Canto dei morti invano
Primo Levi
Sedete e contrattate
A vostra voglia, vecchie volpi argentate.
Vi mureremo in un palazzo splendido
Con cibo, vino, buoni letti e buon fuoco
Purché trattiate e contrattiate
Le vite dei nostri figli e le vostre.
Che tutta la sapienza del creato
Converga a benedire le vostre menti
E vi guidi nel labirinto.
Ma fuori al freddo vi aspetteremo noi,
L’esercito dei morti invano,
Noi della Marna e di Montecassino,
Di Treblinka, di Dresda e di Hiroshima:
E saranno con noi
I lebbrosi e i tracomatosi,
Gli scomparsi di Buenos Aires,
I morti di Cambogia e i morituri d’Etiopia,
I patteggiati di Praga,
Gli esangui di Calcutta,
Gl’innocenti straziati a Bologna.
Guai a voi se uscirete discordi:
Sarete stretti dal nostro abbraccio.
Siamo invincibili perché siamo i vinti.
Invulnerabili perché già spenti:
Noi ridiamo dei vostri missili.
Sedete e contrattate
Finché la lingua vi si secchi:
Se dureranno il danno e la vergogna
Vi annegheremo nella nostra putredine.
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Perché davanti a voi c’è il giocatore che gioca la carta GUERRA. Lo Stato, il governo, il capo insomma che scopre improvvisamente il suo gioco: è la guerra. E’ la briscola che arraffa tutto. Vi siete giocati anche la camicia, vi siete giocati anche il corpo, vi siete giocati i figli. Date, date tutto. Qui è come nelle bische: il debito di gioco è sacro. E’ guerra, pagate! Date tutto; avete perduto tutto. Vi rendete improvvisamente conto che state per dare tutto in cambio di niente. Peggio per voi, avete giocato e avete perduto, pagate. Non avete più nulla di vostro, nemmeno le mani. Muovetevi. Non c’è nemmeno bisogno di spiegarvi le ragioni del mattatoio verso il quale voi e i vostri figli venite sospinti: appartenete, persone e cose, al vincitore. E’ sacro; le fanfare militari suonano l’articolo del regolamento che lo proclama: Aux armes, citoyens! (Alle armi, cittadini!)
Trovo questo svolgimento estremamente logico: Aggiungo che non sono più disposto a difendere la pace a beneficio di uomini che non smettono di rendere in questo modo la guerra logica e ragionevole. Non basta essere pacifisti, anche se nel profondo del cuore e con selvaggia sincerità; occorre che questo pacifismo sia la filosofia conduttrice di tutte le azioni della vostra vita. Qualsiasi altra condotta è soltanto una sragionevole codardia.
Jean Giono