo la misericordia di Dio, divenendo segno tangibile per gli altri.
Gli altri, le persone del nostro tempo, sono in attesa di poter vedere la misericordia di Dio in noi, hanno bisogno oggi di miracoli, di segni e di santità fatta anche di condizione umana, di sforzi e di cadute, di impegni e ribellione, di lacrime di dolore e di riconoscenza, di umiliazioni ed allontanamenti posti ed offerti nella conversione ai piedi della Croce.
La nostra testimonianza si trasforma così in verità, in concretezza, in stimolo per i cuori e messaggio di salvezza; tanti Ezechieli messi a sentinella di noi stessi e di tanta gente smarrita bisognosa di misericordia.
Questo carisma, assunto da Madre Speranza, così grandioso e ancora sconosciuto, perché poco conosciuta la bontà e la tenerezza del Padre, deve essere diffuso ovunque con umiltà, volontà e fede. Noi LAM dobbiamo insegnare a non aver paura di Dio, anche quando si fosse caduti nei peccati più gravi. Noi LAM per primi, dobbiamo conformarci a questo carisma, coltivando atteggiamenti importanti nel gruppo e fuori: accoglienza, ascolto paziente, comprensione soprattutto nella diversità di opinioni, correzione fraterna fatta con dolcezza, incoraggiamento per ogni desiderio di bene, dialogo chiaro e caritatevole, senza compromessi, ma con l’attenzione necessaria a non spegnere il lucignolo fumigante e a non spezzare la canna incrinata.
La nostra identità deve apparire chiara e la nostra disponibilità deve essere generosa per crescere e far crescere il nostro gruppo di Laici, sia in formazione che in opere, valorizzando la collaborazione di tutti. Dobbiamo scoprire o riscoprire i nostri talenti, confrontandoci costantemente tra noi e con gli altri gruppi, divenendo costruttori e non demolitori, obbedienti ai disegni del Padre. “Allora le genti sapranno che io sono il Signore… quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi”.
Per lo stupore e la preghiera
Signore, io penso che tu ne abbia abbastanza di gente che, sempre, parla di amarti come si ama in un matrimonio invecchiato. Un giorno in cui avevi voglia di altro hai inventato san Francesco e ne hai fatto il tuo giullare. Lascia che noi inventiamo qualcosa per essere gente allegra che DANZA LA PROPRIA VITA CON TE.
Per essere un buon danzatore, con te come con tutti, non occorre sapere dove la danza conduce; basta seguire, essere gioioso, essere leggero, e soprattutto non essere rigido. Non occorre chiederti spiegazioni sui passi che ti piace segnare. Bisogna essere come un PROLUNGAMENTO vivo e agile con te.
Signore, vieni ad invitarci!
Se certe melodie sono spesso in minore, non ti diremo che sono tristi; se altre ci fanno un poco ansimare, non ti diremo che sono logoranti. E se qualcuno per strada ci urta, gli sorrideremo: anche questo è danza. Signore, insegnaci il posto che tiene, nel romanzo eterno, avviato tra te e noi, il BALLO DELLA NOSTRA OBBEDIENZA.
Rivelaci la grande orchestra dei tuoi disegni: in essa quel che tu permetti da suoni strani nella serenità di quel che tu vuoi. Insegnaci ad indossare ogni giorno la nostra condizione umana come un vestito da ballo, che ci fa amare di te tutti i particolari come gioielli indispensabili. Facci vivere la nostra vita non come gioco di scacchi dove tutto è calcolato, non come una partita dove tutto è difficile, non come un teorema che ci rompe il capo, ma come una festa senza fine dove il tuo incontro si rinnovella come un ballo, come una danza FRA LE BRACCIA della tua grazia, nella musica che riempie l'universo d'amore.
Signore, vieni ad invitarci!
Madeleine Deibrel
Il Signore è dentro la mia, la nostra storia Rossana
La storia del popolo d’Israele è la mia storia, intrisa di gioie, dolori, delusioni, come del resto quella di ogni uomo.
