L’agonia di Gesù nell’Orto degli ulivi
Rossana Senesi
Gesù, come ogni uomo di fronte alla morte, è preso dall’angoscia. Manifesta il suo turbamento dinanzi al Padre, pregandolo di risparmiargli la prova, ma subito si lascia guidare dalla Sua volontà.
In quella notte di angoscia e sofferenza, solo il cielo e gli ulivi scossi dal vento sono i suoi testimoni, gli amici dormono non sono riusciti a dar conforto al loro maestro.
In quel Gesù, inginocchiato sulle zolle di quell’orto, in lotta con l’agonia, ritrovo me stessa nei momenti di dolore e sofferenza: pregavo, speravo in un miracolo, sì, speravo che il Signore esaudisse le mie richieste e preghiere di guarigione, ma poi mi ritrovavo a dirgli: “Se è la tua volontà, Signore, l’accetto” ma sempre con il cure gonfio di tristezza
Chissà cosa hai pensato, Signore, quando ti ho chiesto di porre fine alle sofferenze del mio amore! Come mi hai giudicata?
Il Tuo volto amico e sofferente è stato la mi forza, ha asciugato le mie lacrime, ha consolato il mio cuore. Il cammino, l’affidamento alla Sacra Famiglia, a Madre Speranza, la vicinanza degli amici, sono stati come un balsamo benefico.
Gesù, mi sono affidata a Te che hai bevuto il calice della sofferenza, Tu non hai cercato compromessi né scappatoie, come spesso capita a noi, Tu non ti sei aggrappato a nessuno se non alla volontà del Padre. Infine ci hai insegnato ad affidarci al Padre, con amore infinito, nel momento della prova, chiedendo che calmi le acque agitate dei cuori e delle menti di uomini e donne di ogni tempo.
Chi sono io?
Guglielmo Marconi
Sono stato fin da babino molto timido e pauroso: paura del buio, della morte, degli spari, del fuoco, dei lampi, dei tuoni, dei cani randagi e di quelli che facevano la guardia alle proprietà, paura di mia madre che mi bastonava quando facevo qualche marachella, paura di Dio che allora dai sacerdoti veniva presentato come pronto a castigare se non facevamo i buoni e bravi bambini: a scuola i maestri e i professori erano molto severi e pronti a castigare.
La seconda guerra mondiale, con i suoi bombardamenti, ci costringeva a scappare e a metterci in salvo nei sotterranei. Ho assistito terrorizzato ad un bombardamento nel mio paese e ho visto tirare fuori dalle macerie i morti che venivano messi sulla strada coperti da un lenzuolo bianco. Mio zio Piero fu fatto prigioniero dai tedeschi e fu mandato in un campo di concentramento e lì morì sotto i bombardamenti. Era il fratello di mio padre.
Nelle poche volte che mi sono scontrato in lotta con i coetanei ho avuto sempre la peggio. Avevo alcuni compagni di gioco che erano prepotenti e si comportavano male, io cercavo di evitarli, di riprenderli. In paese c’era uno, debole mentale che girava senza meta, veniva preso in giro e qualche volta fatto oggetto di scherzi pesanti; io mi arrabbiavo con questi monelli e dicevo: “Perché vi accanite con questo poveretto, è buono e non fa male a nessuno, lasciatelo in pace!”
La mia famiglia era molto religiosa, specialmente mia nonna e mia mamma; mia nonna mi portava molto spesso con lei in chiesa, a dire il rosario, si esponeva l’ostensorio e di restava in adorazione. Io andavo a Messa tutte le domeniche e feste comandate, ero chierichetto e dopo la Messa il sacerdote ci faceva catechismo. Nell’adolescenza e nella prima giovinezza sono sempre
andato a Messa, ho vissuto i sacramenti, ho sempre creduto in Dio. Con i miei amici avevo discussioni a non finire perché alcuni si dichiaravano atei, soprattutto quelli che frequentavano le scuole superiori e avevano assimilato teorie anticristiane. Io dicevo: “Ma non vedete le meraviglie del creato: il sole, la luna, le stelle, le albe, i tramonti, il mare, gli alberi fruttiferi, i fiori, le foreste che in autunno si rivestono di mille colori? Tutte queste cose, gli animali e noi uomini non è possibile che si siano formati per caso, secondo me, e il catechismo della Chiesa cattolica me lo conferma, c’è Dio sopra di noi che ha creato tutto questo; quindi bisogna amarlo e rispettarlo, vivendo i comandamenti del Decalogo”
Qualcuno assentiva, qualcuno dubitava, due, in particolare, mi deridevano dicendo: “Ma ancora dai retta ai preti, sei stupido, non capisci niente ecc”.
