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Gesù parla molte volte dei poveri e, al giorno d'oggi, li incontriamo sempre più di frequente nelle nostre strade, e sempre di più cerchiamo di evitarli, senza pensare a come ci sentiremmo noi se fossimo al loro posto. Gesù sfamava la moltitudine delle persone prima con la Parola e poi con il pane, accoglieva i bambini, i poveri, gli emarginati come i lebbrosi, le prostitute, l'umanità isolata e sofferente, perché vedeva in loro tanto dolore, ma soprattutto perché i poveri sapevano riconoscere, meglio del popolo benestante, che avevano bisogno della salvezza, del perdono, della misericordia divina. I miracoli del Signore preparavano alla conversione, al pentimento e quindi al perdono dei peccati, Gesù era il medico che guariva le miserie umane e ridava dignità alle persone. L'amore misericordioso è caratteristica della vita di Gesù.
Dio prima che giudice "...è un padre che perdona ...." ( Beata Madre Speranza ) ma l'uomo deve sì chiedere perdono ma anche saper riconoscere che ha bisogno di cambiare comportamento. L'amore del Signore ci invita a cambiare il cuore e ad assumerci le nostre responsabilità, solo così Dio ci trasforma e ci salva. La salvezza ci è offerta gratuitamente, sta a noi renderci disponibili a riceverla, avendo fede nel Signore, riconoscendo che è sempre al nostro fianco, disposto a perdonarci e ad accoglierci tra le sue braccia se ci impegniamo, anche con fatica, nel cammino di conversione, giorno dopo giorno.
Gli avvenimenti lieti o tristi della vita sono sempre accompagnati dalla presenza di Dio, anche la nostra debolezza, le nostre cadute, perché Dio è un Padre Misericordioso che vuole salvarci, ma ci chiede di aver fiducia e di affidarci a Lui e non di voler contare solamente sulle nostre forze, questa è solo presunzione. La misericordia divina è più grande di qualsiasi nostro peccato, Dio attraverso il Figlio ci ha dato la riconciliazione attraverso la quale possiamo riunirci al Padre. Attraverso la Chiesa la misericordia divina continua a donarsi a noi, a riconciliarci con il Padre, a far sì che ci stacchiamo dal peccato per ritornare alla volontà di Dio. Dobbiamo rimettere la nostra vita nelle mani di Dio, accettare le prove che la vita ci dà, tenendo presente le sofferenze che Cristo ha patito per tutti noi, sicuri che solo l'amore immenso di Dio ci libererà dal male e dalla schiavitù del peccato.
Scrive San Paolo nella Seconda Lettera ai Corinzi "Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre delle misericordie e Dio di ogni conforto, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione, affinché possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque tribolazione con quel conforto con cui siamo confortati noi stessi da Dio. (2 Cor 1,3-5), "...è stato Dio, infatti, a riconciliare a sé il mondo in Cristo non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione..." (2 Cor 5,19). Il peccato, quando non si ricorre all'aiuto di Dio per il perdono, ma solo al perdono umano, è segno di presunzione, ma sempre comunque Dio è pronto a donarci la sua infinita misericordia. Gesù parla anche ai ricchi, ma troppe volte questi sono prigionieri dei loro beni terreni e non riescono a vedere la dignità delle persone povere, rimanendo schiavi delle cose materiali, non riconoscendo il bisogno di aiuto, di comprensione, di amore dell'altro. I poveri secondo Matteo non sono solo quelli che non possiedono beni materiali ma anche quelli "in spirito", coloro che hanno liberato il cuore da tanti preconcetti che impediscono di vedere e di sentire, insomma persone che non si affidano solamente alla sicurezza umana bensì a quella divina, riponendo la loro forza in Dio. Occorre diventare come bambini, liberi dai tanti idoli materiali e "spirituali" come i maghi o le sette, per ritornare all'Amore più vero, quello di Dio per noi, sempre pronto ad accoglierci e perdonarci.