Ma il mio Padre e Creatore non ha permesso che andassi in rovina, ha avuto compassione, ha voluto essere misericordioso come lo è stato con l’uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico. Ci ha dato esempi su esempi, ma la nostra mente, il nostro cuore, schiavi degli idoli di cui siamo circondati, non ci hanno permesso di vedere oltre, di riconoscerlo nel nostro prossimo.
Isaia ce lo presenta come il Servo Sofferente, come il solo che può salvare l’umanità resa vecchia dal peccato, donandole una veste nuova, attraverso il sacrificio della croce e con il Battesimo. Inizia così un cammino nuovo, un cammino che non sarà facile, un cammino dove s’incontreranno ostacoli, ma potremo superarli con l’aiuto del Padre, che volle un’umanità nuova, un’umanità che si rinnova ogni volta nella Messa, in quel “Fate questo in memoria di me”.
Leggendo i brani di Isaia, che il programma di formazione permanente ha offerto alla nostra riflessione, mi accorgo di quanto il Signore ha fatto per me e per tutti. Attraverso i profeti parla del popolo di dura cervice, lo perdona, ha compassione, prova misericordia infinita, lo cerca, a nulla vale se il cuore, la mente e l’anima non rispondono ai suoi moniti, ai suoi messaggi d’amore, Lui ci libera dal peccato, offrendosi come agnello senza macchia, alla morte più cruenta.
Il Padre ci presenta l’umanità nuova nella persona di Gesù, che esce dall’acqua del Giordano, ripieno di Spirito Santo. Questo Gesù così lontano dalla mia realtà ma così presente nella mia vita! Nonostante io, come il popolo d’Israele, sia cieca e sorda ai suoi richiami, Lui, con la tenerezza di una Madre e l’amore di un Padre, mi fa uscire dal tunnel del Mar Rosso, mi conduce nel deserto della purificazione, mi fa gustare la manna, mi accompagna fino al luogo del suo sacrificio, dove mi dà la possibilità di essere perdonata dai tanti peccati, fino a ringraziarlo e benedirlo per quanto ha operato ed opera in me e nella mia famiglia.
Oggi ci chiama, come coppia, ad essere annunciatori del suo Amore Misericordioso, quando, al termine dell’Eucaristia ci dice: “Andate ed annunciate a tutto il mondo la mia Parola”.
Il profeta Isaia non ci annuncia soltanto qualcosa che deve avvenire, ma ci annunzia la Parola ed è testimone della stessa, assicurandoci che proprio la Parola incarnata ci aprirà ad un mondo nuovo: noi saremo nuovi per la vita e il sacrificio del Servo sofferente.
Il Signore ci parla come parlò ad Israele, ci indica la strada, ci dà tante opportunità, ma noi vorremo continuare ad essere ciechi, distratti, irriconoscenti? Il Padre ci presenta Gesù, il Figlio prediletto, dicendoci di ascoltarlo; Lui non si scoraggia, anzi ci prende per mano e ci dà l’opportunità della salvezza, nella vita del Figlio, disposto a sacrificarsi per noi fino alla morte di croce.
Sarà poi Maria di Magdala ad annunciarci la gioia della risurrezione e la vittoria su tutto il male del mondo.
CHRISTIFIDELES LAICI
Vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo
Esortazione apostolica postsinodale di Giovanni Paolo II
Mi sono prefissata come obiettivo di questo nuovo anno 2008 di leggere la CHRISTIFIDELES LAICI, rifletterci personalmente e proporre a tutti voi quanto ho colto dalla lettura mi auguro attenta di tale esortazione. La motivazione che mi ha portato a tale decisione è dovuta al mio e nostro ruolo di laici dell’Amore Misericordioso, per capire alla luce del Magistero della Chiesa quale è il nostro ruolo di Laici Amore Misericordioso. Essere un Laico dell’Amore Misericordioso cosa significa per me? Come e cosa deve fare un Laico di diverso o in più di un cristiano battezzato e praticante? Ho capito cosa vuole il Signore da me?