Dovrei dire tante cose della mia adolescenza, vi dico solo che il vissuto mi ha fatto conoscere le difficoltà della vita; gli ideali, anche se nel profondo restavano, li ho messi nel dimenticatoio. Avevo uno zio che, a modo suo, mi voleva bene e ogni tanto mi ripeteva: “Fatti furbo, approfitta delle occasioni che ti capitano, non fare il tontolone”. La mia vita è sempre stata frenata dalla paura: paura di sbagliare, paura delle difficoltà, paura atavica della morte, paura di non mantenere bene la mia famiglia, non ho voluto peccare per paura del castigo di Dio.
Tra le tante circostanze che mi hanno allontanato dalla vita religiosa e mi hanno portato fuori strada c’è stato, nel luglio del 1969 lo sbarco degli astronauti sulla luna, io seguii la vicenda dall’inizio alla fine, per tutta la notte stetti sveglio davanti al teleschermo e ricordo che dissi in cuor mio: “Ecco, ormai l’uomo si è emancipato, è diventato autonomo ha cominciato a svelare i misteri dell’universo, non ha più bisogno di Dio!” Questa sciocchezza mi ha accompagnato per più anni.
Quando all’inizio del 1978 iniziai la mia prima conversione, fui veramente investito dallo Spirito Santo, feci veramente un’esperienza di fede molto forte, sperimentai un coraggio che non avevo mai avuto, cominciai a proclamare Cristo e il suo Vangelo, prima ai miei familiari, poi sul posto di lavoro, con gli amici, i conoscenti con tutti quelli con i quali venivo in contatto. Potete immaginare le reazioni: i miei familiari pensarono che fossi invasato o fossi diventato matto. Nel lavoro, da più di qualcuno ero preso in giro, potete immaginare quello che mi dicevano, ma io andavo avanti senza paura. In quel periodo ricordo che ho avuto anche grazie speciali ma appartengono al mio intimo.
La reazione delle mie figlie e di mia moglie mi fece preoccupare, perché ebbero veramente l’impressione che fossi uscito di testa e mi fecero riprendere da mio fratello il quale, a brutto muso, e minaccioso, mi disse. “Tu sei diventato matto, io ti faccio ricoverare in manicomio. Ma non sai che hai una moglie e due figlie da mantenere e una in arrivo? Le trascuri e sperperi i soldi per fare beneficenze! Tu sei un padre di famiglia e la tua prima preoccupazione deve essere per la famiglia!” E minacciò di farmi interdire.
Questo fatto mi frenò bruscamente e ritornò in me la paura, vissi per un po’ di tempo come in coma, non sapendo come uscire da quella situazione. Però mi rassegnai pensando che anche Gesù, all’inizio della sua missione, proclamando il Vangelo in tutte le città e villaggi, venne ripreso e avversato dai parenti e dai paesani e dicevano che era un indemoniato. Gesù nel Vangelo ci ha avvertiti: “Se volete essere miei seguaci, aspettatevi persecuzioni e odio anche dai vostri familiari” Infatti, leggendo la vita di tutti i santi, che hanno battuto le orme di Gesù, vediamo che hanno avuto vita difficile e tribolata e moltissimi sono morti martiri. Gesù ci dice. “Se volete venire dietro a me, prendete la vostra croce e seguitemi. Non vi prometto niente su questa terra, avrete derisioni, persecuzioni e ogni sorta di tribolazioni, ma se persevererete fino alla fine, vi prometto la vera vita, nel posto che vado a prepararvi, vita eterna, piena di felicità”.
Più o meno tutti noi che facciamo un cammino di fede abbiamo avuto difficoltà, ma ora affermo di non avere più paura di niente, perché penso di avere un briciolo di fede e spero soprattutto nella grande misericordia di Gesù per noi poveri peccatori.
Ora, data l’età avanzata, faccio quello che posso, non ho più lo slancio del predicatore ma mi limito a pregare per tutti, familiari, amici, conoscenti, per la loro conversione e per rinsaldare la fede, la speranza e l’amore in Cristo Gesù. Senza di lui “sono come pula che il vento disperde”. Vieni, Signore Gesù!