Per introdurre la lettura ed il commento dell’esortazione riporto il brano evangelico della vigna: Matteo 20
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Parabola degli operai mandati nella vigna
“Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dá loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi”.
I FEDELI LAICI, appartengono a quel Popolo di Dio che è raffigurato dagli operai della vigna, dei quali parla il Vangelo di Matteo. La parabola evangelica spalanca davanti al nostro sguardo l’immensa vigna del Signore e la moltitudine di persone, uomini e donne, che da Lui sono chiamate e mandate perché in essa abbiano a lavorare. La vigna è il mondo intero (cf. Mt 13, 38), che dev’essere trasformato secondo il disegno di Dio, in vista dell’avvento definitivo del Regno di Dio.
L’appello del Signore Gesù «Andate anche voi nella mia vigna» non cessa di risuonare da quel lontano giorno nel corso della storia: è rivolto a ogni uomo che viene in questo mondo.
Andate anche voi. La chiamata non riguarda soltanto i Pastori, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, ma si estende a tutti: anche i fedeli laici sono personalmente chiamati dal Signore, dal quale ricevono una missione per la Chiesa e per il mondo. Lo ricorda S. Gregorio Magno che, predicando al popolo, così commenta la parabola degli operai della vigna: «Guardate al vostro modo di vivere, fratelli carissimi, e verificate se siete già operai del Signore. Ciascuno valuti quello che fa e consideri se lavora nella vigna del Signore».
Con lo sguardo rivolto al dopo-Concilio, i Padri sinodali hanno potuto costatare come lo Spirito abbia continuato a ringiovanire la Chiesa, suscitando nuove energie di santità e di partecipazione in tanti fedeli laici. Ciò è testimoniato, tra l’altro, dal nuovo stile di collaborazione tra sacerdoti, religiosi e fedeli laici; dalla partecipazione attiva nella liturgia, nell’annuncio della Parola di Dio e nella catechesi; dai molteplici servizi e compiti affidati ai fedeli laici e da essi assunti; dal rigoglioso fiorire di gruppi, associazioni e movimenti di spiritualità e di impegno laicali; dalla partecipazione più ampia e significativa delle donne nella vita della Chiesa e nello sviluppo della società.
Nello stesso tempo, il Sinodo ha rilevato come, il cammino postconciliare dei fedeli laici non sia stato esente da difficoltà e da pericoli. In particolare si possono ricordare due tentazioni alle quali non sempre essi hanno saputo sottrarsi: la tentazione di riservare un interesse così forte ai servizi e ai compiti ecclesiali, da giungere spesso a un pratico disimpegno nelle loro specifiche responsabilità nel mondo professionale, sociale, economico, culturale e politico; e la tentazione di legittimare l’indebita separazione tra la fede e la vita, tra l’accoglienza del Vangelo e l’azione concreta nelle più diverse realtà temporali e terrene.
Questo punto merita un commento e una riflessione individuale in tutti noi laici. Credo che sia di fondamentale importanza, per noi, Laici Amore Misericordioso riuscire, anche se a volte è difficile, essere coerenti e non separare mai la nostra vita spirituale dalla nostra vita quotidiana, quello che noi cerchiamo di riflettere e commentare nella nostra formazione mensile, deve con l’aiuto del Signore essere messo in pratica nella nostra vita familiare, lavorativa, culturale ecc.
Situazioni nuove, sia ecclesiali sia sociali, economiche, politiche e culturali, reclamano oggi, con una forza del tutto particolare, l’azione dei fedeli laici. Se il disimpegno è sempre stato inaccettabile, il tempo presente lo rende ancora più colpevole. Non è lecito a nessuno rimanere in ozio.
Riprendiamo la lettura della parabola evangelica: «Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella mia vigna”»
Non c’è posto per l’ozio, tanto è il lavoro che attende tutti nella vigna del Signore. Il «padrone di casa» ripete con più forza il suo invito: «Andate anche voi nella mia vigna».
E’ necessario, allora, guardare in faccia questo nostro mondo, con i suoi valori e problemi, le sue inquietudini e speranze, le sue conquiste e sconfitte: un mondo le cui situazioni economiche, sociali, politiche e culturali presentano problemi e difficoltà più gravi rispetto a quello descritto dal Concilio nella Costituzione pastorale Gaudium et spes. E’ comunque questa la vigna, è questo il campo nel quale i fedeli laici sono chiamati a vivere la loro missione. Gesù li vuole, come tutti i suoi discepoli, sale della terra e luce del mondo (cf. Mt 5, 13-14).
Questo nostro mondo oggi è caratterizzato dell’indifferentismo religioso e dall’ateismo, dalla scristianizzazione di popoli cristiani di vecchia data. La dignità della persona umana è calpestata ed esaltata. Pensiamo, inoltre, alle molteplici violazioni alle quali viene oggi sottoposta la persona umana. Quando non è riconosciuto e amato nella sua dignità di immagine vivente di Dio, l’essere umano è esposto alle più umilianti e aberranti forme di «strumentalizzazione», che lo rendono miseramente schiavo del più forte. E «il più forte» può assumere i nomi più diversi: ideologia, potere economico, sistemi politici disumani, tecnocrazia scientifica, invadenza dei mass-media. Di nuovo ci troviamo di fronte a moltitudini di persone, nostri fratelli e sorelle, i cui diritti fondamentali sono violati, anche in seguito all’eccessiva tolleranza e persino alla palese ingiustizia di certe leggi civili: il diritto alla vita e all’integrità, il diritto alla casa e al lavoro, il diritto alla famiglia e alla procreazione responsabile, il diritto alla partecipazione alla vita pubblica e politica, il diritto alla libertà di coscienza e di professione di fede religiosa.
Chi può contare i bambini non nati perché uccisi nel seno delle loro madri, i bambini abbandonati e maltrattati dagli stessi genitori, i bambini che crescono senza affetto ed educazione? In alcuni Paesi intere popolazioni sono sprovviste di casa e di lavoro, mancano dei mezzi assolutamente indispensabili per condurre una vita degna di esseri umani e sono private persino del necessario per la stessa sussistenza. Tremende sacche di povertà e di miseria, fisica e morale ad un tempo, stanno oramai di casa ai margini delle grandi metropoli e colpiscono mortalmente interi gruppi umani.
Non possiamo infine, non ricordare un altro fenomeno che contraddistingue l’attuale umanità: forse come non mai nella sua storia, l’umanità è quotidianamente e profondamente colpita e scardinata dalla conflittualità.
Questo è l’immenso e travagliato campo che sta davanti agli operai mandati dal «padrone di casa» a lavorare nella sua vigna. Nonostante tutto, dunque, l’umanità può sperare, deve sperare: il Vangelo vivente e personale, Gesù Cristo stesso, è la «notizia» nuova e apportatrice di gioia che la Chiesa ogni giorno annuncia e testimonia a tutti gli uomini.
In questo annuncio e in questa testimonianza i fedeli laici hanno un posto originale e insostituibile: per mezzo loro la Chiesa di Cristo è resa presente nei più svariati settori del mondo, come segno e fonte di speranza e di amore.
Fin qui ho voluto leggere e riassumere insieme a voi soltanto l’introduzione dell’esortazione fino alla pagina 11. Sarebbe auspicabile che tutti la leggessimo individualmente. Sui giornalini successivi procederò con la lettura e con la riflessione con la speranza che sia di ausilio a tutto il gruppo.
Chi vuole leggere l’esortazione apostolica integralmente può farlo consultando il sito
http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/apost
_exhortations/documents/hf_jp-ii_exh_30121988
_christifideles-laici_it.html
Auguro a tutto il gruppo ALAM un 2008 di essere segno e fonte di speranza e di amore per tutti quelli che vivono al nostro fianco e per tutti quelli che il Signore pone sul nostro cammino.
Bruna